Adolf Wölfli

 

http://youtu.be/IqULuVR2ZWk)

 

 

basta fare clic su questa sigla per vedere il video su Adolf Wolfli. Mi è parso interessante e perciò vorrei farvelo conoscere, ma non mi prendo nessuna responsabilità sul testo del video perché non sono ancora in grado di giudicare.

 

E’ stato scoperto dal grande pittore e scultore francese JEAN DUBUFFET (1901-1985). Fu lui a coniare il termine “art brut” (1945) che significa produzioni artistiche  fuori del circuito ufficiale o colto: arte infantile, di primitivi, di artista di strada, di graffittari, di malati mentali ecc. Comprò molte opere di questi artisti custodite attualmente al Museo dell’Art Brut di Losanna, in Svizzera, dono dell’artista.

Da ottobre a Milano, alla Triennale, c’è una mostra sull’ ART BRUT, a partire dagli anni Sessanta, curata da Germano Celant.

 

La “salvezza” di ADOLF WOLFLI è dovuta a Walter Morgenthaler, psichiatra nel suo stesso ospizio a Waldau, vicino a Berna, che intuendo le sue straordinarie capacità, gli trovò uno spazio dove lavorare tranquillo. Questo psichiatra ha scritto un libro sul suo paziente, pubblicato in italiano nel 2007 dall’editrice ALET con il titolo “Arte e follia in Adolf Wolfli”. Piano piano potrò comunicarvi qualcosa di più preciso.

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2 risposte a Adolf Wölfli

  1. nemo scrive:

    Non credo di avere mai sentito parlare di questo Adolf Wolfli. Interessante il ‘percorso’ della sua vita e ‘bizantina’ la sua arte. Non saprei dire dei ‘collegamenti’ tra arte e malattie mentali. Credo ci siano biblioteche intere sul tema. Nemo

    • Chiara Salvini scrive:

      immagino tu non abbia avuto interesse a leggere la Jamison, l’articolo mi pare si chiami “i pazienti famosi ci raccontano”; lei ha una teoria su genio-follia come coesistenti (così ho capito io); alla fine (ma lo sposterò perché sono sicura che nessun, se non uno coinvolto personalmente, arriva alla fine dell’articolo) ho messo “un mio commento assolutamente non-commento” perché non riesco ad essere d’accordo con questa teoria: la malattia è malattia e non produce fiori ma arene nere e paurose, incubi: non sole e cielo.

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