QUESTO NON E’ LO SCOOP

 

 

 

 

qui  c’è una sua bella foto al porto vecchio di Sanremo della quale mi auguro faccia un quadro astratto. Anche se da anni su questo tasto è sordo. Anche voi potete provare a dirgli quello che volete, tanto non sente. Sente solo quello che vuole, ha un orecchio, diciamo, fortemente selettivo e allenatissimo fin dalla culla.

 

 

questo è invece “LUI” in una foto mia. Naturalmente.

Sto parlando, come forse avete capito, del mio ospite stanziale e stanziante e, a volte danzante, ma soprattutto cantante da quando si sveglia a quando tramonta. E io che non posso sentire il minimo rumore, se no non riesco a fare niente. Mia madre, una bravissima donna, appena lo sentiva cantare, era automatico: “Ma non c’è niente di bello alla radio?” LUI lo racconta sempre e ride.

Se lo osservate bene, naso storto a parte, tipo Gobbo di Notre-Dame ma pazienza, se guardate bene la bocca, cent’anni fa molto bella, oggi ristretta ai minimi, e se poi vi fissate sui denti e la loro espressione, pur con quel filo di contorno tipico dell’età, e e se siete capaci di farlo come fosse questo l’unico obbiettivo di salvezza della vostra annoiata vita

 

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allora, ma solo allora, potrete  vedere con chiarezza che la sua anima profonda è quella di un lupo.

Voi credete che io scherzi, ma ha passato la vita, proprio qui, il noto ospite stanziante, ad accusarmi che lì dal basso  come stavo

e – attenzione – ero,

non facevo che intorbidargli l’acqua.

Sì, agnello io nacqui, forse troppo spaventata dalla culla in cui mi hanno posto, e mi mantenni tale a lungo sotto le vigilate cure di lupi vari: parenti vari, ospedali vari, ricoveri vari e spaventati, sempre senza appello, e sì!, lo devo dire, anche psicoterapeuti e psichiatri vari nonché medici: quando ero molto piccolina, forse l’ultimo anno di asilo o prima, viene il pediatra a casa con febbre forte (io, ma lui -lo vedrete- non scherzava) e tra le varie cose tipo “fegato gonfio” ecc., mia madre, in questo specifico sempre molto attenta, gli dice: “sa la vedo che si tocca!”.
Lui statuario: “Eh, non c’e da fare altro che mettergli delle mutandine molto strette”.

NB: le porto ancora.

Ma… ma…come sempre c’è un “ma”… ma (la lingua si è incantata sulla nota) che non riguarda l’oggi: oggi devo pubblicare lo scoop di Chiara.

Ma verrà il tempo e le more fiorite in cui vi racconterò dei lunghi anni passati a fare le trecce ai porcospini:  ossia l’autoscuola della mia aggressività, autoscuola resa necessaria perché, pur avendo implorato  ben due analisti-terapeuti di aiutarmi,  visto che l’habitat (setting, tecn.), in cui stavo, era prima di tutto una “palestra” in cui allenarsi gradualmente alla vita senza fare danni né agli altri né a voi. Come fosse un gioco, come quei bambini che si fanno una lotta feroce e poi stanchi si addormentano vicini.

L’avrete constatato: se avete una grande aggressività repressa (che in genere è legata alle frustrazioni non risolte, ed uno per arrivare ad essere malato mentale, ingoiato ha ingoiato)…  se avete un’aggressività repressa (come una certa personcina che se non stasera, domani leggerà) e volete reagire alla repressione di una così grande energia vitale, che vi porta, così nascosta, ad essere, invece, sempre stanco, sempre fiacco…perché metà della vostra energia la impiegate già a tenere fermo il tappo che vuole a tutti i costi saltare.

Allora, continua la favola,  un giorno decidete di metterla fuori questa “stramaledetta” (così credete voi, quando è invece una benedizione): lei, poveretta, “non sa” e voi nemmeno, così lasciate aperta una voragine invece di uno sportellino, e lei si strafonega fuori tutta in un colpo!

Una bomba lanciata nella casa nella famiglia nella patria: tutti i vostri cari agghiacciati, ormai avete la certezza che vi toglieranno il loro amore: ma quello che è peggio è il fatto che la bomba cade su di voi di rimbalzo: così in un istante, voi che avevate assolutamente ragione, ora -davanti a qualsiasi tribunale-avete torto marcio. E lo capite e lo “vedete” ben chiaro sulla faccia di tutti mentre vi mettete la coda tra le gambe a muso basso.

Uno sbaglio colossale, questo, che forse non vi basterà la vita a ripararlo, ad avere quel coraggio eroico che sarebbe ritentare.

nella quale loro non avrebbero sentito nulla: “not me” era ben targato sul braccio in onore dell’insegnamento del grande Freud, “not me”: tutto quello che mi dici non mi riguarda. Ma ostinati entrambi hanno preferito crescermi con amore, il mio naturalmente, anche in memoria della teoria che con gli psicotici… gente che l’aggressività ingoiata – parlo in genere- gli ha reso la testa esattamente come una pentola a pressione …e chiunque uomo della strada, con un po’ di cuore, farebbe uscire da quella mente un po’ di gas prima che scoppi dopo una tale “brutta figura soprattutto davanti a voi stessi”. Ma anche gli altri hanno il loro strapeso.

Sempre “allora”, dice la nonna, cosa c’è di più semplice, cari bambini miei, di chiedere al tuo terapeuta (160 ogni mezz’ora senza fattura) di lasciarti usare la palestra con lui come allenatore-supervisore con potere di dare lo stop.

Ma no, non si deve: con gli psicotici bisogna lavorare “con tranfert positivo” (termine tecnico) che significa letteralmente per noi profani, “sempre con l’assoluto amore” ma -sia ben chiaro- da parte del povero psicotico che, di suo, non ce la fa più a trattenersi. E reprime .

Di qui  l’autocura, la mia, ma potrebbe essere la vostra, se no perché badare ai fatti miei che non interessano nessuno, e credetemi, neanche non interessano a me a questo punto della mia storia, in cui li ho ormai girati e rigirati da tutte le parti come  inesauribili frittelle…non mi interessano, è vero, ma bisogna anche prendere in considerazione il naturale narcisismo  innato dell’  “io-io-ed io ancor” (“primeiro eu, segundo eu, e terceiro eu tambén), come recita tutti i giorni il mio ospite stanziante (un lapsus, che come si sa arriva dal nostro inconscio…stavo scrivendo “straziante”…ma è uno scherzo…anche visto che gli ho chiesto (a LUI) di leggermi per dirmi se magari, questa volta, non fossi..”straziante io””.  Sia in questo articolo che nel precedente su Donatellina.
Ero rimasta “al naturale narcisismo” di tutti: ma adesso sto parlando di me, non di “tutti” voi:  e questo “mio naturale” me lo sto guardando con valida (come si diceva anni fa) diffidenza.
Cosa vedo? – chiedete.
Vedo qualcosa che nel suo rigoglioso splendore mi accieca e mi porta a dire,  con quell’altro splendente meccanismo – così tipico dei nostri politici e di tanti altri in vetrina- che si chiama negazione  (se usato alla buona tra di noi):
” Ma cosa dite mai, il mio è una minuscola adorazione di me stessa che è tipica degli esseri umani-animali vegetali e stelle, ma vedo tra voi, piuttosto…”

Questa storia dell’aggressività e dell’autocura, iniziata in un ristorante di Napoli, sarà per un’altra volta, ma non resisto a mostravi i risultati:

Adesso, LUI è così, un vero lupacchiotto tutto baci

ciao a tutti, buona nanna e anche a me, ch.

 

 

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