12-06-12 ORE 7:56 DAL BLOG DEMATA SULLA LIBIA PETROLIO E GUERRA DEL 23 MARZO: a mio parere è gente (DEMATA) da non perdere d’occhio per la loro serietà e documentazione.

DAL BLOG :DEMATA

SOTTOTITOLO ALL’ARTICOLO:
  • PIÙ CHE LE IDEOLOGIE DIFFERENTI, SONO LE DIVERSE PASSIONI ED I DIVERSI TALENTI GLI INTERESSI CHE DIVIDONO GLI UOMINI; NULLA EGUAGLIA, PERÒ, L’EFFETTO DI UN’ INCLINAZIONE O DI UN DESTINO. TUTTO QUESTO È CHIAMATO KARMA.

Libia, petrolio e guerra

23MAR

La Libia possiede circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli Stati Uniti e, con 46,5 miliardi di barili di riserve accertate, (10 volte quelli d’Egitto), supera la Nigeria e l’Algeria (Oil and Gas Journal). Al contrario, le riserve accertate di petrolio degli Stati Uniti sono dell’ordine di 20,6 miliardi di barili (dicembre 2008) secondo la Energy Information Administration. (fonte CoTo)

 

Le sue riserve di gas a 1.500 miliardi di metri cubi, ma la sua produzione è stata tra 1,3 e 1,7 milioni di barili al giorno, ben al di sotto della capacità produttiva secondo i dati della National Oil Corporation (NOC) l’obiettivo a lungo termine è di tre milioni di b / g ed una produzione di gas di 2.600 milioni di piedi cubi al giorno.

 

E’ evidente che una invasione della Libia, anche se nel quadro di un mandato umanitario, servirebbe anche gli interessi delle imprese petrolifere angloamericane, come l’invasione del 2003 e l’occupazione dell’Iraq, in modo da prendere possesso delle riserve di petrolio della Libia e privatizzare l’industria petrolifera del paese. Wall Street, i giganti petroliferi anglo-americani, i produttori di armi USA-UE ne sarebbero soli beneficiari.

 

 

Tra l’altro, mentre il valore di mercato del petrolio greggio è attualmente ben al di sopra dei 100 dollari al barile, il costo estrattivo del petrolio libico è estremamente basso, a partire da 1,00 dollari al barile: a 110 dollari sul mercato mondiale, la semplice matematica dà la Libia un margine di profitto 109 $ per barile” … (fonte EnergyandCapital.com 12 Marzo 2008)

 

Non sorprenderà sapere che, da qualche tempo, anche  la Cina sta giocando un ruolo centrale nel settore petrolifero libico e non a caso la China National Petroleum Corp (CNPC) ha dovuto rimpatriare dalla Libia ben 30.000 cinesi. L’unico dato certo è che l’11% delle esportazioni di petrolio libico vengono incanalate verso la Cina, ma non ci sono dati sulla dimensione e l’importanza, certamente notevole,  della produzione cinese in Libia e delle trivellazioni.

La campagna militare contro la Libia è , evidentemente, volta ad escludere la Cina dal Nord Africa, che ha interessi petroliferi anche in Ciad e Sudan.

Importante è il ruolo d’Italia, dato che ENI, il consorzio petrolifero italiano, tratta 244 mila barili di gas e petrolio, che rappresentano quasi il 25 per cento delle esportazioni totali della Libia. (fonte SKY News UK), come quello tedesco che, nel novembre 2010, ha firmato tramite la compagnia petrolifera nazionale, la RW Dia,  un accordo settennale con la National Oil Corporation (NOC) libica di entità paragonabile a quelli italiani e cinesi.

 

 

L’operazione militare in corso ha come scopo “a lungo termine” di ristabilire l’egemonia anglo-statunitense nel Nord Africa, una regione storicamente dominata da Francia e in misura minore, da Italia e Spagna.

Per quanto riguarda la Tunisia, il Marocco e l’Algeria, il disegno di Washington potrebbe essere quello di indebolire i legami politici di questi paesi verso la Francia e spingere per l’installazione di nuovi regimi politici che hanno un rapporto stretto con gli Stati Uniti con esclusione della Cina dalla regione. I precedenti sono noti e disastrosi: parliamo dell’Indocina-Vietnam e  delle guerre dei soldati-bambino dell’Africa equatoriale.

La Libia, inoltre, confina con molti paesi che sono sfera d’influenza della Francia tra cui Algeria, Tunisia, Niger e Ciad. Exxon, Mobil e Chevron hanno interessi nel sud del Ciad, tra cui un progetto di gasdotto che arriverà fino alla regione sudanese del Darfur, ricco di petrolio, ma anche la China National Petroleum Corp (CNPC) ha firmato un accordo di vasta portata con il governo del Ciad nel 2007.

Sempre ai confini della Libia c’è il Niger che possiede ingenti riserve di uranio, attualmente controllate dal gruppo francese Areva nucleare, precedentemente conosciuto come Cogema ed anche la Cina ha una partecipazione nell’estrazione di uranio del Niger.

Dunque, il confine meridionale della Libia è strategico per gli Stati Uniti nel suo tentativo di estendere la sua sfera di influenza in Africa francofona, una regione che faceva parte degli imperi coloniali Francia e Belgio, i cui confini sono stati stabiliti dalla Conferenza di Berlino del 1884, in cui gli USA ebbero un ruolo minore.

 

 

Inoltre, l’Unione europea è fortemente dipendente dal flusso di petrolio libico, di cui ben l’85% viene venduto a paesi europei e, principalmente Italia e Germania attraverso il gasdotto Greenstream nel Mediterraneo.

Dunque, l’operazione statunitense ha  anche un impatto diretto sul rapporto tra Stati Uniti e l’Unione europea: considerato che gli USA e la NATO sono coinvolti in tre distinti teatri di guerra (Palestina-Libano, Afghanistan-Pakistan, Iraq-Curdistan), un attacco contro la Libia comporta il rischio di escalation militare.

Infatti, dal punto di vista di Obama e del suo staff, l’attacco in Libia non sembra essere altro che un ulteriore “teatro bellico”, nella logica del Pentagono di “multiple simultaneous theater wars”, che gli USA ritengono necessarie, come affermava il documento PNAC del 2001, dove venivano definite le strategie statunitensi nel medio periodo.

Intanto, mentre i caccia francesi difendono insorti, pozzi di petrolio e, probabilmente, la pace nel Mediterraneo, i Tornado italiani si alzano in volo, consumano un tot di carburante, monitorano dei radar che non ci sono e tornano a casa … questa è tutta la politica dell’Italia nel Mediterraneo.

Anche questi sono i frutti di uno scandaloso premier, del suo governo “de poche” e della “politica del fare” (ndr. poco e male) della Lega.

(leggi anche “Chi sono gli insorti

“Non solo Libia” “La guerra ingiusta”

“Massacri libici, affari italiani”)

WIKIPEDIA:

ExxonMobil

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Se hai problemi nella visualizzazione dei caratteri, clicca qui.
Exxon Mobil Corporation
Logo
Nazione bandiera Stati Uniti d’America
Tipologia Public company
Borse valori NYSEXOM
Fondazione 1870 come Standard Oil (nel1999, la società ha assunto il nome odierno)
Fondata da John D. Rockefeller (originariaStandard Oil)
Sede principale Bandiera degli Stati Uniti Irving, (TX), USA
Persone chiave Rex W. Tillerson, Presidente eAD
Settore Petrolio
Prodotti Carburantelubrificanti
Fatturato Green Arrow Up.svg425,7 miliardi $ (2009)
Utile netto Green Arrow Up.svg45,2 miliardi $ (2009)
Dipendenti 88.300
Slogan Taking on the world’s toughest energy challenges
Sito web www.exxonmobil.com

La Exxon Mobil CorporationExxonMobil è una compagnia petroliferastatunitense. È il risultato della fusione tra ExxonMobil, effettuata il 30 novembre del 1999. Nel 2005 ha avuto profitti per 36,13 miliardi di dollari (un primato per una società quotata), poco meno del PIL dell’Azerbaijan, mentre il suo fatturato supera per 30,5 miliardi di dollari il PIL dell’Arabia Saudita. Il suo quartier generale è ad Irving, un sobborgo di Dallas. La fusione tra Exxon e Mobil assume un significato particolare nella storia americana, perché ha riunito le due principali compagnie (la Standard Oil Company of New Jersey, progenitrice della Exxon e Standard Oil Company of New York, da cui è nata la Mobil) che formavano il trustStandard Oil di John Davison Rockefeller.

La ExxonMobil, incorporando le società Exxon, Mobil ed Esso diffuse in tutto il mondo, supera le altre due big four del mercato petrolifero mondiale (BPTotal), riguardo a fatturato, profitti e capitalizzazione di borsa, è superata infatti soltanto dalla Shell.

 

DAL SITO AMBASCIATA DELL’ANGOLA:

 

PETROLIO E GAS

L’Angola è divenuta oramai stabilmente il primo maggior produttore di petrolio del continente africano (seguito dalla Nigeria e la Libia), con una produzione che é quadruplicata negli ultimi venti anni e che rappresenta la principale voce di esportazione del Paese. Il picco produttivo di circa un 2 milione di barili al giorno raggiunto nel primo semestre del 2008 in concomitanza con l’impennata dei prezzi, secondo gli esperti potrebbe addirittura aumentare nei prossimi anni.

L’estrazione é concentrata prevalentemente nei giacimenti “off-shore” settentrionali al largo del bacino del Congo, nella provincia di Cabinda, ma esistono riserve sia “off-shore”che “on-shore”in altre parti del Paese, con recenti scoperte anche al largo della costa meridionale, in particolare nella provincia del Namibe. Il cosiddetto “Blocco 0”, situato al largo della provincia di Cabinda, fornisce da solo più della metà della produzione nazionale, ma negli ultimi anni l’attività di esplorazione anche in altre aree del Paese ha catalizzato un notevole flusso di investimenti da parte delle imprese multinazionali. Le attività di analisi chimico-geologiche attualmente in corso sembrerebbero infatti indicare che vi sono buone prospettive anche nel sud, seppure in misura più limitata.

La compagnia petrolifera nazionale “Sonangol” detiene il monopolio per l’esplorazione e l’estrazione del greggio, ed opera in collaborazione con compagnie petrolifere straniere attraverso joint venture ed accordi di co-produzione (production sharing agreements). Le principali compagnie straniere del settore, oltre all’italiana ENI, sono le statunitensi “Chevron Texaco” ed “Exxon Mobil”, la francese “Total”, la britannica “BP” e l’anglo-olandese “Shell”.

Gli spazi di esplorazione (“blocchi”) hanno una dimensione standard di ca. 5.000 Kmq e sono disponibili in concessione per un periodo variabile dai 5 ai 20 anni.

Un grande problema é tuttora costituito dal fatto che l’unica raffineria, nei dintorni di Luanda, opera al di sotto del suo potenziale, con una produzione insufficiente a coprire il fabbisogno interno. Esiste un grande progetto per la costruzione di una nuova raffineria nella città di Lobito, ma la sua realizzazione è ancora in fase di progettazione.

Un considerevole potenziale di crescita é previsto non solo nel settore petrolifero, ma anche in quello del gas naturale che potrebbe essere usato per la produzione di elettricità per consumo industriale e per la distribuzione ai piccoli consumatori.

L’Angola ne possiede infatti enormi riserve, che sono destinate ad aumentare nei prossimi anni in maniera esponenziale, a seguito di nuove recenti scoperte. Un notevole contributo in tal senso sarà dato dal completamento del progetto, realizzato dalla “Sonangol” e dalla “Chevron Texaco”, di conversione del gas naturale estratto dai pozzi petroliferi “ off-shore” in gas liquefatto”.

Nel periodo dal 2003 al 2008 gli investimenti diretti esteri, nel settore energetico, hanno raggiunto la cifra di 23 miliardi di dollari. Anche nel settore energetico il Paese che ha dimostrato di recente più dinamismo in l’Angola é stato la Cina che ha concluso un importante accordo di ricerca e produzione


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1 risposta a 12-06-12 ORE 7:56 DAL BLOG DEMATA SULLA LIBIA PETROLIO E GUERRA DEL 23 MARZO: a mio parere è gente (DEMATA) da non perdere d’occhio per la loro serietà e documentazione.

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Cara e amata Bruna, non sto rispondendo agli articoli che hai messo sul blog : li leggerò con calma dopo. Ti volevo trasmettere una notizia bella e anche divertente, apparsa sull’Unità di ieri: uno scienziato inglese dell’università di Oxford che si occupa con i suoi ricercatori di perfezionare il sistema di datazione con il carbonio 14, sostiene, pare con argomenti seri, che l’homo sapiens sia arrivato in Europa almeno 7000 anni prima, cioè tra 43.000 e 42.000 anni fa invece che 35.000.
    In Europa avrebbero trovato i Neandertal, capaci già di per se’ di creazioni artistiche, ma meno sofisticate di quelle del sapiens ( lo si deduce da un “tesoretto” di flauti, perline e rozze statuette che raffigurano cavalli e bisonti, una donna dalle curve pronunciate e un essere metà leone e metà uomo trovato in Germania e oggi datato appunto tra il 43.000 e il 42.000). Si presume quindi che ci sia stata una contaminazione tra Sapiens e Neandertal. I magnifici disegni rupestri non sono nati contemporaneamente in tutto il mondo 35.ooo anni fa, come si credeva finora, ma l’arte che li ha espressi è nata in Europa e da lì si è diffusa in altre parti del pianeta. Perché proprio in Europa? Per due ragioni : perché in Europa il numero dei Sapiens avrebbe superato più rapidamente che in altre parti del mondo un numero tale di persone adatto ad uno sviluppo del pensiero più complesso. La seconda ragione è che la cultura delle due razze si sarebbe contaminata, generando, sia per imitazione che per competizione, un salto. Sarebbe stato quindi l’incontro ravvicinato con l”altro” a creare le premesse per lo sviluppo della nostra civiltà. E l’Europa sarebbe stata la culla di questa contaminazione creativa. Naturalmente l’ intuizione andrà corroborata da altre prove. Ma in ogni caso è affascinante e di buon augurio per tutti noi, figli di un incontro d’amore tra una Neandertal e un Sapiens, di cui restano deboli tracce nel nostro DNA.
    Un gruppo di lavoro dell’Università di Vienna ha dimostrato che la Grotta del Cavallo in Puglia era frequentata da Homo Sapiens già 45.ooo anni fa, quindi i nostri antenati erano giunti in Europa molto prima di quanto si credesse.
    . I

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