28-07-2012 “TUTTO SUL DISTURBO BIPOLARE” del Dr.Vassilis Martiadis, Specializzato in:Psichiatria – Psicoterapia / Articolo pubblicato su Internet, il 06/02/2012, SITO MEDITALIA.IT // Di ritorno dai miei girovagamenti dietro il nipotino e il PROF. GIAN FRANCO PLACIDI, neuropsichiatra, cattedra di Firenze, e mille altre cose di cui vi parlerò lungamente, avevo intenzione intenzione, cari ragazzzi!, di iniziare a spulciare i raggi del Sol Leone con delle mollezze – e vi prometto che lo farò! – ma, come tutti voi sapete, la realtà prende, e, più che prendere, SI IMPONE: cercando l’azione di un farmaco che non conosco, il TOLEP O OXCARBAZEPINA, i dosaggi sono vari, appena adesso prescrittomi dal famoso PROF. PLACIDI in dose bassissima (Tolep 300, mezza compressa a giorni alterni), e anche di questo vi dirò con calma…ebbene arrivo: ho trovato stamattina una sintesi del disturbo bipolare, con cui MOLTO GROSSO MODO – sempre ed esclusivamente con lo sguardo del paziente e del suo vissuto – concordo, ve lo passo, l’articolo, perché è un disboscamento del terreno che può essere utile, se – chi legge – sa che tutto è pressapoco quando si ascolta una sola campana, in questo caso l’emerito, certamente, dott. Martiadis, tutto Ok, leggiamo, ma DEVO INSISTERE DI NON ATTACARVI AL TESTO COME L’EDERA E FARNE UN DOGMA, RAGAZZZI MIEI, DOGMI NON CE NE SONO, MA SOLO TANTE VOCI DI PERSONE PIU’ O MENO PREPARATE: vi confesso che, nei miei anni molteplici di ricerca, usate l’informazione come volete, ormai da VENTANNI, io, paziente bipolare ragionevolmente guarito e sempre sotto esperto controllo, sono arrivata a fidarmi – come psichiatra- solo del DOTT. PLACIDI DI PISA. Putroppo, lo psicoterapeuta di cui avevo fiducia, il PROF. ZAPPAROLI E’ MANCATO lasciando un gran vuoto, tanto che mi sono accorta di aver usato – nei due lunghi colloqui generosamente concessimi il 24 e 25 luglio, a Pisa, dal Prof. Placidi – il Professore più come psicoterapeuta che come farmacoterapeuta. E QUI APPROFITTO PER DIRGLI TUTTA LA MIA GRATITUDINE! Di tutta questa esperienza beneficierete anche voi perché vi conterò TUTTO TUTTO TINTìN POR TINTìN, portoghese. Ciao A TUTTI VOI, grazie di ascoltare! Sapete che, dal 3 novembre scorso, siete 50.000, certo con tutti quelli che aprono per sbaglio e passano senza leggere?!

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=sWiJWLiSKro&feature=player_detailpage

 

 

IMPORTANTE: scrivete se avete vicino esperienze simili, c’è bisogno di parlare tra noi gente comune che vive le cose sulla pelle anche se non sa teorie ecc.

noticina da nulla: non sarà facile per voi accompagnare la suggestione emotiva che mi ha spinto a mostrarvi queste opere di disegno o pittura e non altre;  lo stesso autore, dopo rapidissima occhiata – e dall’alto – questo va osservato – ha trovato che le immagini e l’articolo andavano uno da una parte e le altre dall’altro…ma immaginate la pesantezza se aggiungessi una spiega ad ogni immagine scelta:  tutte insieme per me rappresentano  varie forme di normalità: ora depressa, entusiasta, fuori le righe, paciocca…via via fino alla malattia mentale vera e propria che, al di fuori di ogni retorica (genio-pazzia ecc.), è una cosa orrenda e, se vogliamo, anche laida, come tutte le malattie che distruggono l’essere vivo. Se mi mandate le vostre critiche posso cambiarle: come sapete, l’ho detto fin dalle prime pagine, questo blog esiste solo e assolutamente come “cosa in continui lavori in corso” (se siete colti preferirete senz’altro dirlo così: è tutto un “working in progress”).

 

 

 


 

 

 

 

autoritratto di Mario Bardelli

tutti i quadri della pagina, come di consueto, sono dello stesso autore.

 

nota ch. : se mi cresceranno delle palline solari, affronterò il lavoro di dirvi cosa io- come PAZIENTE – penso del testo che potete leggere di seguito: anticipo solo che, a mio modo di vedere, non è abbastanza sottolineato l’ ASPETTO CARATTERIOLOGICO SANO, SEMPRE TRA VIRGOLETTE, DI PERSONE BIPOLARI.  Tecnicamente, si chiamerebbero  CICLOTIMICHE, dal greco: gente il cui umore va a cicli, un po’ sulle vette più alte un po’ nei bassifondi, oppure sempre attivissime e sfinenti (la Donatella, la vostra poetessa, ne ha  una, forse due, sempre incombenti) senza mai potersi equilibrare con una bella depressione, oppure, ahimé quelli del bicchiere sempre vuoto, che vedono nero sotto il cielo estivo, al mare o in montagna…attenzione, però, una buona parte di questo nero è  SCARAMANTICO e serve a poter rompere i coglioni al vicino, togliergli la spinta in avanti ecc., insomma hanno bisogno di buttar fuori la loro cattiveria così loro rimangono bianche come OMO e gli altri tutti neri come uno scurbìn, si dice qui nel Ponente. Per quanto riguarda la GENETICA, è un campo tuttora in fermento, quello che si sa abbastanza è che- soprattutto attraverso l’ EPIGENETICA, di cui vi ho parlato un po’- il peso delle “responsabilità!” (quelle che i parenti e amici attribuiscono così bene al malato, che- tra l’altro- in colpa di essere diverso ci si sente già drammaticamente lui!) PENDONO MOLTO SULL’AMBIENTE IN SENSO TOTALE, A PARTIRE DALL’AMBIENTE UTERINO. Mi permetto di dire, con tutto il rispetto, che tutto questo il Dottor Martiadis o non lo sa o non ritiene di dovercelo dire.

Rimarco anche che, prima di parlare di psicosi (o malattia mentale grave), di delirio e allucinazioni in senso patologico, ragazzzi,  CE NE VUOLE DI TEMPO E OSSERVAZIONE! FENOMENI COME QUESTI, SE EPISODICI, ANCHE RIPETUTI, MA BREVI SONO NORMALI.  PAROLA DI PAZIENTE MARMOTTA (boy scout?)!

 

Infine, vi voglio confessare che, in questo mio lungo viaggio, prima del ’75 (nasco nel ’44) – primo episodio psicotico – e poi, dal 94′ – tortuoso incamminamento alla normalità – ad oggi,

 

 

VIVO IN STUPORE

CATATONICO DELLA ENORME CAPACITA’ DEI NORMALI DI VIVERE IN STATO ILLUSIONALE,  DOVE – I GRADI SONO DIVERSI DA PERSONA A PERSONA E DA FASI DELLA VITA- LA REALTA’ PUO’ ESSERE UN OPTIONAL TALE CHE TU AMMIRI LA CAPACITA’ INVENTIVA DELLA STORIA IN CUI SI AVVOLTOLANO PER SOPRAVVIVERE E NON SOFFRIRE. TUTTI. A COMINCIARE DA ME CHE STO IN PIEDI FIN DA RAGAZZINA (12 ANNI), ALLA RICERCA DELLA VERITA’! “E CHE PALLE!, VOI NON POTETE IMMAGINARE!, DICE MIA FIGLIA FRU 84 DALLA NASCITA O QUASI…

 

 

Guardatevi in giro: siete circondati da “falsi bipolari” e da “falsi deliranti”,  che pretendono di dirvi come dovete vivere perché

TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, sono UNICI PADRONI DELLA VERITA’, TUTTI METRI DI SEVRES, QUANDO- SE C’E’- LA VERITA’ E LA REALTA’ LA VEDE SOLO DIO. Noi tutti siamo – parlo dei non ciarlatani che oggi, invece, si coltivano intensivamente – chi più chi meno, ma evviva i professionisti esperti!, SIAMO NOI TUTTI possessori di minuscoli francobolli di un puzzle. Ma voglio evitare il discorso sulla scienza la cui verità è sempre collettiva o pubblica, e sperimentabile, o falsificabile come preferisce dire il grande filosofo della scienza Karl Popper. CON CALMA, MOLTA CALMA, VEDREMO anche “CHI E’ COSTUI”!, VI ANTICIPO PERO’ : E’ UN MAGNIFICO! ciao, non ci crederete, ma ho finito la sproloquiata… d’estate e di primo mattino, poveretti! Ma, come direbbero in tanti come giustifica delle peggiori nefandezze: “ve l’ho porta con amore”…ch.

 

 

 

 

ARTICOLO DEL DOTT. MARTIADIS

 

“Tutto sul disturbo bipolare

 

Che cos’è il disturbo bipolare

 

Il disturbo bipolare è una patologia caratterizzata dalla presenza di stati dell’umore fortemente contrapposti tra loro che si alternano, anche in breve tempo e lasciano spazi ad altri periodi, più o meno lunghi, di equilibrio.

 

Sono diverse le fasi che un malato di disturbo bipolare può attraversare. Quella che è costante in tutte le forme di disturbo bipolare è la fase depressiva. Il soggetto depresso si presenta il più delle volte giù di morale, poco attento e concentrato, spesso convinto di essere la causa del proprio ed altrui male, privo di forze e di iniziativa, incapace di provare piacere e gioia anche per avvenimenti positivi o per attività abitualmente piacevoli.

 

Spesso il paziente depresso lamenta dolori vaghi e mal definiti, oppure disturbi digestivi e gastrointestinali. E’ frequente l’insonnia, soprattutto con risveglio mattutino precoce, o con risvegli frequenti durante le ore notturne. Alcune volte il paziente bipolare in fase depressiva può sviluppare idee deliranti a tema catastrofico o di rovina, per sé stesso o per i propri familiari.

 

Possono verificarsi allucinazioni uditive sottoforma di voci, conosciute o meno, che accusano o che insultano.

 

Alla fase depressiva in cui tutto sembra grigio e cupo può alternarsi la cosiddetta fase maniacale dove il paziente è in preda ad una euforia difficilmente contenibile, è convito di poter fare tutto, di risolvere da solo ed in breve tempo anche compiti complessi e per i quali è richiesta maggiore calma e preparazione, di poter compiere azioni pericolose senza l’ausilio della prudenza.

Da qui possono derivare comportamenti altamente pericolosi per se stessi e per gli altri come guidare a forte velocità, spendere senza controllo o addirittura regalare somme di denaro, avere atteggiamenti o comportamenti sessuali disinibiti o a rischio, abusare di sostanze o di alcolici.

Il paziente è logorroico e parla a voce alta; spesso i pensieri sono molti e troppo rapidi perché lo stesso paziente riesca a tenere il passo di tutte le sue idee. Il paziente dorme pochissimo o non dorme affatto per molte ore consecutive e sembra non risentire della stanchezza o della fatica.

 

A volte può essere facilmente irritabile o addirittura aggressivo, verbalmente o anche fisicamente. Anche nella fase maniacale possono svilupparsi idee deliranti, in genere idee di onnipotenza o di grandezza. Il paziente può essere convinto di possedere doti sovrannaturali, di essere un inviato del messia o il messia stesso, di aver ricevuto missioni da compiere da forze ultraterrene, o di essere un grande uomo politico o di spettacolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mario bardelli ha chiamato questo pastello a olio: “Figura sorridente”, ma per chiara non c’è nulla sorridente essendo, per lei, questa figura sfracellata, la propria immagine della PAZZIA, quella seria, dove nessuno, se è arrivato fin lì, può sorridere: anche se è “in mania” (agitato, euforico, spiritoso per le veloci associazioni, attivissimo mentalmente, anche fisicamente, a seconda dei casi, onnipotente e trionfante), il malato sa che sta camminando sull’orlo di un abisso “che lo chiama”, i suoi passi incerti e traballanti, l’equilibrio mai sentito così instabile…e, allora, nonostante la sua allegria da teatro di  varietà di bassa lega, si accascia per terra come un mucchio di stracci per il panico e il terrore di vedersi sfracellare in gelatina da un istante all’altro. In quei momenti vive la sconfinata depressione che è l’altra faccia della sfrenata eccitazione o “mania”. Ma, oltre ai farmaci, c’è qualcuno che lo sa “soccorrere” perché “sa capire cosa vive”, anche se, certamente, pressapoco, più o meno, così così…ma…

MA CI PROVA NONOSTANTE IL SUO PROPRIO TERRORE DI ACCOSTARSI A QUESTE REALTA’ E L’ORRORE DI FINIRCI DENTRO CHE LO FA SCAPPARE MILLE MIGLIA LONTANO?

 

“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione”. Franco Basaglia

 

(citato dal giornale dell’  A. L. Fa. P. P.  Associazione Famiglie Pazienti Psichiatrici – Onlus- Distretto sanitario di sanremo, Progetto sperimentale Regione Liguria)

 

 

Possono essere presenti allucinazioni uditive, in genere voci che acclamano, che incitano o che esaltano. La persona può essere lucida o attraversare stati di grande confusione. La fase maniacale vera è propria è un evento eclatante che può mettere a rischio l’incolumità della persona, e che spesso richiede un trattamento in regime di ricovero ospedaliero.

Quando i sintomi di eccitazione ed euforia sono molto più lievi e sfumati si parla di fase ipomaniacale, che ha un minore impatto sulla vita del soggetto, e in genere non è mai accompagnata da deliri o allucinazioni.

 

 

 

 

Difficoltà diagnostiche e considerazioni generali

E’ opportuno sottolineare che, qualora i sintomi non siano evidenti e non arrechino danni alla qualità della vita della persona, ci si trova di fronte ad un temperamento piuttosto che ad un vera malattia, come nei casi in cui il passaggio da un umore all’altro è di modesta entità e non si parla di disturbo bipolare vero e proprio ma di temperamento ciclotimico.

 

La principale difficoltà diagnostica del disturbo bipolare sta nella necessità di osservare, direttamente o avendone una chiara storia clinica, l’alternarsi delle diverse fasi dell’umore. Infatti, una fase maniacale, da sola, può essere confusa con un disturbo di tipo psicotico, oppure, allo stesso modo, una fase depressiva può essere confusa con una depressione unipolare (cioè senza altre oscillazioni dell’umore).

 

Ulteriore difficoltà nel diagnosticare con esattezza un simile disturbo proviene dal fatto che i sintomi, nonostante una classificazione che negli anni è stata definita sempre meglio in ambito medico, possono essere sfumati, peggiorare solo in alcuni momenti o non essere facilmente decifrabili. Spesso pazienti con forme meno gravi tendono a rivolgersi allo specialista solo quando soffrono sintomi depressivi, poiché ritengono normali, la lieve carica euforica che può provenire da una fase ipomaniacale, depistando così dalla corretta diagnosi.

 

Nonostante la difficoltà a compiere una corretta diagnosi, la tempestività con la quale si riesce a riconoscere la tipologia di malessere è fondamentale per cercare un approccio curativo quanto mai mirato ed efficace. Infatti è molto diverso l’approccio terapeutico ad un episodio maniacale rispetto ad un disturbo psicotico, oppure il trattamento di una depressione bipolare rispetto ad una depressione unipolare. Solitamente si ritengono degni di nota episodi depressivi o maniacali la cui durata non sia inferiore ai 14 giorni e che comportino sensibili modificazioni della qualità della vita del paziente.

 

In alcuni casi il paziente può attraversare solo fasi maniacali e poi avere periodi di normalità. In quel caso parliamo sempre di disturbo bipolare. Se, invece, il paziente è affetto solo da periodi depressivi alternati a normalità parliamo non di disturbo bipolare bensì di depressione maggiore, ricorrente o meno a seconda del numero di eventi in un breve lasso di tempo.

 

Trattamenti farmacologici

Grazie al costante avanzamento dei progressi in campo medico, ad oggi è possibile trattare il paziente farmacologicamente fino ad ottenere risultati molto positivi in un lasso di tempo accettabile. I farmaci più frequentemente utilizzati per la cura delle fase maniacali sono antipsicotici o neurolettici, benzodiazepine come il diazepam, stabilizzanti dell’umore come acido valproico e carmabazepina.

 

Uno dei farmaci più usati, sia in fase maniacale acuta che nel mantenimento e nella prevenzione di eventi futuri è il litio, molto efficace nella maggior parte dei casi, in genere ben tollerato, anche se richiede alcune attenzioni da parte dello specialista (come il monitoraggio della concentrazione nel sangue, e il controllo periodico della funzione tiroidea e renale).

NeIla fase depressiva l’uso degli antidepressivi è raro e da fare con particolare attenzione, per evitare il passaggio rapido alla fase maniacale. Altri farmaci con diverso meccanismo d’azione, come alcuni antipsicotici atipici, possono essere usati nella depressione bipolare.

I regolatori (o stabilizzanti) dell’umore svolgono una duplice funzione: quella di sedare le fasi acute e di prolungare i tempi prima che una nuova crisi si verifichi nel malato.

 

Non sempre il primo farmaco prescritto dallo specialista ha effetti benefici sul paziente e alcuni di questi farmaci possono presentare effetti collaterali che ne consigliano la sostituzione a favore di un altro regolatore dell’umore.

 

Spesso la riuscita di una cura è nel lavoro sinergico di due o più dei farmaci su indicati, utilizzati alternativamente e combinati per ottenere la cura più adatta ad ogni singolo caso.

 

I farmaci sono il cardine della terapia del disturbo bipolare. Senza terapia una fase depressiva può durare anche più di 10 mesi e una fase di euforia più di 6, con evidenti, enormi ripercussioni sulla qualità di vita. La terapia non è standardizzata, ma personalizzata. La terapia è come un vestito, che lo psichiatra “cuce” intorno alla persona, e come un vestito dovrà adattarsi alle diverse “stagioni” dell’umore.

 

Ai trattamenti farmacologici in senso stretto si affianca la psicoterapia con lo scopo di aiutare il paziente in un lento e graduale percorso volto al miglioramento di sentimenti quali l’inadeguatezza e la vergogna, e la relazione sociale ed affettiva con gli altri.

 

A seconda della disponibilità e della competenza dello specialista è possibile effettuare un percorso di psicoterapia presso lo stesso medico che si occupa della terapia farmacologica, o scegliere un altro professionista, medico o psicologo abilitato alla psicoterapia. In questo secondo caso è di fondamentale importanza che entrambe le figure professionali dialoghino e collaborino tenendosi costantemente aggiornati su progressi ed eventuali regressioni del paziente oltre che su tutte le eventuali modifiche alla scelta iniziale dei farmaci da somministrare.

 

 

 

L’aiuto professionale

La figura di riferimento in caso di soggetto con disturbo bipolare è sicuramente lo psichiatra per la diagnosi, il monitoraggio clinico e la terapia farmacologica; lo psichiatra, eventualmente assistito da uno psicoterapeuta, può contribuire al completamento della cura attraverso il dialogo col paziente e con i suoi familiari, attraverso programmi specifici tesi ad aumentare la consapevolezza del disturbo e la necessità di sottoporsi a cure e monitoraggio costanti.

 

ch. non so di chi è quest’opera che è stata modificata al computer da MB

 

I fattori biologici

Nel caso del disturbo bipolare esistono ormai consistenti prove scientifiche che dimostrano come il disturbo abbia una forte componente genetica.

 

Hanno infatti maggiore probabilità di sviluppare una forma di disturbo bipolare coloro i quali hanno genitori o altri parenti stretti che negli anni hanno sofferto di una qualche tipologia di disturbo dell’umore. Non è detto che nei genitori il disturbo debba essere molto grave perché lo si possa trasmettere geneticamente ai figli.

 

Spesso, infatti, i pazienti affetti da disturbo bipolare hanno avuto genitori iperattivi, fortemente dinamici o più semplicemente parenti che hanno sofferto di gravi crisi depressive.

 

Non è dimostrata l’influenza di traumi psicologici in età adolescenziale o adulta nella genesi di questo disturbo. E’ invece assodato che il soggetto, già geneticamente predisposto, può subire negativamente stili di vita sregolati, come lo scarso riposo notturno, il consumo o l’abuso di sostanze, che possono favorire l’insorgenza di fasi maniacali o ipomaniacali.

 

E’ sbagliata l’idea che il malato di disturbo bipolare deve essere tenuto il più possibile lontani da situazioni che possano provocargli ansia, stress e più in generale emozioni troppo forti, sia di gioia che di sofferenza. Il paziente con disturbo bipolare può fare una vita normale e soddisfacente, sia in senso affettivo che sociale e professionale. E’ necessario tuttavia istruire i pazienti e i familiari sulla malattia e sui problemi connessi.

 

 

Raccomandazioni per i pazienti, familiari e amici

I parenti e gli amici di un soggetto affetto da disturbi dell’umore devono necessariamente prendere consapevolezza della malattia e di quanto l’umore e il comportamento instabile del proprio caro possa essere lesivo per lui stesso e per chi lo circonda.

 

Troppo spesso i disturbi di natura psicologica tendono ad essere guardati con meno apprensione di quanta invece la prudenza non raccomanderebbe, oppure con vergogna e tentando di negare una reale problema. Non è possibile prevedere quale gesto possa commettere un soggetto in una fase maniacale o depressiva, comportando pericolo per se stesso (suicidio, lesioni sul corpo, eccessivo dimagrimento, scarso riposo) o sugli altri (irritabilità, aggressività, comportamenti pericolosi in strada).

 

Prendere atto di quanto sta realmente succedendo ed affidarsi subito ad uno o più specialisti in grado di aiutare il malato è un atto d’amore verso chi soffre e un comportamento socialmente positivo. Ogni cura che gli specialisti predisporranno per il paziente, infatti, sarà cucita su misura in base alle sue esigenze e garantirà un netto miglioramento delle sue condizioni con conseguente beneficio per il paziente e per chi gli è più vicino.

 

Qualora il paziente affetto da disturbo bipolare avesse dei figli, è necessario non sottovalutare l’ipotesi che un giorno anche questi ultimi potrebbero sviluppare un disturbo dell’umore.

 

La discussione e il confronto con lo specialista potrà rassicurare i genitori e indirizzarli verso la promozione e il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato, verso l’evitamento dell’uso di sostanze stupefacenti o stimolanti, che possano far venire fuori un disturbo dell’umore, verso il quale i figli potrebbero essere predisposti.

 

 

 

Aspetti critici

Il paziente con disturbo bipolare e i suoi familiari e amici più stretti dovranno imparare a monitorare l’umore e a riconoscerne i cambiamenti che possono predire un passaggio da un periodo di benessere ad una fase maniacale o depressiva..

 

Prima di una fase maniacale si può notare un’energia maggiore, minore timidezza, parole e gesti più pronti, maggiore irritabilità o facile distrazione. Si inizia a dormire meno, ad andare a letto tardi e svegliarsi presto, sentendosi perfettamente riposati.

 

Si può mangiare di più con attacchi di fame o dimenticarsi di mangiare, saltando i pasti. Ci si può muovere di più, con difficoltà a stare fermi.

Prima di una fase depressiva ci si può sentire stanchi, affaticati, un po’ meno interessati alle cose e alle persone. Si può iniziare a dormire male, a svegliarsi presto la mattina senza motivo, ad avere disinteresse per amici e familiari, o per il proprio partner.

 

Bisognerà imparare a regolare i propri ritmi. Regolare il sonno, cercando di dormire un numero adeguato e più o meno costante di ore, con orari stabili per andare a letto e per svegliarsi. Regolare i ritmi di lavoro, per quanto possibile, stabilire orari precisi per i pasti e ritagliarsi i propri momenti di riposo durante la giornata.

 

Assolutamente da evitare l’assunzione o abuso di sostanze stupefacenti, l’abuso di alcol o sostanze stimolanti perché possono provocare l’insorgere di una fase maniacale o depressiva, o il rapido passaggio da una fase all’altra.

 

 

 

Conclusioni

Da quanto detto finora si evince chiaramente che il disturbo bipolare è una patologia la cui comparsa ed i cui sintomi non sono gestibili se non attraverso un concreto aiuto specialistico.

 

Una simile malattia, tanto complessa quanto delicata, necessita di accortezze continue, anche nelle fasi positive. La medicina ha fatto in questi ultimi decenni passi da gigante che porteranno sicuramente ad ulteriori scoperte di sostanze farmacologiche sempre meglio tollerate e il più possibile efficaci contro queste malattie.

 

Chiunque sia al fianco di un malato di disturbo bipolare non deve sentirsi solo e sfiduciato. Per ora non è possibile guarire completamente da questo disturbo, che necessita ancora di essere compreso a fondo, ma è attuabile un percorso mirato al costante miglioramento delle condizioni del malato per garantirgli una qualità di vita il più possibile soddisfacente.”

 

 

ch.  ho pensato di finire in bellezza ed allegria, mi auguro voi siate d’accordo dopo tanta malattia!

 

Revisione scientifica

Dr.Vassilis Martiadis, Specializzato in:Psichiatria – Psicoterapia

 

Articolo pubblicato il 06/02/2012

 

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  1. nemo scrive:

    Saggio di qualità scientifica. Utile per conoscere e affrontare una insidiosa patologia.

  2. nemo scrive:

    Le opere pittoriche riprodotte confermano le alte qualità intellettuali e pittoriche dell’ autore.

    • Chiara Salvini scrive:

      ti ringrazio molto per Mario Bardelli, ma lo scritto…insomma…! è rimasto nella penna un elogio per me! ciao, grazie, buona giornata

  3. nemo scrive:

    Dire che quanto hai scritto è scientificamente rilevante non mi pare un elogio da niente. Sì, meriti molti complimenti per esserti ‘sobbarcata’ non poche difficoltà per questa importante intervista (una ‘due giorni’ ) che permette di conoscere, anche ai profani come me, qualcosa del ‘disturbo bipolare’. Buona giornata anche a te.

    • Chiara Salvini scrive:

      guarda che l’intervista fatta al Prof. Placidi non l’ho ancora pubblicata, quello che ho messo nell’articolo sui bipolari era un testo firmato trovato su Internet, forse non sono stata chiara…a me bastava dicessi (è vero che non posso pubblicare le mie giovanili foto) : “ma quanto sei carina!”. Questo forse lo puoi dire anche meglio senza vedermi. Purtroppo, lo so già, il cuore mi duole, so che, anche persone che hanno vissuto qualcosa di analogo, in sé o in vicini, non mi scriveranno neanche due paroline perché non hanno tempo né palline disponibili per sobbarcarsi la fatica di leggere “con attenzione rivolta alla loro propria esperienza”, e, quindi,dire qualcosa, qualche balbettìo anche minuscolo, sarebbe MOLTISSIMO! LO SO, è un lavoro vero e proprio e pesante e, se uno non ha bisogno di farlo per sé, anche per una giusta causa (aiutare chi ci sta ancora passando) non lo fa, neanche gli dessero il Nobel, l’equilibrio raggiunto, magari faticosamente, va rigorosamente e severamente preservato per sopravvivere decentemente. LO SO E CAPISCO BENISSIMO, E’ NATURALE COSI’, LA VITA E’ PRIMA DI TUTTO EQUILIBRIO RAGGIUNTO E MANTENUTO, CIAO MIO BELLO! Oggi, da qualche parte, ho scritto che ho tanta nostalgia del mio recanissetto! Adesso sei preso, ma sarai preso anche in seguito per ospiti da Milano, poi andrai a Bologna, poi ci saranno le elezioni…eh mi eh mi! Mi terro’ la nostalgia, quando è dolce come per te, non fa male, ti stringe leggermente il cuore e ti dice: “Guarda che palpita ancora. Evviva, sei ancora vivo”. GRAZIE, CH

  4. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Ti sono grata per tutte le informazioni che così generosamente ci dai. Sono stata colpita soprattutto da un punto in cui dici che tutti noi , in modi diversi naturalmente, ci avvoltoliamo in immaginari che non hanno un riscontro con la realtà. E’ così vero che mi fa male a pensarci. Chissà come sarebbe la vita se si capisse da molto presto l’importanza di partire dalla realtà, cioè se ci si riuscisse a vedere come realmente siamo, ognuno di noi, nel bene e nel male. Forse tutto questo è volere arrivare senza mai essere partiti.

    • Chiara Salvini scrive:

      non ho potuto capire l’ultima frase, troppo rapida per le mie connessioni lentissime…se fosse stato così, subito apprendere la realtà, la vita sarebbe stata durissima e molto drammatica PERCHE’ SENZA SOGNI SENZA IMMAGINAZIONE CUI DARE, SE NON LA STESSA IMPORTANZA DELLA REALTA’ DEL MURO- CHE SE NO CI SBATTI, MA dare, si’, LO STESSO STATUTO DI REALTA’ ESSENZIALE… NON CI SAREBBE RELIGIONE SCIENZA ARTE POESIA, NON CI SAREBBE MAI U-TOPIA, DELIRARE UN MONDO MIGLIORE, INFANZIA E GIOVENTU’…conosco persone, in parte anch’io, cui la realtà fin da piccolini era “quadratamente reale” e anche da ingoiare così d’emblée, senza neanche poter storcere la bocca, così era da essere per sopravvivere…Ci saranno certamente destini vari, dal matto che gira con la mano sullo stomaco, all’adolescente incallito, al bambino incancrenito, oso dire, ma anche persone povere d’amore e anche povere di cattiveria, persone in cui il sogno c’è, mantenuto a livelli altissimi e ben lontano dalla realtà, per cui non c’è mai una situazione, anche amorosa con quel bel sbrisegolìn sognante che te la fa adorare e ti fa innamorare…insomma i tipi sono inesauribili, ognuno di noi è rigorosamente uno se no non servirebbe le impronte digitali, ma da quel poco che so, se non si riesce ad essere UN BAMBINO-ADULTO, meglio mantenere il sogno e l’adolescenza, in cui si vive anche di illusioni sia sugli altri che su di noi, si ha più spinta alla vita e all’amore, si e’ più ricchi, i cinici sono brutti (che sarebbe l’altra faccia della moneta…sempre che “la sintesi” non sia possibile), tu hai avuto un’infanzia non so dire, in parte certamente da incubo per i parenti, ma ancor peggio un’adolescenza in cui tu lavoravi insieme alla scuola (liceo clasico) e mantenevi la famiglia…un periodo bellissimo, hai sempre detto tu, capisco bene il tuo senso di potenza, ma il bello sono BALLE, non hai vissuto la tua gioventù, e prima o poi bisogna viverla, magari la vivi adesso…è una prospettiva, natura non facit saltus, se è giusto, dicevano una volta…ma NONOSTANTE TUTTO hai avuto dei genitori, o meglio un papà che ti ha lasciato “sognare” ( i francobolli carissimi per te quando magari i soldi per tutti erano pochini), ti hanno adorato mettendoti al centro del loro mondo…d’accordo, dopo il primo anno di Università Cattolica sei scesa brutalmente in un dirupo dei nostri monti, ma quell’incantamento che tutti avevano per te, professori e alunni compresi, compagni di scuola, voglio dire, ti ha fatto il sangue più dolce e questa dolcezza, o “rotondità” d’animo, in te si vede e ti fa femminile e bella (a me che so guardarti, gli altri PUAH!)…ti ho visto cantare quella volta a Genova per A. – da ciucca per forza perché l’inibizione in te è da catene di galera fatte di pietra- ma, in quel tempo di quella serata, eri una vera principessina in gesti bellezza voce modo di porgere che- se avesse incontrato un principe che ti dava una culla…attenzione! principesca- così saresti rimasta per sempre.

  5. nemo scrive:

    Non avrai scritto l’ intervista ( che penso scriverai ) ma sul tuo blog hai scritto ( riportato ) informazioni ‘scientifiche’ sulla ‘bipolarità’ ! Ribadisco i complimenti. Sulla tua ‘carinità’ ( che apprezzo ! ) non ci piove ! Ma c’ entra poco con i tuoi ‘tematici’ post. Un abbraccio da Nemo.
    PS. Per il resto, dovremmo trovare la formula che alleggerisca la ‘memoria’ ( i ricordi ): come ha detto il poeta, il vascello viaggerebbe più spedito e sicuro ….

    • Chiara Salvini scrive:

      Sì, è mio grande impegno trascrivere l’intervista così come è venuta, in verità non è affatto un’intervista, spero possa essere utile lo stesso a qualcuno, ma ci sono parecchi problemi tecnici dovuti al registratore usato che non so se riuscirò, nella mia ignoranza quasi totale dell’elettronica nonché imbranataggine naturale, a superare. Pazienza, se non riesco questa volta, ritenterò a settembre, sempre che Il Professore si mostri disponibile: documentandomi un po’ su Internet, ho scoperto che è un personaggio senz’altro più importante di quello che io sapevo; è quindi ancor più lodevole la sua grande disponibilità nei miei confronti. E’ vero, sono sua paziente dal ’94, devo a lui e alla sua équipe, in particolare al dott. Signoretta, suo assistente di allora, se mi hanno tolto un farmaco (il litio) che su di non aveva effetto; questa inefficacia è venuta fuori dopo quasi vent’anni che lo prendevo senza che mi aiutasse in nulla, quindi malattie, crisi, ricoveri ecc. Per inciso, il nefrologo ritiene che a questo farmaco sia dovuta l’attuale insufficienza renale (per ora leggera) cronica. Sono cose che succedono: di fatto, sostituendelo con un altro farmaco, il Depakin, tolti tutti gli ansiolitici e sonniferi nell’arco di sei mesi, dato il dosaggio cavallare con cui mi avevano inondato i precedenti psichiatri, c’è voluta una certa autodisciplina! Piano piano sono stata meglio e le crisi sono finite. Tutti i bipolari prendono il litio, ma ci sono alcuni casi, non frequenti, di pazienti sui quali questa sostanza non ha effetto. Io ero tra quelli. Forse sono anche ricerche che sono venute fuori verso la fine degli anni Novanta, e, la mia malattia è datata, mi pare, dall’aprile del ’76. A quella data, diciamo meglio, si è manifestata la prima crisi. Come in tutte le malattie, anche i malati mentali dipendono dalle scoperte sul disturbo e dalle scoperte farmacologiche. Solo da quando la depressione (una faccia della malattia bipolare) è diventato un disturbo così diffuso mondialmente, le ditte hanno deciso di investire su questa malattia. Una minoranza di casi non prevede sufficienti lucri per impiegare i grossi capitali che sono necessari. Questo è almeno quello che so io. Magari le cose non stanno così, se qualcuno volesse dirmelo, ne sarei contenta, anche se quello che so, lo so a partire da dati di studio. Incompleti, certamente. Sarei felicissima, se una volta capace di usare questi nuovi mezzi tecnologici, il blog diventasse un mezzo per far parlare tante voci diverse. Io racconto la mia storia non per interesse alla mia persona in quanto tale (per carità sono interessatissima a me stessa!!!, ma non è questo il punto), ma come un caso che ho avuto modo di “sentire” esperialemente e studiare profondamente, addirittura da quando avevo dodici anni. I miei diari datano da allora. E adesso ne ho 68, sempre ricercando e volendo capire, ma soprattutto cercando di assimilare tutte le persone straordinarie e i loro strumenti, non parlo solo di professionisti, che si sono disposti ad aiutarmi. Come sai senz’altro, lottare-ricercare-capire-scegliere le persone- ascoltare- magari rifare tante volte le stesse domande, spaccarsi la testa fino a capire, perché se non capisci il cervello non lo modifichi…insomma dirigere la propria cura con la propria testa in autonomia, per quanto relativa, lo può fare solo il paziente. Inoltre modificarsi, come tutti sanno…fosse solo perché è qualcosa che uno in genere evita più della morte, e lo evita anche quando crede di farlo, tanti di modificano, come sai bene, “intellettualmente”, ottima cosa, ma io parlo di modificazioni profonde, emotive e inconsce, di modifiche dei circuiti cerebrali ai quali ti eri abituato, cristallizzato addirittura, al punto di dire: “io sono così”, quasi fossi di pasta di marmo. Ma un malato mentale non guarisce se non riesce- con molto molto dolore che ogni modifica ci chiede- come uno dovesse stortarsi i muscoli e le ossa- a modificare il tracciato cerebrale che tutta la sua storia ha comportato. Purtroppo- e, nello stesso tempo, oggi, un bene- facevo parte di quelle persone che volevano essere sane a tutti gli effetti, anche mantenendo tutta la fragilità di una storia e con la necessità di non distrarsi da controlli, prima di tutto personali, ma poi anche tecnici. Ho imparato ad essere attentissima perché ho visto che-come per tutte le malattie- le crisi nascono da minuscoli fili che passano inosservati e poi si aggroppano, per cui tutto il mio foco di attenzione – per successivi apprendimenti e cadute-rialzate- è diventato l’attenzione ossessiva ai minimi stati d’animo, l’ora o le ore di sonno perse, anche una notte sola, un po’ di nervosismo, di eccitazione, di eccessiva rapidità nella risposta, una maggiore irritabilità e minor pazienza con gli altri, il cibo, poco o troppo, l’aria più rosea o più scuretta…insomma, anche qui, come in tutti i disturbi, tutta l’attenzione deve fissarsi sul prevenire anche i primi minuscoli sintomi e a immediatamente porvi rimedio. Quando ti ammali, lo sanno tutti, poi a tornare indietro, il nostro organismo è lentissimo, mentre- se ti distrai- in un attimo-finale-parte l’ultima goccia, ma quella che conta osservare e rimediare è la catena precedente. Una cosa che mi è molto servita, da quando me ne sono resa conto, è stato impormi una stabilità di orari, cibo e soprattutto di sonno: tanti anni fa ho preso la regola di non andare mai a dormire oltre le 10, 30 e così ho fatto, anche se ha significato perdere tante occasioni e rapporti. Dopo tanti anni ho sentito, proprio questo psichiatra, Prof. Placidi, di Pisa, dire ad una giovane che il nostro cervello è fatto per vegliare con la luce e dormire con il buio. Credo che la grande turbolenza cui il nostro sistema nervoso è sottoposto (di noi malati) per eccesso o mancanza, o variabilità, di sostanze chimiche (neurotrasmettitori), riceva beneficio, come una correzione, diciamo, da una sistematizzazione regolare dell’esterno, nella vita pratica, come dei binari di sostegno, chiamiamoli così. Certamente devi accettare di vivere “in libertà vigilata”! Ma se stai meglio, accetti anche delle grosse limitazioni, come sanno tutti. Mi accorgo di aver fatto tante chiacchiere, proprio a te che non ne hai bisogno, lo sai che mi viene facile parlare con te, magari – sogno un po’- un lettore distratto che per caso capita nel blog, potrà utilizzare qualcosina. Sarebbe un vantaggio grandissimo. Ti ringrazio di esserci e di ascoltarmi, ch.

    • Chiara Salvini scrive:

      un po’ di gioco…?

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