27 SETTEMBRE 2012 ORE 15:43 TRA UN PACCO E L’ALTRO, TRASLOCO IN ETERNO PERCHE’ NON COMINCIO, VORREI DIRE TRE PAROLE IN CROCE DA POPOLINO BASSO SU QUESTO SIGNORE, A COMINCIARE DAL FATTO CHE LUI E’ UN SEMPLICE IMPIEGATO DELLA FAMIGLIA AGNELLI, SEMPRE FAMIGLIA PROPRIETARIA (IN MAGGIORANZA) ANCHE SE LA DITTA E’ DIVENTATA UNA MULTINAZIONALE. SONO ANNI CHE SU DI LUI E SU LANDINI BISTICCIO CON LA DONATELLA, MAGARI LA COSA SI RIPETE: LEI DA QUANDO E’ ANDATA IN PENSIONE E’ DIVENTATA UN’ESTREMISTA, ANCHE SE ULTIMAMENTE, SARA’ LA DEPRESSIONE, MI APPARE PIU’ MODERATA… ANCHE SE SEMPRE IERATICA NEI SUOI ODII. IO CI METTEREI DUE “I”, E VOI?

da MANAGER ONLINE DI OGGI.

Marchionne ha parlato ai manager Fiat

Marchionne ha parlato ai manager Fiat riuniti a Torino, sottolineanto la volontà di investire in Italia per esportare auto soprattutto negli Usa.

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, Sergio Marchionne ha parlato a manager e impiegati Fiat per spiegare le strategie aziendali per il breve e medio periodo. Nel discorso, tenuto davanti a 6mila persone, ha puntualizzato innanzitutto che l’azienda deve ripensare il proprio business adattandolo alle mutate caratteristiche dell’industria automobilistica.

“Sono sorti dei dubbi sul mio impegno personale in Fiat e in Italia, dubbi che il quartier generale dell’azienda per cui tutti lavoriamo potesse esesre trasferito a Detroit, significando la fine della Fiat italiana. Invece non è vero. E ho voluto incontrarvi anche per questo. Non ho mai smesso di occuparmi della Fiat e non ho intenzione di farlo”

Insieme al presidente John Elkann, il manager italo-canadese ha chiarito subito di voler rispondere a tutti coloro che in questi giorni hanno attaccato Fiat accusandola di non voler fare il bene dell’Italia, “creando un clima di ostilità e di falsità che non mi piace”.

Marchionne si è riferito sia alle critiche dei sindacati, sia a quelle di una parte delle forze politiche sia della stampa: da più parti si lamentava il fatto che dopo aver annunciato investimenti di circa 20 miliardi di euro nella Penisola, la Fiat non si sia mossa in questa direzione ma, anzi, abbia detto a chiare lettere di voler posticipare tali stanziamenti con l’obiettivo finale, magari, di spostare all’estero parte della produzione che oggi avviene in Italia.

Nel suo discorso ha toccato naturalmente il tema della crisi del settore, prima di lanciare qualche “frecciata” a chi in questi giorni lo ha criticato (come Cesare Rominti e Diego Della Valle): “Dobbiamoripensare il modello di business al quale siamo siamo stati abituati nel corso degli anni, pensando al settore dell’auto in Italia con un’ottica differente rispetto a quella che abbiamo avuto fino a oggi. Dobbiamo infatti puntare a investire in modo che i nostri stabilimenti diventino uno dei centri di produzione di veicoli, che poi vengano sopratutto esportati verso l’estero a iniziare dagli Stati Unitidove la filiera sta crescendo e i costruttori facendo profitti”. Marchionne ha poi sottolineato che oggi una Casa non può più pensare a rifornire il mercato nazionale o continentale. “Vendendo solo in Europa o in Italia, infatti, non si va lontano e commercializzare i nostri prodotti qui non basta a giustificare degli investimenti”.

“Noi ci stiamo impegnando a fare la nostra parte, cercando di attrezzare il nostro Paese a diventare un centro di produzione e di esportazione. Ma da soli non possiamo farcela. È necessario recuperare competitività internazionale” ha aggiunto, ricordando che il gruppo Fiat chiuderà il 2012 con gli utili più alti della storia, che potrebbero toccare i 4,5 miliardi di euro. Molto laconico, poi, il riferimento alla possibilità che l’azienda trovi un affidato partner straniero: “Da quando guido questa società, ho iniziato a cercare di coinvolgere un partner industriale che ci affiancasse in Italia. Ma no ho avuto successo, visto che non c’è CEO o presidente di Casa straniera che voglia mettere piede qui, dove i lacci e i lacciuoli non favoriscono l’impresa, soprattutto per quanto riguarda le grandi aziende”. Con questo, Marchionne ha detto di riferirsi al sistema fiscalesindacale.

 

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2 risposte a 27 SETTEMBRE 2012 ORE 15:43 TRA UN PACCO E L’ALTRO, TRASLOCO IN ETERNO PERCHE’ NON COMINCIO, VORREI DIRE TRE PAROLE IN CROCE DA POPOLINO BASSO SU QUESTO SIGNORE, A COMINCIARE DAL FATTO CHE LUI E’ UN SEMPLICE IMPIEGATO DELLA FAMIGLIA AGNELLI, SEMPRE FAMIGLIA PROPRIETARIA (IN MAGGIORANZA) ANCHE SE LA DITTA E’ DIVENTATA UNA MULTINAZIONALE. SONO ANNI CHE SU DI LUI E SU LANDINI BISTICCIO CON LA DONATELLA, MAGARI LA COSA SI RIPETE: LEI DA QUANDO E’ ANDATA IN PENSIONE E’ DIVENTATA UN’ESTREMISTA, ANCHE SE ULTIMAMENTE, SARA’ LA DEPRESSIONE, MI APPARE PIU’ MODERATA… ANCHE SE SEMPRE IERATICA NEI SUOI ODII. IO CI METTEREI DUE “I”, E VOI?

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Alcune cose sono senz’altro vere, ma anche ovvie: ci si deve rivolgere ad un mercato globale, in Italia c’è senz’altro da fare qualcosa per favorire chi vuole investire. Però mi sembra tutto un discorso del ” si deve fare”, senza un appiglio concreto in quello che finora è stato fatto. In fondo l’unica cosa che la Fiat ha ottenuto in Italia è la divisione del sindacato di fronte all’aut-aut di prendere o lasciare, con dietro l’idea che la situazione economica (di chi?) può migliorare solo diminuendo i diritti dei lavoratori. Non mi sembra una grande innovazione: da lì erano partiti i padroni nellaprima rivoluzione industriale. Non penso che ricerca, innovazione, possibilità di allargare il mercato perché si producono oggetti migliori passi attraverso l’umiliazione dei lavoratori.

    • Chiara Salvini scrive:

      A mio picciuol modo di vedere, non è solo Marchionne a pensare che le cose in Italia miglioreranno se in qualche modo si abbassa la testa ai lavoratori: credo sia anche l’opinione dell’Europa perché la prima mossa che ha fatto Monti è stata varare una riforma alla quale i sindacati sono stati chiamati all’alba sulle scale, per scherzare, a dire la loro rapidamente quando tutto era già stato deciso. Ripeto: a mio modo di vedere, il governo Monti ha dovuto lasciare ben in chiaro che i sindacati in Italia non erano considerati degli interlocutori a pieno titolo come sempre erano stati considerati. Questa è la ragione che – adesso non dico più “a mio parere” – li ha spinti ad unirsi perché l’attacco era globale, per dire “indistinto”. Anch’io sono convinta come te che ci deve essere una possibilità di rifar partire l’economia senza che la ristrutturazione la paghino i lavoratori… come del resto tu sai bene è sempre avvenuto proprio a partire dalla “Rivoluzione industriale” (della seconda metà del Settecento, almeno in Inghilterra, prima metà dell’Ottocento nel resto d’Europa, intendo nei paesi più sviluppati. L’Italia deve aspettare la formazione di un mercato comune con l’Unità d’Italia. Questo tipo news.) Quello che credo è che ristrutturare senza far pagare così tanto ai lavoratori abbia dei costi alti non solo economici. C’è l’abitudine anche di “ricorrere al popolo”, vedi tasse indirette. Sono tanti, un centesimo ognuno dà più gettito che dieci ai ricchi.
      Come puoi immaginare, non ho il minimo suggerimento.
      La situazione della Germania dieci/quindici anni fa, non è assolutamente comparabile con l’Italia, ma in qualche modo là si è stabilita una “collaborazione-complicità” tra datori di lavoro (sempre “padroni” sono) e lavoratori. La stessa cosa qui sembra improponibile, il nostro capitalismo è arretrato, a parte una serie di isole o tante isole, in genere medie-anche piccole- industrie, che fanno parte del mercato globale, appunto come dici tu, specializzandosi, facendo ricerca, mettendosi in rete…E’ la parte sana del paese, che credo essere (è azzardato perché non lo so) quella maggioritaria della nostra economia. I nostri “fondamentali” (strutture di base dell’economia) vanno bene, mancano infrastrutture, scuola, pubblica amministrazione ecc. Accanto alla parte che tira, ci sono tutti gli altri che una volta si chiamavano “rami secchi”. E’ una situazione che se non la prendi per il collo, per dire, “dalla scuola”, come ci siamo dette mille volte, non ne esci. A mio parere, anche Monti per ora non ha un disegno globale e dovrebbe esserci: dico io così magari per ignoranza, magari facendo alcune riforme base, come quella sulla corruzione, si produce uno snodo che apre in avanti e si allarga. Non lo so. ma- forse per struttura mentale- rimango convinta che senza un progetto generale che stabilisca tre, dico tre priorità, e senza soldi, me la vedo brutta, con i cittadini oppressi dalle tasse, tutti lo sono, certo con enormi differenze, perché chi paga le tasse deve pagarle per l’immensità che non le paga. Poi c’è tutta l’economia criminale.
      Oltre al capitale, c’è il sindacato (solo metalmeccanico, i chimici, un tempo categoria che per lotte era seconda solo ai metalmeccanici, oggi non lo so, ha firmato il contratto nazionale in tutta tranquillità) che, a mio modo di vedere, non collabora con la situazione, prima che con i padroni. Landini dice delle cose giustissime, ma non spreca neanche un secondo a dire “come fare”, la petizione dei diritti è cosa cui la gente onesta aderisce immediatamente, ma oggi non siamo più ai tempi del Movimento Studentesco (del resto, si vede cosa ne è rimasto di tante petizioni di principio e sbandieramento- su cui vedere chi non è d’accordo- di diritti), né siamo ai tempi dell’ultima manifestazione di Cofferati a Roma, dove tra l’altro eravamo tu ed io insieme con Franco e Mario. E’ un momento così grave che il mondo dei lavoratori non può che giocare in difesa e strappare quello che “si può”, sì sì, voglio proprio dire “quello che i padroni ti concedono”, perché, se chi massimamente patisce sono le buste paga, divertire qui non si diverte nessuno. Cambiandosi tutte le mutande del caso (Mutatis…). Dalla caduta dell’URSS, con Cuba e Cina come stanno ora, credo che la sinistra si sia essere convinta “ufficialmente” che il sistema capitalistico non è il miglior mondo possibile, ma è l’unico possibile finché non spunteranno alternative. Ma poi, nel ragionare, tanti compagni che sento nella sinistra, a partire da Landini, se lo scordano. Marchionne sono sicura che non è per la FIOM che non fa investimenti, non li fa perché non ha soldi (su 23 milioni o miliardi, a queste cifre non arrivo a connettere, 16 sono delle banche, cioè debiti, e i soldi se li tiene per finire di comprare la Chrysler… badate, le mie sono cose “sentite dire”, posso sbagliare di molto) e con tutto il suo cervellone (indubitabile) parla a vanvera perché “sa assai lui” di quanto contano le sue parole per tantissima gente. Lui è lassù, tanto rarefatto da non poterlo intravvedere, e noi siamo qua a pastare. Come sempre avvenuto. Non riesco a vedere novità nella storia delle società. Lo sai, da anni sostengo che siamo ai tempi degli Egiziani e che il cristianesimo non ha scalfito neanche di striscio “il dio denaro”. Non sarà proprio come dico io, ma non siamo lontani. Come ti dicevo al telefono, Marchionne ci fa intravvedere- in questo caso, “nel suo piccolo”- cosa sono quei due tre personaggi/oppure cinque o sei/ che sembrano oggi dirigere il gioco: pensa quanti spaghetti sulla testa mangeranno, i patrons e dirigenti di Apple, solo per fare un nome, al povero e “lumpen” (sottoproletario) Marchionne col suo maglioncino! Questi lavorano i pezzi in Cina (questi come altri), in fabbriche che si sono appena rivoltate e in cui il tasso di suicidi è altissimo: 18 ore di lavoro, vivono in ditta, adesso poi -per essere pronti al 28 settembre, giorno del lancio del nuovo che si chiamerà “melatelefonino” (? da “apple”??), sempre “se non sbaglio”- hanno intensificato i ritmi e ci sono state delle rivolte (telegiornale LA 7). Mi dirai, ma belle e cara, chiara

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