24 ottobre 2012 ore 09:12 “Niente è più spaventoso che frantumarsi negli spazi siderali.” “Quando alla fine si apprende la necessita di limitare la propria onnipotenza e darsi dei limiti, si può dire che si è vinta la malattia.” Presentazione (2005) Se dovesse interessarvi, si possono leggere staccate, questa è la continuazione di quella che per voi è il pezzo seguente.

 

foto di Donatella D’Imporzano il terrazzo di casa sua a Sanremo

 

 

E anch’io, oggi, sono ritornata dal mio viaggio periglioso, anche se questo mondo interno non ha cessato di incantarmi.

 

Dentro mi è rimasta la stessa voglia di girovagare per il mare aperto, ma una cosa è cambiata.

 

Oggi parto da un porto sicuro e, soprattutto, so che a questo posso ritornare.

 

 

 

Non ho più il terrore, né il bisogno, così tipico dei malati di mente, di perdermi in Oceani aperti.

 

Niente è più spaventoso che frantumarsi negli spazi siderali.

 

Questa esperienza di “perdersi” negli spazi, e nei tempi infiniti deve essere sufficientemente ripetuta per arrivare a “capire”.

Voglio dire che è necessario

(a me è stato necessario)

che innumerevoli volte

ci si riduca ad essere la minuscola polvere di un astro disperso lontano nell’infinito universo buio…

se ne viva l’incomunicabile angoscia,

e poi, se ci si salva (non tutti si salvano),

si parta pazientemente per quella che sembra sempre la fatica di Sisifo,

visto che l’abbiamo ripetuta tante volte inutilmente, cioè la minuta ricostruzione, pezzetto per pezzetto, della nostra identità.

Questa esperienza così immane e così dura, cura anche da un bisogno di assoluto così straordinario, come avevo io.

 

Questa sofferenza inenarrabile, se ripetuta, convince anche i più recalcitranti, come ero io, a darsi dei limiti.

 

Quando alla fine si apprende la necessita di limitare la propria onnipotenza e darsi dei limiti, si può dire che si è vinta la malattia.

 

 

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2 risposte a 24 ottobre 2012 ore 09:12 “Niente è più spaventoso che frantumarsi negli spazi siderali.” “Quando alla fine si apprende la necessita di limitare la propria onnipotenza e darsi dei limiti, si può dire che si è vinta la malattia.” Presentazione (2005) Se dovesse interessarvi, si possono leggere staccate, questa è la continuazione di quella che per voi è il pezzo seguente.

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    E’ molto bello come sei riuscita a parlare di qualcosa di terribile che ti è successo in modo poetico. Penso sempre che la tua ” avventura” andrebbe pubblicata, per aiutare altri naviganti.

  2. diletta luna scrive:

    Ho letto, mi piace il ” darsi dei limiti “, e traduce bene il mio stato d’animo di questo momento che è una specie di ….frattura . Devo studiare bene come ci si può dare dei limiti , senza farsi degli inutili scrupoli.

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