14 febbraio 2013 ore 10:29 DA BRUNO SIFFREDI (FACEBOOK): IL NOSTRO REPORTER DALL’ESTADO DI SAO PAULO, QUOTIDIANO STORICO DEL BRASILE: “UN FILM E LA CRISI IN BRASILE”

Chiara, ho visto ieri un film che si chiama Il lato positivo – Silver Linings Playbook. Credo che possa piacerti. In Italia, sarà nei cinema a marzo, se non mi sbaglio.

Sulla crisi in Brasile, non so se ho tanto da dire. Qui lo sviluppo recente de paese è meno sentito di quanto possa sembrare dall’estero. Continuiamo a essere un paese dove la maggior parte della gente è trattata come cittadino di seconda classe. Ossia, la regola è essere un cittadino di seconda classe. Com’era nel passato. La differenza è che ora c’è più lavoro, più opportunità, qualche programma sociale del governo. Per chi è abituati agli Welfare States dell’Europa ricca, questi programmi sociali di distribuzione di reddito sono roba da ridere. È pochissimo quello che il governo dà, e ancora la gente ‘per bene’ se a sente di dire che è assurdo. Preferivano vivere nel paese dove il miserabile muore di fame, anziché immaginare che un centesimo delle loro tasse vadano ad aiutare gli altri. È quel ‘fascismo brasiliano’ del qual la Fran si è tanto lamentata quando è venuta qua, quasi 8 anni fa.

La crisi ora si sente molto per la inflazione dei prezzi. Tutto costa di più, da circa due mesi. Questo fenomeno è in gran parte causato dal fatto che qui, quando un commerciante brasiliano vede la notizia che la previsione di inflazione è aumentata, quello che fa è immediatamente aumentare i prezzi dei propri prodotti (di testa sua). E questo produce più inflazione. È un ciclo prodotto dall’ignoranza e dalla vigliaccheria.

Quello che mi spaventa è proprio questo. Il Brasil sta cambiando, ma questa abitudine di non rispettare il prossimo, di fregarsi delle altre persone, questo non cambia.

Io comunque vive una crisi tutta mia, dei giornalisti che anche qui vedono i posti di lavoro diminuire nelle aziende tradizionali di comunicazione. È una tendenza mondiale, e per me la spiegazione è semplice. Oggi, il giornalismo è un business dell secolo XX, amministrato con una mentalità del secolo XIX.

Ma sai che non mi preoccupo? Per due motivi. Prima, sto imparando che le opportunità nell’internet e nei nuovi mezzi sono molto più interessanti. E si cammina verso un mondo senza amministratori. Perché quel ruolo non ha più senso. Oggi, abbiamo bisogno di gente con idee, e di gente capace di farle accadere. Non c’è più bisogno del capo. Dobbiamo tutti diventare i nostri propri capi. Il secondo motivo è totalmente personale. Ho cambiato il mio modo di vedere il mondo dopo che il mio zio è morto. Ho smesso di fumare e sto cercando di mettermi in forma. Questo mi interessa di più di qualsiasi altra cosa. La vita, credo, deve essere fatta di scelte basate sull’amore, sul piacere, insomma, sui sentimenti. Oggi, sono preoccupato in essere felice. Dedicarmi a quello che amo, alle cose che mi danno gioia, e basta cosi. Non mi interessa più la immagine che gli altri possano avere di me. Non mi interessa nient’altro. La vita è troppo corta e stupida per grandi schemi e calcoli.

E tu, come stai? Tanti baci,
Bruno

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