18 maggio 2013 ore 16:41 DOPO LA CASSAZIONE / LA LEGGE ELETTORALE : LE POSIZIONI FINO AD OGGI ALLE 13:30

 

 

18 maggio   “prima le riforme elettorali, il presidenzialismo, e poi la legge elettorale—maurizio gasparri     TG ORE 13.30  OGGI   LA7

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Legge elettorale, Cassazione boccia il premio di maggioranza del Porcellum

La Suprema Corte chiama in causa la Consulta sulla legittimità costituzionale della riforma Calderoli. E definisce il meccanismo al Senato “irrazionale, che contraddice lo scopo di assicurare governabilità”. Dubbi anche sulle liste bloccate, che “mettono in gioco la libertà del voto”. Brunetta: “subito una mini-riforma, ma no alle preferenze”. Pronto il ddl Finocchiaro per tornare al Mattarellum

Corte Cassazione

Dopo otto anni e tre elezioni, la Cassazione boccia il Porcellum. La Suprema Corte ha chiamato in causa la Consulta sulla legittimità costituzionale della legge elettorale Calderoli istituita nel 2005 e ha accolto il ricorso di 27 ricorrenti che hanno sollevato dubbi sulla sua costituzionalità. Le critiche di piazza Cavour riguardano soprattutto il premio di maggioranza al Senato, che pone “dubbi di legittimità costituzionale per la mancanza di una soglia minima di voti e/o seggi” e per “un meccanismo irrazionale che di fatto contraddice lo scopo che vuole perseguire”, ovvero assicurare la governabilità. “Il bonus diverso per ogni regione”, aggiunge la Cassazione, “porta a una sommatoria casuale dei premi regionali che finiscono per elidersi tra loro e possono addiritturarovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni su base nazionale”.

La Cassazione avanza poi ”dubbi” di costituzionalità sul meccanismo delle cosiddette liste bloccate, sottolineando che, con tale legge, è in gioco la libertà del voto quando all’elettore viene sottratta la facoltà di poter scegliere l’eletto. Vi è quindi da chiedersi se “possa ritenersi realmente libero il voto quando all’elettore è sottratta la facoltà di scegliere l’eletto e se possa ritenersi personale un voto che è invece spersonalizzato“. Piazza Cavour definisce “rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate in giudizio” contro il Porcellum, “tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare” garantite dagli art. 1, comma 2, e il 67 della Costituzione, dicendo a chiare lettere che “è dubbio che l’opzione seguita dal legislatore costituisca il risultato di un bilanciamento ragionevole e costituzionalmente accettabile tra i diversi valori in gioco”.

E bacchetta ancora il premio di maggioranza. “Si tratta – scrive piazza Cavour – di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano”. “Dall’altro – scrive ancora la Suprema Corte – esso provoca una alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonché la lesione “dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”.

 

 

Non si sono fatte attendere le reazioni da entrambi gli schieramenti politici. ”Cambiamo subito la legge elettorale con una mini-riforma, per essere pronti se si dovesse tornare a votare, ma nel frattempo avviamo le riforme costituzionali”, ha commentato Renato Brunetta dicendo sì alla clausola di salvaguardia proposta dal governo. Il capogruppo del Pdl alla Camera ha proposto quindi di modificare “subito” il Porcellum seguendo le “prescrizioni” della Consulta con un intervento sul premio di maggioranza, mentre resta contrario alle preferenze, perché “in Europa non ci sono da nessuna parte e quindi non le auspico”.

Dal fronte Pdl è intervenuta anche Mariastella Gelmini. “La decisione della Corte di Cassazione non può che rafforzare il richiamo all’attenzione e al senso di responsabilità della politica su un tema che è fondamentale per l’intero sistema Paese”, ha detto il vice capogruppo vicario Pdl alla Camera, precisando che “è però il parlamento che ha il dovere di prendere una posizione in merito, anche partendo dai rilievi posti dalla Cassazione, per modificare la legge vigente e rispondere agli appelli del Presidente della Repubblica”.

Mentre Michaela Biancofiore, sottosegretario alla funzione pubblica, ha avvertito che “la modifica della legge elettorale sollecitata indirettamente con i dubbi sollevati dalla Cassazione sui profili di costituzionalità è modificabile in soli cinque minuti con tre mosse”. Più indignata, invece, la deputata Pd Sandra Zampa, che ha commentato su twitter: ”Già che ci siamo vorremmo sapere dalla Suprema Corte perché il 12/01/2012 ha bocciato il referendum”, ricordando che sono state raccolte oltre un milione di firme per abrogare il Porcellum.

“Abbiamo una legge elettorale su cui grava un sospetto di incostituzionalità e sarebbe quindi bene che la politica dimostrasse di non volere cincischiare e risolvesse il problema prima della magistratura”, è stata la reazione del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Immediata la risposta di Anna Finocchiaro, senatrice del Pd, che è stata la prima firmataria del ddl che sarà presentato la settimana prossima per abrogare il Procellum e tornare al Mattarellum, con alcune correzioni. “E’ evidente e noto che noi abbiamo una legge elettorale probabilmente incostituzionale”, ha avvertito, sottolineando che “c’è una sentenza della Corte costituzionale che dice cose precise riguardo al Porcellum e le motivazioni dell’ordinanza di oggi della Cassazione sono chiarissime”.

Il presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama ha poi detto di avere letto l’appello di Quagliariello e di essere assolutamente d’accordo con il ministro. “Proprio per questo”, ha concluso, “penso che la miglior risposta che le forze politiche possono dare, la più responsabile e inequivoca, sia quella della scelta di abrogare la legge Calderoli e di tornare al Mattarellum con le dovute correzioni”. Dall’altra parte il vicepresidente al Senato Maurizio Gasparri ha dichiarato invece che “la legge elettorale va cambiata ma non è il ritorno al Mattarellum la soluzione che potrebbe garantire più libertà di scelta agli elettori. Era una pessima legge e non tornerà. Altri sono i metodi per dare più peso alla scelta dei cittadini. Non certo collegi dove paracadutare notabili”.

 

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1 risposta a 18 maggio 2013 ore 16:41 DOPO LA CASSAZIONE / LA LEGGE ELETTORALE : LE POSIZIONI FINO AD OGGI ALLE 13:30

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    E’ difficile pensare che si arrivi ad una vera riforma elettorale, visto che da anni se ne sta parlando, ma in termini o troppo semplicistici o troppo arzigogolati, senza che la maggior parte degli elettori riesca a capirci qualcosa realmente. Secondo me non se ne discute in termini realistici, forse perché non c’è interesse che le persone ne capiscano qualcosa. Il PD ha cercato, per come ha potuto, di ovviare alla impossibilità dell’elettore di scegliere i candidati con le primarie, e in questo ha dimostrato una reale volontà di fare partecipare l’elettore alle scelte politiche. Se oggi però non si fa qualcosa di più (effettiva risorma del Porcellum) si rischia che anche le primarie diventino un puro e semplice scontro elettorale all’interno del partito, senza un effettivo emergere di chi ha lavorato di più e più seriamente. Secondo me la classe dirigente di un partito può nascere solo dall’emergere di chi nel partito e/o nelle varie reltà sociali del territorio ( sindacati, volontariato, scuola, luoghi di lavoro, ecc.) ha lavorato, da chi ha raccolto le esigenze delle persone e ha cercato di dare una risposta che non sia solo a parole, da chi conosce realmente il territorio perché ci lavora e ci ha studiato sopra. Tutto ciò non esclude che altri soggetti possano essere scelti perché ricchi di un’esperienza magari a più vasto raggio. Comunque bisogna partire da una rivoluzione nel partito, che lo faccia ridiventare una presenza attiva nelle varie realtà del territorio. In sostanza, secondo me, il partito deve ridiventare uno strumento di speranza per migliorare la realtà, un posto dove si portano i pezzi di realtà che ognuno nel territorio conosce per il fatto che ci lavora, un posto di discussione sulla base delle conoscenze effettive che ciascuno ha, iscritto o non iscritto. Da lì, e dal progetto di lavoro che ne segue , può nascere una nuova classe dirigente, dove io credo che nuove e vecchie generazioni collaborerebbero tranquillamente tra di loro sulla base del lavoro da fare e del reciproco scambio di esperienze. Prendiamo esempio dalla chiesa che queste cose ha continuato a farle: le parrocchie, malgrado tutti gli scandali ad alto livello, continuano ostinatamente a funzionare, a dare un po’ di sollievo immediato a chi ne ha bisogno, ad attuare programmi che non comprendono solo la carità tradizionale, ma anche a dare lavoro, alleandosi con le istituzioni disponibili del territorio, magari solo per un certo periodo ma con tutte le carte in regola, a persone che lo hanno perso. Lo so che il compito di un partito è diverso, ma se non operiamo intanto nella realtà per cambiarla, il partito diventa una cosa irreale, a cui è inutile rivolgersi e che ci viene in mente solo nel momento in cui si va a votare. Bene ha fatto il PD a istituire le primarie, ma non ci si deve fermare lì per riformare il partito. E’ anche inutile pensare che il ritorno alle preferenze, che pure ci deve essere, sia l’unica panacea : anche prima, col sistema delle preferenze, erano favoriti quelli appoggiati da qualche corrente o da qualche grande nome. Quindi se si vuole riformare il partito o qualcosa d’altro che non funziona occorre farlo davvero, non blaterare per anni con il terrore di dovere fare qualcosa che migliori la realtà su cui siamo pigramente seduti.

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