19 LUGLIO 2013 ORE 19:24 SANDRA BURCHI, FILOSOFA, RICERCATRICE ALL’UNIVERSITA’ DI PISA CI PRESENTA : EVA ILLOUZ (NATA IN MAROCCO, DOCENTE DI SOCIOLOGIA ALL’ UNIVERSITA’ DI GERUSALEMME) : “INTIMITA’ FREDDE. LE EMOZIONI NELLA SOCIETA’ DEI CONSUMI”

 

Intimità fredde. Quando le parole e le teorie congelano le emozioni.

Tempo fa un amico mi ha parlato, con un certo entusiasmo devo dire, di una sociologa che non conoscevo: ” I suoi libri ti piacerebbero tutti!”. Ho abboccato e ora sono alle prese con “Intimità fredde. Le emozioni nella società dei consumi”. La sociologa in questione è Eva Illouz, nata in Marocco, formatasi in America e attualmente docente di Sociologia all’Università di Gerusalemme.

La sua tesi è che addentrarsi in una teoria delle emozioni equivale a tracciare il profilo in ombra della modernità. Il libro è costruito attraverso tre grandi capitoli, tre conferenze in cui si mostra, con materiali diversi, come i repertori culturali determinati dal mercato modellano e informano le relazioni interpersonali, e come queste siano sempre più al centro dei rapporti economici. “Capitalismo emotivo” e capitalismo economico vanno a braccetto: la logica del mercato e la logica delle emozioni si formano e si informano a vicenda, tendono a prendere forma uno dell’altro.

 

Con un’analisi accurata che utilizza i classici della sociologia e fonti di estremo interesse come la manualistica popolare sui temi della vita di coppia, le relazioni con gli altri, l’autostima, la sessualità, l’autrice mostra “l’ascesa dell’homo sentimentalis”, di un soggetto, cioè, tipicamente moderno, capace di costruire (e controllare) teorie e narrazioni sul sé, sul vissuto emotivo e sulla natura delle relazioni che lo legano profondamente agli altri.

E’ proprio questa “specializzazione” che, intrecciandosi con le trasformazioni del mercato, ha prodotto il “congelamento emozionale” cui l’autrice fa riferimento. In questa prima parte del libro infatti Eva Illouz mostra come il successo delle teorie della psiche, sbarcate nel territorio del senso comune, ha portato un’attenzione prima sconosciuta sui temi della vita emotiva e sull’importanza delle relazioni che legano l’individuo (definitivamente al centro dell’attenzione) agli altri.

Questo eccesso di attenzione ha ridotto la capacità degli individui di identificarsi con le proprie emozioni, di coinvolgersi nelle relazioni che vivono. La capacità di analizzare se stessi e gli altri ha prodotto una distanza, una capacità di guardare da lontano gioie e dolori in cui si è immersi. Ma la psicologia non è l’unica responsabile. L’autrice individua una combinazione determinante, quella fra psicologia e femminismo :

“la psicologia e il femminismo”, dice, “hanno contribuito a trasformare sempre più i rapporti affettivi in oggetti valutabili e quantificabili ricorrendo a specifiche unità di misura”. Come il capitalismo è stato capace di creare il dominio delle cose sugli esseri umani (e varie forme di alienazione), le moderne teorie sulle relazioni fra i sessi ci hanno reso estranei a noi stessi rendendoci capaci di una razionalizzazione estrema della vita privata. Forse semplifico ma sembra che Eva Illuiz ci dica questo: sminuzzando i temi della psicologia e del femminismo, leggendo variamente manuali, rubriche e consigli degli esperti, parliamo troppo, spacchiamo il capello in quattro, ci ostiniamo a interpretare le relazioni in cui ci infiliamo e finiamo nel paradosso che cerchiamo di avere rapporti più caldi attraverso discussioni e analisi che li raffreddano. Il modello della “comunicazione” fortemente pervasivo, dice Illouz, (incoraggiato anche dal peso crescente dei media) ha trasformato le emozioni in oggetti da esternare, soppesare, contrattare, giustificare, cose di cui discutere sempre.

Se questo atteggiamento è guidato dall’obiettivo di portare valori come l’uguaglianza e la parità, cioè di aggiungere democrazia alle sfere relazionali (nel privato come nel pubblico), uno degli effetti è quello di sovraesporle, di esteriorizzarle e renderle oggetto di commercializzazione e di scambio. In questo modo apprendiamo a fare un esercizio contraddittorio: “la condizione indispensabile per la comunicazione è, paradossalmente, la sospensione del coinvolgimento emotivo in una relazione sociale”. Insomma quel “dobbiamo parlare” con cui inchiodiamo sulle sedie mariti, compagni, figli e amiche, per “parlare di noi”, secondo Eva Illouz è solo l’inizio di un paradosso.

La cosa dà da pensare. E forse possiamo leggere tutto il libro così, seguendo il percorso che ci guida verso situazioni che incontriamo correntemente e mettendo a confronto le tesi della studiosa con i nostri pensieri. E’ vero, come dice Eva Illouz nel secondo capitolo del libro (“Sofferenza, campi emotivi e capitale emotivo”), che la nostra società attribuisce grande importanza alle dichiarazioni di sofferenza emotiva? O che l’intenzione di fare e di realizzare qualcosa è raccontato spesso come tentativo di uscita dalla sofferenza più che come desiderio vero e proprio o voglia di muoversi per gli altri?
E cosa pensiamo del grande successo che ha avuto internet nell’incoraggiare la nascita di amicizie, relazioni, amori?
Il libro finisce infatti con un capitolo sugli amori che nascono in rete (“Reti romantiche”).
Se si lasciano da parte i siti esplicitamente sessuali e si naviga in quelli in cui le persone cercano relazioni più stabili, nota l’autrice, si trova un gran romanticismo. Uomini e donne si lasciano andare ai loro sogni d’amore e fanno quello che la vita “fuori dallo schermo” non consente di fare: costruiscono una rappresentazione ben salda di sé, radicata nelle emozioni.

Se nella vita “reale” sono in molti ormai quelli che accettando di essere ordinariamente post-moderni ( scissi, mutevoli, molteplici, frammentari, liquidi) sui siti amorosi si assiste a un’inversione e gli stessi che altrove sarebbero cinici e volutamente freddi, si presentano come compatti, interi, identificati con sogni e sentimenti. Ma, taglia corto l’autrice (chiara: forse troppo corto?), è solo un altro modo di vendersi, di mettersi in vetrina e assicurarsi buoni clienti.
La logica del mercato sembra inaggirabile.
L’unico rimedio è togliere le emozioni dalla luce dei riflettori, dalle troppe parole psicofemministe, dalla logica di mercato e, cito, “imparare a maneggiarle con cura”.
E’ così a volte la teoria, finisce con un buon consiglio.
Meglio che niente.

Per saperne di più su questi temi e rimanendo nella sociologia

Un’intervista a Eva Illouz, a cura di Bernardo Vecchi.

Antony GiddensLa trasformazione dell’intimità. Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne. Il mulino, 1995
Ulrich Beck ed Elisabeth Gernsheim- BeckIl normale caos dell’amore. Bollati Boringhieri, 1996
Zygmunt BaumannAmore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. Laterza, 2006

Sandra Burchi, autrice di questa rubrica, è filosofa e ricercatrice presso l’Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Sociali. Sul nostro sito è disponibile una sua ricerca, realizzata nel 2005 a Bolzano con Marta Bonetti e Barbara Pircher: Donne, lavori e maternità: esercizi di stile

Rubrica realizzata grazie al contributo del Comitato provinciale pari opportunità, della Fondazione Cassa di Risparmio e della Raiffeisenkasse.

Giugno 2010

 

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