13 AGOSTO 2013 ORE 09:20 VI PRESENTO FRANZ MARC (1880-1916) “SENZA SE E SENZA MA”… “CHE COSA CI RIPROMETTIAMO CON L’ARTE ASTRATTA?” DEDICATO A NEMO CHE CAPIRA’/// I COLORI SONO DEDICATI A TUTTI A TUTTI!

 

 

 

DER BLAUE REITER   1912

 

IN QUEGLI ANNI…

 

IGOR STRAWINSKI  —LA SAGRA DELLA PRIMAVERA  (1913)   COREOGRAFIA DI PINA BAUSCH

 

 

 

 

 

 

 

 

Franz Marc (Monaco di Baviera8 febbraio 1880 – Verdun4 marzo 1916) è stato un pittore tedesco, fondatore insieme a Vasilij Kandinskij del gruppo Der Blaue Reiter.

È considerato uno dei pittori più rappresentativi del XX secolo e uno dei più rilevanti rappresentanti dell’espressionismo tedesco.

 

 

ADRIANA SILVESTRO:

Cavalli superbamente muscolosi. Mucche volanti. Esili caprioli. Scimmie veloci in stato d’allerta. Volpi sottili. Cani bianchi e mesti. Gatti bianchi, blu, rossi e gialli: avvolti su se stessi, addormentati, appagati. Franz Marc (1880-1916) è stato anche definito “il pittore degli animali”. Ma forse bisognerebbe spingersi un po’ più in là di questa definizione che, a noi personalmente, genera claustrofobia. Benché, di certo, gli animali siano stati il suo soggetto più ricorrente, essi restano solo un tramite della sua espressività artistica. Nel 1912 Marc fondò con Wassily Kandinsky il gruppo espressionista Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro). Il nome del gruppo trae la sua origine dalla predilezione di Marc per i cavalli, da quella di Kandinsky per i cavalieri e dall’amore di entrambi per l’azzurro.

 

 

 

 

 

C’era un chiaro proposito nelle premesse di questo gruppo, e cioè quello di voler rimanere “estranei al mondo” e lontani dall’arte ufficiale. “L’arte” dichiararono “deve essere il sedimento di tutte le forze che la vita non è stata capace di assorbire.”

 


In Franz Marc esisteva un anelito irrinunciabile alla purezza. L’essere umano gli sembrava, così si espresse egli stesso, semplicemente “brutto”. Cercò una maggiore grazia negli animali, ma anche questi, come scrisse, gli sembrarono col tempo divenire “ripugnanti”. Almeno ai suoi occhi di allora. Così, via via, le sue raffigurazioni divennero sempre più schematiche. Ma continuò a dipingere animali. Continuò a studiarne l’anatomia, ad osservarne il comportamento e a passare lunghe ore nel Giardino Zoologico di Berlino, che per lui diventò un luogo di studio “pieno del meraviglioso”.

 

 

 

 

Finché comprese che per rappresentare il mondo “nella sua vera forma”, qual essa davvero può svelarsi allo spirito, la sua pittura doveva riuscire ad affrancarsi dal realismo, che gli sembrava ormai essere soltanto la rappresentazione di un’ “apparenza”.


“Che cosa ci ripromettiamo dall’ “arte astratta”? E’ il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dall’immagine del mondo, il mondo stesso. Noi abbiamo l’esperienza millenaria che le cose diventano tanto più mute quanto più chiaramente noi teniamo dinanzi ad esse lo specchio ottico della loro apparenza fenomenica. L’apparenza è sempre piatta, ma allontanatela, allontanatela completamente dal vostro spirito -immaginate che né voi né la vostra immagine del mondo esistano più- e il mondo rimane nella sua vera forma, e noi artisti intuiamo questa forma: un demone ci concede di vedere tra le fessure del mondo e ci conduce in sogno dietro la sua variopinta scena”.*


Tutti gli animali di Franz Marc hanno qualcosa in comune: sembrano pensare, e poi sognare. C’è in questo pittore una forte volontà di immedesimarsi nel loro silenzio e nelle vibrazioni più sottili e impercettibili del loro essere. Sembra che Marc li avvicini dapprima, restandosene soltanto ad origliare, per poi sprofondarsi in loro ad occhi chiusi.
Scrisse: “Non dipingeremo più la foresta o un cavallo, così come ci piacciono o come ci appaiono, bensì come essi sono realmente. Così come la foresta e il cavallo sentono il loro essere assoluto, che vive oltre l’apparenza.”


Non vi è traccia dell’essere umano nei dipinti di Marc. Il pittore ce li fa percepire senza di noi. Gli animali sono lasciati soli, completamente racchiusi nella loro forma perfettamente plasmata dal colore. Il pittore ne coglie l’essenza, l’intima verità, e ce la porge, senza aggiungere altro. Lui stesso affermò: ”L’artista è uno strumento e crea disinteressatamente, egli sta sempre dietro alla sua opera, come l’evangelista dietro al vangelo.”

 

 

 

 

 

 

 

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2 risposte a 13 AGOSTO 2013 ORE 09:20 VI PRESENTO FRANZ MARC (1880-1916) “SENZA SE E SENZA MA”… “CHE COSA CI RIPROMETTIAMO CON L’ARTE ASTRATTA?” DEDICATO A NEMO CHE CAPIRA’/// I COLORI SONO DEDICATI A TUTTI A TUTTI!

  1. nemo scrive:

    grazie, cara Chiara, per i bellissimi dipinti e soprattutto per la ‘gattina’ dormiente ( che mi ricorda le mie nipotine pelose … ). ‘Onorato’ per la dedica !

  2. nemo scrive:

    IGOR STRAWINSKI —LA SAGRA DELLA PRIMAVERA (1913) COREOGRAFIA DI PINA BAUSCH
    Stupendo accompagnamento …. Complimenti per il bel post

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