31 AGOSTO 2013 ORE 09:29 Luther King. Kienge e il sinodo valdese

di Gian Mario Gillioin “l’Unità” del 29 agosto 2013

 

«Tutti noi ricordiamo con commozione le parole del pastore Martin Luther King quando sognava per i suoi quattro bambini “una nazione in cui non fossero giudicati per il colore della loro pelle,ma per l’essenza della loro personalità”. Quelle parole, care amiche e cari amici, valgono anche per l’Italia di oggi: citando ancora King, anche l’Italia infatti è invitata a “cogliere l’urgenza del presente”». Con queste parole citando la Bibbia – «Vigilate, siate saldi, comportatevi da uomini e donne, siate forti» -, Cécile Kyenge, ministra per l’Integrazione con delega al dialogo interreligioso,ha voluto salutare lunedì scorso a Torre Pellice (Torino) il folto pubblico «stipato» dentro e fuori le mura del Tempio valdese in occasione della serata pubblica del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi.E nel mondo è stata ricordata, appena ieri, la famosa marcia che il 28 agosto del 1963 portò a Washington 250.000 persone a manifestare per la libertà e il lavoro e dove venne pronunciato quelloche sarebbe diventato uno dei discorsi più famosi di ogni epoca. «Sia la marcia che l’intervento di King avevano un’ambizione – ha ricordato il pastore battista Raffaele Volpe, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista in italia (Ucebi) sul sito Voci Protestanti.it -: coniugare i valori di una società liberale fondata soprattutto sull’autonomia dell’individuo,con i temi sociali della giustizia, della uguaglianza, del lavoro e dei diritti civili. Oggi questo anniversario assume una drammatica importanza per il nostro paese. La crisi economica ha tolto il velo ad uno strisciante razzismo in unasocietà sempre più disuguale. E come cinquanta anni fa le chiese devono ritrovare il coraggio di farsi portatrici del sogno della giustizia e della libertà.Portatrici di speranza, assieme alle donne e agli uomini che desiderano costruire una società migliore, una società che sappia accogliere gli ultimi e dare una opportunità agli svantaggiati».La ministra ha colto l’occasione dell’assise protestante per rispondere anche agli attacchi ignobili diquesti mesi: «In questo luogo mi viene in mente la frase: “ama il tuo prossimo come te stesso”. Eppure io sono stata attaccata, insultata e vivo tuttora continue provocazioni. Sono colpevole di essere nera, sono colpevole di essere donna, sono colpevole di aver voluto parlare di cose semplici, sono colpevole di essere nata all’estero, sono colpevole di essere nata in una famiglia che non ho scelto ma che è la mia famiglia poligamica, sono colpevole di tante altre cose emi chiedo se tutti noiquesta sera non dovremmo sentirci colpevoli, oppure, se invece dovremmo essere i protagonisti di un cambiamento. Tocca a noi scegliere, tocca a noi capire da che parte vogliamo andare, tocca a noi capire se tutte queste provocazioni sono state indirizzate solo alla mia persona. Io ritengo che non sia così ». Rivolgendosi al moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini, Kyenge ha proseguito: «È la prima volta che mi capita di venire in un’assise così importante per il protestantesimo italiano e tuttavia, in questo tempio e in mezzo a voi, io mi sento a casa, accolta tra persone che anche di recente ho sentito vicine a me».In occasione del cinquantenario della marcia e del discorso di King «I have a dream», questa sera, dalla collaborazione tra la rubrica televisiva Protestantesimo di Raidue e Rainews24, verrà trasmesso – sul canale all news della Rai e la notte di domenica 1 settembre su Raidue – un servizio che vuole raccontare l’atmosfera e le aspettative della marcia che, proprio ieri, ha ospitato nuovamente a Washington e in diverse città americane i partecipanti alla commemorazione. Il Sinodo valdo-metodista intanto prosegue i suoi lavori, dopo la riflessione sul femminicidio e la violenza di genere e l’otto per mille, oggi in discussione la diaconia, le opere e i beni culturali. Un protocollo già previsto dall’Intesa del 1984, ma mai concretizzato, firmato solo pochi giorni fa con il ministro Massimo Bray, prevede la collaborazione tra la Chiesa valdese e il Ministero dei Beni Culturali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale valdese.

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1 risposta a 31 AGOSTO 2013 ORE 09:29 Luther King. Kienge e il sinodo valdese

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Risalta sempre più positivamente la figura della Kienge. Volevo segnalarti un personaggio, Mariana Mazzucato, docente di economia all’Università del Sussex, consegliera economica di David Cameron (!) e scrittrice. Il suo ultimo libro,”The entrepreneurial State”, cioè lo Stato imprenditore, è stato osannato da “Forbes”, la rivista di finanza più autorevole del mondo. Nel suo libro dimostra che il motore delle aziende più innovative non è il sacro fuoco dell’impresa né solo il coraggio degli imprenditori, ma lo Stato. In America la mitica Apple e tutti i giovani miliardari della Silicon Vally non sarebbero diventati tali senza i contributi e il lavoro delle agenzie statali. Senza investimenti pubblici non esisterebbero Internet né tutte le tecnologie che hanno reso possibile l’iPhone. Per c rescere l’economia ha bisogno che lo Stato sia il motore, non solo l’arbitro. Ma in Europa e ancora di più in Italia si fa fatica a capirlo. In Italia il problema non è il deficit, non è che lo Stato spende troppo. La cosa grave è che non si è speso nelle aree che generano crescita: educazione, ricerca, nuove tecnologie, capitale umano. E se il PIL non cresce, la relazione tra debito e PIl diventa insostenibile. In più in Italia c’è troppa enfasi sui sussidi per il privato, senza prtendere in cambio che si facciano investimenti. Il caso più clamoroso è quello della Fiat: non investe, come invece fanno i tedeschi e i cinesi, in motori nuovi. Altro esempio negativo è Telecom: come è finita dopo che è stata privatizzata? Dove sono finite le nuove Olivetti? E l’Iri? Di questo ci si dovrebbe preoccupare, non di una tassetta come l’Imu, che del resto si paga in tutto il mondo. Altro problema di fondo è che in Italia chi deve guidare settori importanti del Paese, tranne pochissime eccezioni, viene scelto con criteri diversi dalla competenza. Ci vorrebbe insomma un’altra classe dirigente.

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