21 agosto 2013 ore 17:13 LA BRIGATA ROSSA — LUNANUVOLA BLOG: UN ALTRO CONTRIBUTO DI MARIA DI RIENZO CUI PORGIAMO GRAZIE!

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Hum To Aise Hain – Song – Laaga Chunari Mein Daag

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Brigata rossa

by lunanuvola

 

(tratto da: “India – Teen girl Red Brigade fights backs against rape, violence”, un più ampio servizio di Paul Armstrong, CNN, 14 agosto 2013, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo. Per saperne di più: http://red-brigades.blogspot.hk/ )

red brigade

Lucknow, India. In un quartiere polveroso e negletto dei sobborghi di Lucknow, la capitale di uno degli stati più poveri e conservatori, Uttar Pradesh, un gruppo di vigilanti si sta facendo un nome. Ma non sono vigilanti ordinari. Sono ragazze – in maggioranza adolescenti – che sorvegliano le loro strade per protegge donne e bambine dalle molestie sessuali. Nei loro simili salwar kameez (abito tradizionale femminile nell’Asia del sud) neri e rossi, prendono a bersaglio i perpetratori maschi che passano il limite. Le loro motivazioni sono dolorosamente chiare. Ogni singola ragazza che fa parte della cosiddetta “Brigata Rossa” è stata vittima di un assalto sessuale, e alcune raccontano di essere state stuprate da membri della loro stessa famiglia. Tranne rare eccezioni i crimini sono rimasti impuniti e la vittima lasciata sola a soffrire del trauma in silenziosa vergogna. Queste ragazze si sentono forzate ad agire, dicono, perché altrimenti nessun altro lo farà. I crimini sessuali non sono un’esclusiva dell’India, ma il numero di stupri denunciati è cresciuto drammaticamente dai 2.487 del 1971 ai 24.206 del 2011, stando alle cifre ufficiali. Le attiviste dicono che questa è solo la punta dell’iceberg.

La lotta contro la discriminazione sessuale sulle strade di Lucknow precede la recente attenzione internazionale ai crimini sessuali commessi in India. Al gruppo di autodifesa ha dato inizio parecchi anni fa l’insegnante Usha Vishwakarma, quando scopri che una delle sue scolare, 11enne, era stata stuprata dallo zio. Poco tempo dopo, Vishwakarma si trovò oggetto delle indesiderate attenzione di un collega, che successivamente tentò di aggredirla. Lei riuscì a scrollarselo di dosso, ma quando tentò di denunciare l’incidente la polizia fu indifferente. Sembrava che non importasse a nessuno. “Questo mi disturbò davvero. Ebbe un forte impatto su di me. Mi bastava vedere un uomo qualsiasi per strada e diventavo nervosa e arrabbiata.”, dice Vishwakarma. I suoi vicini, racconta, pensavano che fosse impazzita. Nulla accadde mai al suo aggressore.

Pian piano venne a sapere che tutte le sue allieve avevano fatto esperienza di abusi – dai commenti volgari alle molestie e allo stupro. Fu allora che decise: le ragazze dovevano difendere se stesse nel mezzo dell’assordante silenzio di cui le circondava la loro stessa comunità. Era nata la “Brigata Rossa”. Il rosso della loro uniforme simboleggia il pericolo e la lotta, mentre il nero simboleggia la protesta. In gruppi di quattro o cinque, le ragazze affrontano gli uomini che stanno molestando qualcuna e intimano loro di smettere. Se il perpetratore rifiuta, lo puniscono svergognandolo pubblicamente. Nelle situazioni più tese, a volte è volato qualche schiaffo. “Stiamo esercitando i nostri diritti, – dice Vishwakarma – questa è autodifesa. La polizia non è sensibile nei nostri confronti e perciò dobbiamo difenderci da noi stesse.” Gyan, un locale maestro di kung fu, addestra le ragazze gratuitamente: “Lo faccio in nome della mia stessa figlia. – spiega – Queste ragazze sono coraggiose e quello che stanno facendo dovrebbe servire da lezione a tutti noi.” Le vigilanti della “Brigata Rossa” non ricevono solo addestramento fisico, ma istruzione su genere, sessualità e salute. E aiutano le bambine più piccole a frequentare la scuola.

Usha Vishwakarma è abbastanza soddisfatta: “Coloro che erano senza voce, le ragazze, ora ce l’hanno. Ora parlano per se stesse e hanno riacquistato orgoglio.” A sua sorella, la 16enne Lakshmi, abbiamo chiesto se quello che stanno maneggiando è un problema culturale dalle profonde radici. Lakshmi ha scosso enfaticamente la testa: “Questo non è un problema culturale, è un problema sociale, perché gli uomini hanno uno status sociale più alto delle donne.” La loro madre, all’inizio dell’impegno della figlia maggiore in questa faccenda, aveva delle riserve: “Ero spaventata. Mi chiedevo perché. E c’era un’enorme pressione da parte del vicinato, tutti a dirmi che mia figlia non doveva fare quel che stava facendo. Poiché organizzava assemblee che finivano tardi, la gente veniva a dirmi: “Tua figlia torna a casa di notte, non va bene”. Ma infine qualcuno mi ha anche detto: “Lasciala fare quel che vuole veramente”. Adesso sento che è una cosa buona, e so che sta creando un mucchio di cambiamenti. Un bel po’ di ragazzi che erano abituati a molestare le ragazze non lo fanno più: temono la Brigata Rossa.”

E da dove prende il suo coraggio, Usha Vishwakarma? “Quando soffri, acquisti questo coraggio. Quando ti vittimizzano, acquisti questo coraggio.”

 

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2 risposte a 21 agosto 2013 ore 17:13 LA BRIGATA ROSSA — LUNANUVOLA BLOG: UN ALTRO CONTRIBUTO DI MARIA DI RIENZO CUI PORGIAMO GRAZIE!

  1. diletta luna scrive:

    Bello, bellissimo. Fosse vero che qualcuno impari qualche cosa da questo metodo intelligente di affrontare un problema ” culturale e sociale ” che è presente purtroppo non solo in India.

  2. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Mi sembra che questo sia un modo intelligente, non violento, per combattere un grande male.

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