28 dicembre 2013 ore 21:24 ALBERTO BISIN E IL SUO (LORO) BLOG —ARTIC. DI REP. OGGI: —IL VIZIO ANTICO DI NAVIGARE A VISTA

File:Alberto Bisin - Trento - 2.JPG

 

Alberto Bisin (Milano, …) è un economista italiano, professore di economia presso la New York University ed editorialista del quotidiano la Repubblica e del blog noiseFromAmeriKa.

 

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Opinioni su economia, politica, cultura

Noisefromamerika.com è un blog scritto da un gruppo di italiani che vivono e lavorano (o l’hanno fatto in passato) negli Stati Uniti d’America. Questo il loro manifesto programmatico: “Nessuno di noi vuole diventare deputato, senatore, ministro, governatore della banca centrale e via elencando. Siamo economisti, facciamo ricerca, e siamo contenti così. Lasciamo la politica romana (e quella di Washington) ad altri, più capaci di noi. Per tutte queste ragioni ci piace pensare a quello che scriveremo come ‘noise’: non perchè si voglia noi far solo rumore, ma perchè come tale verrà probabilmente percepito. Inoltre, siamo cresciuti nelle scuole superiori italiane negli anni ’70-’80 e lì abbiamo imparato a riferirci al paese dove stiamo ora a nostro agio come ‘Amerika’”. Quando c’era il governo di centrosinistra erano considerati di destra, ora vengono indicati come antiberlusconiani. In questo spazio vengono raccolti i loro interventi e i contributi inediti scritti per il web.

 

 

DA JACK’S BLOG

IL VIZIO ANTICO DI NAVIGARE A VISTA (Alberto Bisin)

 

 

 

 

28 dicembre 2013

8 Votes

 

L’immagine è una di quelle per stomaci forti, un uno-due da far barcollare chiunque: il governo che all’ultimo minuto manda in Parlamento un decreto legge per salvare Roma dal fallimento e un altro il cui obiettivo è prorogare al 2014 quello che quest’anno non si è riusciti a fare.Il Parlamento che coglie al volo l’occasione riempiendo questi provvedimenti di ogni tipo di spesa al fine di saziare clienti ed amici. La lista come è noto include luci led per i semafori, garanzie per chi affitta immobili a prezzi sovramercato allo Stato, una sanatoria per case in legno costruite su aree demaniali, l’eliminazione (addirittura retroattiva) dell’incompatibilità al mandato parlamentare per i sindaci di comuni minori.

Ma succede nelle migliori famiglie, si dirà. Questo tipo di spese clientelari ha addirittura un nome in inglese, che fa riferimento ai barili pieni di pezzi di maiale, e un sondaggio di Cnn rivela in questi giorni che due americani su tre considerano il (loro) Parlamento un covo di fannulloni. Ma il nostro Paese è sull’orlo della crisi economico-finanziaria, senza crescita né prospettive di crescita. In queste condizioni, mentre si richiedono sacrifici al Paese, per altro in modo sempre più irrazionale ed iniquo, questo comportamento da parte di governo e Parlamento è davvero sbalorditivo. Sbalorditivo è anche che solo l’intervento del presidente della Repubblica, ancora una volta all’ultimo istante, abbia indotto il governo a ritirare il “salva Roma” e la presidenza della Camera a immaginare le modifiche dei regolamenti parlamentari auspicate dal Presidente nella sua lettera.

Purtroppo, superato il primo stupore, non è difficile realizzare che gli avvenimenti di questi giorni non sono che l’ultima manifestazione della struttura istituzionale del Paese, che porta la politica ad agire solo all’ultimo istante, quando costretta dal calendario, da un annunciato fallimento, dagli investitori internazionali, dall’Europa, dal giovane politico nascente che scalpita, dal cantore dell’anti- politica che sbraita, dal senno dell’anziano Presidente. Agendo all’ultimo istante, la politica agisce male, in modo rozzo e confusionario, senza né piano né obiettivo altro che la propria sopravvivenza.

In occasione di un incontro quest’autunno con alcuni investitori a Wall Street, il presidente del Consiglio Letta ha presentato una ben strutturata introduzione alla situazione economica italiana, ma al momento delle pragmatiche e dirette domande da parte degli ascoltatori ha saputo solo rispondere in modo incerto, vagheggiando del potere miracoloso del prossimo semestre di presidenza italiana all’Unione Europea. Ecco, questo aneddoto ben rappresenta la situazione, a mio avviso: un governo che naviga a vista, aspettando Godot, in un Paese che invece ha bisogno immediatamente di una serie di riforme da gelare il sangue.

Gli esempi non mancano certo, anche limitandosi a guardare nel “milleproroghe”. Si salva Roma dal fallimento. Non è certo la prima volta; cosa ci garantisce che sarà l’ultima? Certo, un provvedimento approvato male e re-infilato all’ultimo istante nel milleproroghe non è certo la premessa di un solido e credibile piano di ristrutturazione delle finanze della città, il risultato di una accurata analisi del suo bilancio e di quello delle compartecipate.

Si riallocano 6,2 miliardi di euro di fondi strutturali europei. Bene, ma come si riallocano? 2,2 miliardi alle imprese. Ma quali imprese? Cosa ci garantisce che non siano come sempre privilegiate le grandi imprese ben connesse alla politica, con minime ricadute sulla produttività totale dei fattori? È forse cambiato qualcosa nei meccanismi strutturali di aiuto alle imprese stigmatizzati ad esempio dall’insabbiato Rapporto Giavazzi? E i 700 milioni per il sostegno all’occupazione? Nulla ha più bisogno di sostegno che l’occupazione. Ma anche qui, sono forse cambiati i meccanismi? Come possiamo garantire che il sostegno non vada all’occupazione improduttiva presso aziende decotte come è sempre stato fino a ieri?

Per non parlare delle economie locali, cui il milleproroghe assicura 3 miliardi, a pioggia. Cosa ci garantisce che questi 3 miliardi non finiscano nel buco senza fondo che alcune di queste amministrazioni hanno ad oggi rappresentato? Cosa è cambiato che ci garantisca che la “valorizzazione dei beni storici” non consista nell’inutile finanziamento di un qualche sito web curato dal politico senza lavoro o dall’amico dell’amministratore di turno mentre Pompei si sgretola marcendo?

Il punto è che qualunque intervento che preceda una profonda riforma strutturale dei meccanismi istituzionali che regolano l’allocazione dei fondi di spesa pubblica è inutile se non dannoso. E la spesa pubblica non è il solo ambito in cui riforme strutturali siano necessarie prima di interventi tampone: aiuti al sistema finanziario non servono fino a che non si intervenga sul sistema di governance delle banche (basta guardare a cosa sta succedendo al Monte dei Paschi in queste ore); pagare i vecchi debiti dello Stato alle imprese ha poco senso se si allungano i tempi di pagamento dei nuovi debiti; togliere una tassa per aumentarne un’altra, senza un piano di finanza pubblica, ha solo l’effetto di aumentare l’incertezza e quindi di paralizzare investimenti e consumi.

9 pensieri su “IL VIZIO ANTICO DI NAVIGARE A VISTA (Alberto Bisin)”

  1. allora che cosa si fa??diamo le sorti del paese in mano ad un ex-comico sputasentenze,capace solo di menar botte a destra e a manca??aspirante castigamatti,ma assolutamente digiuno delle più elementari regole della politica e di una sana economia??

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  2. Dario Mignacca ha detto:

    Mah, che schifo….ma a dire il vero, per come è strutturata la società italiana, non vedo comportamenti possibili differenti, il problema sta dentro, ma mica tanto dentro, si vede benissimo, a occhio nudo, il solito Mercato delle Vacche di fine anno? Si, Intanto una differenza c’è, mancano le migliaia di miliardi di lire che i politici pagavano come tangente alla Fiat del signor Agnelli. Il resto?. Sta lì, ne baratro dal quale, non ne usciremo e solo per una ragione: in Italia con le Regioni, le Province, i Comuni, i Consorzi, gli Enti, le Partecipate, le Asl, la Scuola e l’Università….ahm, dimenticavo la Politica, il 70% circa degli italiani, ci mangia da decine di anni…..

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  3. mara parodi ha detto:

    I “lavori” attuati dal nostro governo hanno lo stesso effetto che fa una trasfusione ad un malato di leucemia…un palliativo temporaneo che affievolisce alcuni sintomi ma non cura la malattia…insomma un’inutile perdita di tempo!

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  4. Saverio Renzi ha detto:

    Se vogliamo che le leggi finanziarie abbiano diverso effetto e vadano a spingere sulla ripresa piuttosto che tappare buchi e creare altro clientelismo, è necessario rinnovare il parlamento sostituendo il porcellum con un sistema maggioritario a doppio turno, e formare un governo che assuma coraggiosamente l’impegno di ricostruire lo stato ab imis fundamentis senza guardare in faccia nessuno. Altrimenti si continuerà a vivacchiare, a sopravvivere, a navigare a vista, che poi è un affondare senza speranza di cui prenderemo coscienza quando sarà troppo tardi. Letta è uno scolaretto che si presenta all’interrogazione con la lezioncina imparata a memoria e che di conseguenza annaspa o va nel pallone davanti alle domande fuori schema. Dovrebbe essere lui per primo a dire basta rassegnando le dimissioni al suo protettore.

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    • nives guerra ha detto:

      SAVERIO….sai cosa mi manda di più in bestia nell’atteggiamento di Letta? Il suo dichiararsi sempre e comunque ottimista, mentre vivacchia privo di bussola con la sua barchetta stipata di mezze figure mediocri, incapaci e irresponsabili. Mi sento presa per i fondelli tutte le volte che dichiara che il 2014 sarà l’anno della ripresa! Quale ripresa può esserci senza un piano, senza una visione lungimirante?

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  5. Dilettanti della politica, maestri dell’amicismo-familismo. Per non andare oltre.

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