16 febbraio 2014 ore 17:18 david laChapelle—art sg per immagini della sua ultima MOSTRA /// qui da vogue 2012, altre immagini, e un’intervista con -finalmente!- qualche notizia su di lui in italiano–se non lo conoscete, non perdetevelo!

 

DA VOGUE ITALIA:

NEWS|Focus On|David LaChapelle

David LaChapelle

“Se lo vedo nella mia mente posso farlo accadere”

 

David LaChapelle è a Milano per poco più di 24 ore per presentare la tappa italiana della sua mostra “Earth Laughs in Flowers” alla galleria Robilant+Voena. È nella galleria milanese che lo intervisto.

Il nostro appuntamento è alle 15, io e Marco Morona, il video-operatore, arriviamo alle 14.15 per avere il tempo di riprendere le fotografie esposte. David arriverà alle 16, un’ora di attesa in cui mi chiedo che cosa aspettarmi da questo enfant prodige/terrible, voluto da Andy Warhol giovanissimo per Interview, che in soli 48 anni ha vissuto tutte le fasi tipiche di una lunga carriera: fame – fama – ritiro dalle scene. Solo che nel suo caso il ritiro è stato volontario e nel momento di maggior successo e celebrità.

David ha conosciuto e fotografato tutte le celebrities più pop degli ultimi 20 anniMadonnaMichael JacksonLady Gaga, ha avuto contratti con tutti i magazine più importanti del mondo e scattato campagne pubblicitarie per i più grandi marchi internazionali, per poi, nel 2006, decidere che quello che aveva da dire utilizzando quei mezzi di comunicazione lo aveva detto e quindi basta, si sarebbe ritirato alle Hawaii, in una farm, per tornare ad avere quella connessione con la natura che sente necessaria e che “la nostra società moderna ha perso”.

Dal momento in cui inizia a rispondere alle mie domande l’atteggiamento da bimbo birbante che aveva fino all’attimo prima di sedersi scompare, è un uomo maturo, estremamente lucido, intelligente e disposto a mettersi in gioco. Gli chiedo quali siano state le references per questa ultima serie di still life (vita tranquilla? è il titolo di un film inglse), e se l’assenza di figure umane significhi anche un prendere le distanze dal suo lavoro del passato.

David risponde di come si sia ispirato ai maestri della pittura barocca, che ha reso contemporanei inserendo nei tableaux oggetti di uso comune legati alla nostra società consumistica. Oggetti che rafforzano il concetto di caducità della vita, già espresso dal simbolismo dei fiori allegorici delle stagioni dell’ esistenza. “Gli oggetti sono creati per andare fuori moda, sono pensati per rompersi e diventare obsoleti”.

LaChapelle insiste su quanto gli stia a cuore cioè che le sue fotografie siano semplici da leggere, che siano per tutti e non solo per gli studiosi e i critici d’arte, per questo i simboli che utilizza appartengono alla cultura pop. Racconta di come tornare a esporre nelle gallerie rappresenti un cerchio che si chiude, perché è così che era iniziata la sua carriera negli anni ’80, esponendo le sue fotografie nelle gallerie di New York, ancor prima che Warhol lo chiamasse per Interview.

L’esperienza con Warhol e Interview gli ha sicuramente aperto tutte le porte, il talento ha fatto il resto e in poco tempo David è diventato una celebrity al pari di quelle che fotografava. David è sempre stato un visionario,“negli anni ’80, prima ancora del digitale, dipingevo sui negativi”.

“L’arte è stata una vocazione, ho sempre saputo che sarei diventato un artista”; gli chiedo come avvenga il suo processo creativo e mi racconta di come le immagini “mi appaiono semplicemente in testa, vivo e lavoro in maniera molto intuitiva senza pensarci troppo; seguo le immagini che mi appaiono in testa e le creo”, “creo scenografie, creo scenari e magia; è questo che ho sempre fatto”.Quello che a occhi inesperti potrebbe sembrare un uso massicio di post-produzione è in realtà il frutto del lavoro di tante persone, della costruzione di set complessi e molto elaborati dove tutto è “lifesize” (a misura della vita?) e originale.
L’utilizzo dei ritocchi digitali nelle fotografie di David è ridotto al minino.

“Provo a fotografare l’in-fotografabile”, David Lachapelle sembra un personaggio di fantasia, un mix fra Peter Pan ed Edward Scissorhands. Il suo stile così volutamente carico, giocoso e cartoonish reca in sé una profonda critica del consumismo e degli aspetti superficiali della società contemporanea, inoltre quella di LaChapelle è una fotografia colta, ricca di richiami all’arte antica e rinascimentale.

È un giovane saggio, burlone e geniale Lachapelle, che utilizza il linguaggio della contemporaneità per interrogarsi e interrogarci sulle grandi domande della vita e dell’esistenza. Non appena finiamo l’intervista David torna a indossare la maschera del birbante, e a me un po’ dispiace salutarlo.

 

Video intervista e testo Alessia Glaviano

Filmed and edited by Marco Morona

Special thanks to David LaChapelle video

Special thanks to Robilant + Voena

 

di vogue.it

Pubblicato: 14 marzo 2012 – 07.00

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