26 MARZO 2014 ORE 21:35 STEFANO FELTRI, ECONOMISTA DE “IL FATTO QUOTIDIANO” // INTERVISTA BARBARA SPINELLI SUL VOTO FRANCESE—

 

VENTO LARGO-BLOG DI GIORGIO D’AMICO (ANCHE SU FACEBOOK)

http://cedocsv.blogspot.it/2014/03/francia-e-il-fallimento-della-sinistra.html

 

LO CONOSCETE?   stefano feltri, giornalista de IL FATTO, è bravo, preparato oltre che molto giovane e soprattutto carino, anche nel modo di parlare serio e che lascia spazio…

 

 

MARTEDÌ 25 MARZO 2014

Francia: è il fallimento della sinistra di governo che apre le porte alla destra estrema.

Una lucida analisi del voto francese.

 

Stefano Feltri—-IL FATTO QUOTIDIANO

 

“Non chiamateli populisti, è la destra degli illusionisti”

 

Intervista a Barbara Spinelli

 

Oggi è candidata alle Europee per la lista Tsipras, pronta a collaborare con Beppe Grillo nell’Europarlamento (come ha detto ieri all’Huffington Post), ma da mesi Barbara Spinelli, editorialista di Repubblica , avverte che sta montando un’onda anti-europea.

 

Barbara Spinelli, il successo del Front National è il successo di un partito di estrema destra o di un movimento anti-europeo?

Il risultato delle amministrative francesi è una vittoria delle destre e degli anti-europei. Nella categoria delle destre ci metto anche i post-gollisti dell’Ump.

 

Perché i francesi hanno votato un partito anti-europeo? Sono tra quelli in Europa che hanno subito meno le conseguenze dell’austerità.

Soffrono anche loro per la disoccupazione e la riduzione della spesa pubblica. Anche se il modello sociale francese ancora regge. Ma la crisi è sentita come molto presente, anche se minimizzata da un governo passivo. La paura ha creato questo risultato che non è una sorpresa.

 

Cos’è rimasto della destra più becera in questo Front National vincente?

Marine Le Pen ha fatto dell’elemento anti-europeo il fulcro del suo discorso politico. Le punte più vergognose, come l’antisemitismo, sono state messe in sordina anche se riemergono qua e là. Ma nell’immaginario collettivo francese l’idea del capitalismo dei banchieri ebrei che aggredisce il popolo minuto esiste ancora, solo che ora viene proiettato sull’Europa, come in passato sugli Stati Uniti. All’Europa vengono applicati gli argomenti usati un tempo dall’antisemitismo, così come alla finanza, alle banche: per questo la retorica della Le Pen è così efficace. Lo spauracchio ebreo è diventato lo spauracchio europeo, il discorso antisemita tradizionale non serve neppure più.

 

 

È populismo o una comprensibile reazione all’Europa dei tecnocrati e della Troika?

Io lo chiamerei un grande movimento illusionista perché si illude di poter tornare alla moneta nazionale e allo Stato pienamente sovrano. Abbiamo un partito di estrema destra che prende molti voti popolari e comincia ad avere un radicamento territoriale molto forte. L’accusa di populismo serve a non affrontare domande cui la sinistra (oltre alla destra) non ha più risposte. Non si può chiamare populismo ogni domanda popolare.

 

C’è una carica anti-democratica nella estrema destra francese?

In Marine Le Pen sicuramente sì, è estremamente forte, come in altre destre europee, tipo quella ungherese. Questa non è solo una crisi economica, è anche una crisi della democrazia. Però è una pericolosa illusione quella di uscire dalla democrazia per trovare un popolo innocente che non ha bisogno di rappresentanza. C’è anche un elemento di xenofobia preoccupante.

 

Che messaggio arriva da Parigi alla politica italiana?

Il primo messaggio è per la destra: in Francia c’è una destra che è in frantumi dalla seconda metà della presidenza Sarkozy, incapace di elaborare idee o linee chiare. La debolezza della destra è sempre pericolosa per la democrazia, è allora che si crea uno spazio per movimenti come il Front National.

 

Anche i socialisti sono andati molto male.

In Francia la sinistra ha forti responsabilità, perché governa. Ed è una sinistra congelata, passiva, attendista. E disastrosa per quanto riguarda la politica europea: da quando Hollande è stato eletto presidente, dall’Eliseo non è arrivata una sola idea forte sull’Europa (togliere “dall’Eliseo”). Perfino Sarkozy aveva più idee di lui. Eppure più volte la Germania ha fatto capire che se ci fosse stato un passo deciso di cessione di sovranità da Parigi, soprattutto sulla difesa, ci sarebbero state aperture sull’economia. Invece niente.

 

 

Renzi sembra già impegnato nel tentativo di intercettare la delusione e la rabbia verso l’Europa.

Il punto è cosa fare, sul serio, per accrescere la forza dell’Europa. Siamo agli inizi, difficile dire quale sarà la politica di Renzi nei prossimi mesi, ma quello che si è sentito finora sono parole, non progetti. In Europa non ha presentato alcuna slide, come ha fatto per il Jobs Act. Non ha chiesto gli eurobond o un New Deal. Anche se Renzi ha appena cominciato, mentre Hollande mostra questa inerzia dal 2012.

 

È giusta l’analogia tra Front National e Movimento Cinque Stelle?

No, il M5S intercetta il malumore sociale, ma contiene le spinte che sono tipiche della destra estrema. Anche sull’Europa Beppe Grillo è molto più cauto di Marine Le Pen, dice che se l’Ue non fa politiche di solidarietà, solo allora si dovranno fare referendum. L’elettorato del Front National è più simile a quello della Lega o di Alba Dorata in Grecia che a quello dei Cinque Stelle.

 

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