26 MARZO 2014 ORE 23:20 – direttissimo da bologna… // PIETRO INGRAO E LA POESIA E IL LEOPARDI—99 ANNI! FORSE IL PIU’ CARO AL MIO CUORE DOPO UN INCONTRO AD UNA MANIFESTAZIONE A ROMA: SI ERA MESSO SUL CIGLIO DELLA STRADA, TENNIS E JEANS CHIARI— GLI HO DETTO QUALCOSA DANDOGLI DEL TU E MI HA RISPOSTO NATURALMENTE COME PARLASSE AD UN SUO VICINO…

ACCETTERA’ IN OMAGGIO QUESTA MUSICA ALGERINA  QUASI L’INTERNAZIONALE CHE CONTA OGGI? E POI, RAGAZZI BELLI, NON VI PIACERA’, MA DOVREMO CANTARGLI “BANDIERA ROSSA”!
COMINCIA DONATELLA…E NOI DIETRO!
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R2 Cultura
Il grande eretico della sinistra compie 99 anni
Un raro testo rivela l’altra passione della sua vita: LA POESIA
Pietro INGRAO
IL SECOLO BREVE DI UN COMUNISTA POETA
ALESSANDRA LONGO
QUI A LATINA UN GIORNO FA—FORSE ALLA MANIFESTAZIONE DI LIBERA?
LENOLA, IL PAESE DOVE SI E’ RIFUGIATO—NON SO QUANDO—E DOVE E’ NATO 99 ANNI FA
VE LO CONSIGLIO, COME SI DICE, “CALDAMENTE”…E “FREDDAMENTE”…SONO LETTERE:


Novantanove anni di una storia intensa e appassionata. Pietro Ingrao li compie questa domenica, il 30 marzo. Ha attraversato il Novecento, ha conosciuto la clandestinità durante il fascismo, aderito al Pci nel 1940, fatto la Resistenza, ricoperto ruoli di primissimo piano nella vita pubblica di questo Paese, primo comunista a presiedere la Camera dei deputati. È stato leader e maestro di intere generazioni, padre e nonno di una famiglia bellissima che celebra il suo traguardo in un clima di tenerezza e rispetto. 1915-2014: «Sono un figlio dell’ultimo secolo dello scorso millennio», dice di sé. Il secolo dei drammi e delle speranze, «anni grandi e terribili». Pietro Ingrao: il comunista eretico, l’uomo curioso, «dubbioso», come lo definisce Valentino Parlato, solo 83 anni, fondatore del manifesto, «amendoliano di sinistra». «Il dubbio in Pietro non è mai stato incertezza — dice Parlato — al contrario è stato ansia e ricerca di capire. Quel che prevale oggi è il contrario: in ossequio al mito della rapidità, si fanno affermazioni immediate, nettissime e poco importa se sbattono contro la realtà».
Umile, appassionato, duro, radicale ma «di un’ortodossia non rigida». È il ritratto che ne viene fuori, dovendo far sintesi. Luciana Castellina lo ha avuto come testimone di nozze quando sposò Alfredo Reichlin. È andata spesso a trovarlo nel suo rifugio di Lenola: «La poesia, prima della politica, è stato il grande amore. Da giovanevinse anche un premio. Adesso, in tarda età, nell’uomo è tornato prepotentemente il poeta» (pubblichiamo una testimonianza di questa passione attraverso gli stralci di un’intervista su Leopardi concessa a Valerio Calzolaio nel 1998 e pubblicata sul trimestrale del Gramsci Marche).
Del resto c’è stata poesia anche nel suo modo di raccontare la fatica, l’umiliazione, la solitudine dei più deboli. Ettore Scola confessò il suo «innamoramento » per «Pietro» in una lettera pubblicata due anni fa sull’Unità. Scola racconta di una trasferta elettorale in Irpinia. Ingrao era lì a concludere la campagna di Giorgio Amendola (memorabili i loro scontri politici) e il regista così lo descrive: «Parlasti al contadino che torna la sera dal lavoro nei campi, tenendo il figliolettoper mano, e quando incontra il padrone a cavallo si toglie la coppola. Anche il piccolo stava per scoprirsi il capo… ma nella piazza echeggiò il terribile “No” che tu gridasti dal palco per bloccare a mezz’aria il gesto di soggezione del bambino. “No, tu no, non devi inchinarti davanti al padrone. Tuo padre con tutti noi difenderà il tuo diritto al lavoro e alla tua dignità!”».
Quel no di Ingrao, la sua capacità di indignarsi, e non solo, perché «indignarsi non basta», come scrisse. Quel no di Ingrao che, tuttavia, ricorda Castellina, non gli impediva di «essere un uomo straordinariamente popolare nel Pci. Noi figli dell’ala ingraiana dicevamo sempre: “Speriamo che non lo applaudano troppo perché quasi sempre all’entusiasmo in sala corrispondeva la nostra sconfitta politica, la vittoria della destra del Pci”». Erano l’ala sinistra, «ma una sinistra critica nei confronti dell’Urss, diversa dalle altre sinistre dei partiti comunisti europei, più liberale nel modo di intendere il partito». L’imprinting di Ingrao in netta contrapposizione con «la corrente amendoliana». Letture diverse della società. Ingrao già allargava l’analisi agli effetti del capitalismo avanzato sull’Italia arretrata, già parlava di alienazione e consumismo.
Novantanove anni di sfide, anche perse, come quando si oppose alla svolta della Bolognina, allo scioglimento del Pci. E poi l’approdo in Rifondazione, l’appoggio ultimo a Nichi Vendola. E una curiosità che non si spegne anche quando la voce si fa flebile. «Politica e vita si sono molto fuse ». I comizi, i libri, la famiglia, la moglie Laura Lombardo Radice, i cinque figli, Chiara, Renata, Bruna, Celeste e Guido, la sorella Giulia che gli stringe tenera la mano nel documentario di Filippo Vendemmiati. Capacità di tenere tutto insieme. Il pugno chiuso senza nostalgie, guardando avanti, alle questioni ambientali, ai movimenti, alla battaglie delle donne, in sintonia con i giovani come accade ai Grandi Vecchi che, in realtà, rimangono freschi dentro. Saranno giorni di celebrazione per Ingrao nella sua terra, tra Lenola e il mare e le spiagge di Gaeta. Novantanove anni e riconoscersi ancora nelle parole di Brecht: «Il mondo è cambiato, ma il tempo delle rivolte non è sopito: rinasce ogni giorno sotto nuove forme ».
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