ORE 07:19 ANTONIO ALBANESE —GIU’ AL NORD— (1997) —VI PIACE RIDERE COSI’ (IN QUESTO MODO DI DOMENICA? FATEMELO SAPERE!)? /// PURTOPPO NON SO DIRVI SE LO SPETTACOLO E’ COMPLETO—

 

ANTONIO ALBANESE   GIU’ AL NORD —1997—PARTE PRIMA

https://www.youtube.com/watch?v=YP-TOQ-SGuE

 

ANTONIO ALBANESE   GIU’ AL NORD –1997—PARTE SECONDA

https://www.youtube.com/watch?v=-DdLsgmidF4

 

 

GIU’ AL NORD (1997)
di Antonio Albanese, Michele Serra ed Enzo Santin
collaborazione ai testi e regia di Giampiero Solari.

Il nord inteso come luogo immaginario dove la produttività e la necessità di lavoro diventano sinonimo di vita e viceversa. Otto personaggi ruotano intorno al tema del lavoro inteso come affaticamento, nevrosi , ossesione sociale e culturale sino ad arrivare all’identificazione dell’essere per lavorare e lavorare per essere. Antonio Albanese e i suoi multipli, porta in scena Perego, industriale self made man, produttore di eternit. Il Professore, un docente con sindrome da esami che boccia il suo primo allievo dopo quindici anni. Lo Scultore di Fumo, artista incompreso che sfoga la sua vena artistica disegnando nell’aria rarefatte figure immaginifiche. Il Capo-Officina, operaio simbolo dell’alienazione da fabbrica, che stringe relazioni solo con le macchine sulle quali lavora. Il Capoturno, fan della pulp-culture che descrive la provincia italiana popolata da persone agli estremi dell’immaginabile. L’Uomo che non sa che lavoro fa, una sorta di consulente globale full optional e iperattivo, millantatore di false professioni. Unico superstite del repertorio di Albanese è Alex Drastico, ex teorico del lavoro, che si ripresenta nei panni di imprenditore come titolare di una palestra.
Sono personaggi che sembrano uscire dallo stesso labirinto, vittime dell’arte dello sgobbare, parenti o forse conoscenti, comunque maschere paradossali, surreali e comiche di una realtà di fine secolo. Si muovono in un’ ambientazione industriale esasperata dal suono del lavorio delle macchine, strumenti che si uniscono alle musiche eseguite dal vivo dal percussionista Piero Guerrera e dal sassofonista Massimo Cavallaro. L’epilogo è affidato ad Antonio Albanese che sveste i panni di personaggio per trasformarsi in narratore poetico di una storia dai contorni romantici che ridimensiona i ritmi all’ interno di un paesaggio di lamiere.

 

 

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