ore 21:46 —UN AMABILE RITRATTO DI RENZI : L’AUTORE TRA PIACEVOLEZZE E CONFRONTI ILLUSTRI, SEMPLICEMENTE RADE AL SUOLO IL RESPONSABILE DELLE NOSTRE SORTI—DA DONATELLA D’IMPORZANO, CHE DA UN PRIMO SGUARDO HA PROVATO UN ODIO PASSIONALE PER RENZI—QUASI FOSSE LUI A POTER DARE L’ULTIMO COLPO ALLE VITALI ILLUSIONI DI UN’EPOCA /LA NOSTRA

 

repubblica del 20 settembre 2014  p.4

 

 

” La colonna di Marco Aurelio….” di Filippo Ceccarelli

 

 

 

DALL’ISTANT VIDEO SUL JOB  ACT

 

 

 

 


Dalla tele-vendita alla ” adlocutio”, che sarebbe il discorso
dell’imperatore alle truppe, la distanza è apparentemente abissale, e
se ne trova conferma nella colonna  di Marco Aurelio che giganteggia
alle spalle del presidente Renzi.
Non si penserà mica che sia finita lì per un caso. Nel lungo
bassorilievo che si attorciglia nel marmo è descritto l’imperatore
filosofo che debella Germani e Sarmati, in appena due minuti e mezzo
il tele-premier della post-politica mette in rete un marketing
aggressivo contro i sindacati ” ideologici”.
Il video di Palazzo Chigi è un piccolo gioiello di propaganda o, se si
preferisce, di comunicazione all’altezza dei tempi. Quindi a suo modo
efficace, a cominciare dalla tempistica, che oscura i malanni
economici dell’Italia, le ripetute sconfitte in Parlamento e gli
impicci familiari.
Lo strumento scelto non è berlusconiano, è di più: indica l’evoluzione
della specie relegando definitivamente i filmati del Cavaliere- mesti,
fermi, noiosi, quella scrivania vasta e pomposa, quel damasco
polveroso, quel lampadario di inutile lusso- nell’archeologia visiva
di un tempo remoto.
Renzi parte a bocca aperta, poi fa l’imitazione della Camusso
attribuendole un tono ridicolmente stentoreo, quindi torna se stesso,
socchiude gli occhi, aggrotta la fronte, alza il sopracciglio a tratti
anche la voce. ” Con le parole- ha detto una volta Berlusconi- il
ragazzo è bravo”.
Per quanto riguarda i contenuti la faccenda è più complicata. Ma la
tecnica dello story-telling, o narrazione di servizio, ha proprio lo
scopo di superare ogni possibile divaricazione. Così contro la
prevedibile retorica sindacale che evoca la Thatcher, contro gli
scontati racconti collettivi del secolo scorso, cosa ti inventa il
giovane premier formatosi nell’intrattenimento?
Ecco, convoca una certa “Marta”, non solo giovane e precaria, ma anche
e perfino incinta, e poi ” Giuseppe”, cinquantenne senza tutele, e
infine un anonimo artigiano vessato dalle banche. Sono persone che non
esistono, ma in qualche modo sì, perché lui, battezzandole, le fa
vedere e le rende vive, in ciò facendone dei testimonial funzionali
alla sua, di retorica.
Tutto questo sembra che il premier dica e faccia con maggiore
intensità dopo essersi tolto la giacca. La camicia bianca, ormai
divenuta una sorta di uniforme e addirittura esportata ai leader della
sinistra europea, lo rende qualcosa di più che un politico diverso da
tutti gli altri: un brand, una marca e insieme un marchio di successo.
Di lotta e di governo, mai come in questo video-messaggio
In una approfondita disamina al recente festival della Mente di
Sarzana, Marco Belpoliti, col sussidio di esempi storici e di
parecchie immagini, ha concluso che i più accorti leader di questo
tempo privo di ideologie tendono a operare nella società come la Apple
o la Coca Cola. “L’hanno imparato a fare dagli attori
hollyvoodiani”-aggiunge-” Le sette camicie di Matteo- questo il
titolo- dicono che l’indumento dello stilista Scervino è parte
essenziale dello stile, della strategia, notorietà e desiderabilità
incluse”.
Ma recitava Matteo nel suo video di guerra alla CGIL? Certo che sì.
Tutti i politici più o meno lo fanno. Lui meglio- anche se ieri le
mani, che pure sono parte fondamentale della sua recitazione, si
vedevano e non si vedevano. Anche in questo superando la lezione
berlusconiana, quanto a tecnica attoriale il premier comunica
sincerità a prescindere dai fatti. In altre parole è la premessa della
persuasione. I cococò e i cocoprò, menzionati con qualche lampo di
troppo, avranno modo di giudicare.
Il momento migliore quando sembrava che l’ardore dell’oratoria
presidenziale si fosse placato e invece, a sorpresa, lui è ripartito
in quarta accusando gli odiosi ideologi con la formula, che è da
sempre la sua grande forza: “Dove eravate in questi anni?”. Qui il
messaqggio è ritornato implicitamente alle origini del renzismo:
rottura generazionale, giovinezza, rottamazione, illimitata fiducia in
se stesso. Quindi slogan pubblicitario, dall’inclinazione vagamente
pannelliana:” difendiamo i diritti di chi non ha diritti”.
Io, noi siamo dunque buoni.Loro, che si opporranno a questa mirabile
riforma, sono i cattivi. La vedremo.La politica post-ideologica, dopo
tutto, non coltiva sfumature e pencola e slitta sempre un po’ sul
manicheismo e un ingenuo semplicismo. Ne fa fede una genericità che
nell’oratoria del premier in camicia risuona spesso come una sospetta
costante. Il nuovo mercato del lavoro sarà ” giusto”; le nuove regole
pure “giuste”- ci mancherebbe- e ” non complicate”; il suo sforzo sarà
compiuto”in modo concreto e serio”. Fine.
Poi, appunto, i video finiscono. e di solito tutto si rivela
terribilmente difficile. La realtà si prende i suoi tempi e le sue
rivincite. Nel frattempo, fuori dalla finestra di palazzo Chigi, il
lungo bassorilievo della Colonna e dei trionfi di Marco Aurelio ancora
una volta confermavano che in genere la storia procede come vuole
lei”.

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1 risposta a ore 21:46 —UN AMABILE RITRATTO DI RENZI : L’AUTORE TRA PIACEVOLEZZE E CONFRONTI ILLUSTRI, SEMPLICEMENTE RADE AL SUOLO IL RESPONSABILE DELLE NOSTRE SORTI—DA DONATELLA D’IMPORZANO, CHE DA UN PRIMO SGUARDO HA PROVATO UN ODIO PASSIONALE PER RENZI—QUASI FOSSE LUI A POTER DARE L’ULTIMO COLPO ALLE VITALI ILLUSIONI DI UN’EPOCA /LA NOSTRA

  1. Donatella D'Imporzano scrive:

    Il nostro (!) Presidente del Consiglio ha dato il colpo, non so se finale, a quello che si definisce ” la sinistra”. Sicuramente la crisi della sinistra nasce da molto lontano, in Italia e dal mondo. Non ha saputo in qualche modo dare un giudizio serio sulla globalizzazione, rinunciando ad una interpretazione e soprattutto ad una lotta per correggerne gli effetti devastanti. Ha cancellato, come fosse spazzatura, tutto quello che sapeva di socialismo e di sinistra, come per farsi verginella e potere accedere alla stanza dei bottoni. Ora, che si illude di esserci arrivata, non si accorge di essersi tramutata nel suo nemico storico e paga con leggerezxza questo prezzo, non accorgendosi (?) di non esistere più. Chissà se qualcuno si accorgerà che il re è nudo? Nel frattempo ci godremo cinicamente gli spot del Caro Presidente.

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