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BERLUSCONI: “QUESTO GOVERNO NON DEVE CADERE”. MA SPUNTA UN SONDAGGIO-SHOCK (Carmelo Lopapa)

 

 

 

23 settembre 2014 “La riforma di Renzi sul lavoro è la nostra riforma”. Ma il partito è inchiodato a una percentuale inferiore a quella delle Europee. Intanto Strasburgo smentisce l’ammissibilità del ricorso contro la decadenza.

Il timore improvviso che Renzi possa precipitare, il sondaggio choc, la doccia gelata da Strasburgo. Il lunedì nero per Silvio Berlusconi si materializza nel giro di poche ore in un’imprevista escalation che segna la giornata trascorsa ad Arcore tra dirigenti d’azienda, figli e avvocati.

Il leader di Forza Italia è disposto a tutto, pur di evitare un tracollo eventuale del governo guidato dal segretario Pd. «Non se lo può permettere l’Italia, le aziende, non ce lo possiamo permettere noi» ha confidato nelle ultime ore a chi lo ha sentito. La decisione di sostenere la riforma del lavoro annunciata da Renzi diventa quasi una mossa obbligata, nella strategia dell’ex Cavaliere. «C’è un corto circuito che rischia di paralizzarli, non me l’aspettavo che avvenisse così presto» è la considerazione preoccupata alla quale si è lasciato andare in privato. La paralisi sui membri laici di Csm e Consulta, i veti interni alla maggioranza sull’Italicum e soprattutto la battaglia della sinistra pd sulla riforma del lavoro sarebbero le tre trappole che, a suo dire, rischiano di imprigionare il presidente del Consiglio. «Se porta avanti quella riforma del lavoro, noi non possiamo voltarci dall’altra parte, è la nostra — ragiona l’ex premier — Se invece farà retromarcia, ci farà comunque un regalo enorme, per loro saranno guai».

La tesi insomma è che, in ogni caso, su questa partita Forza Italia ne esce vincitrice. Con la prospettiva — sulla quale molto spinge Brunetta, per la verità, tra lo scetticismo di altri — di un ingresso carpiato in maggioranza qualora i loro voti sulla riforma risultassero determinanti. Sta di fatto che nel partito (con l’eccezione degli oppositori interni, da Fitto a Capezzone) ormai nessuno si scandalizza a sentir parlare perfino di fiducia sul lavoro. «Il soccorso azzurro è in realtà un soccorso al Paese — spiega al Tg5 a sera il consigliere politico Giovanni Toti — a differenza della sinistra noi pensiamo al bene degli italiani, non certo del Pd, perciò se la riforma del lavoro non verrà snaturata siamo pronti a dare un contributo ad approvarla».

Berlusconi rientra oggi a Roma, incupito, raccontano, anche dai numeri di un sondaggio molto riservato e piuttosto disastroso che gli sarebbe stato consegnato nelle ultime ore. Il responso inchioda il partito a una percentuale inferiore perfino a quella delle Europee (era il 17). Un 15-16 che ha fatto strabuzzare gli occhi, ma che deve restare nei cassetti per evitare di alimentare il coro dell’opposizione interna anti Renzi. Se i numeri fossero quelli, sarebbe la conferma che la linea pro-governo non paga. Ma allo stesso tempo, ragiona il leader, un argomento altrettanto valido per dare una mano ed evitare il tracollo dell’esecutivo e le urne a breve. Ecco perché il capo di Forza Italia è intenzionato più che mai a portare avanti l’operazione azzeramento e rinnovamento interno, stanco dei vecchi dirigenti. Incontrerà nel pomeriggio i coordinatori regionali dei club “Forza Silvio” coordinati da Marcello Fiori, coinvolti a pieno nel nuovo progetto.

Con Strasburgo e la Corte europea dei diritti dell’Uomo l’entourage berlusconiana ha confezionato invece un pasticcio. Il ricorso sulla sentenza Mediaset deve ancora cominciare il suo esame, non è stato mai dichiarato ammissibile. La precisazione arriva direttamente dalla Corte europea, che ha smentito (all’ Ansa e poi con un comunicato ufficiale) l’annuncio fatto pochi giorni fa dal legale di Berlusconi Piero Longo. L’avvocato aveva dato notizia del primo sì di Strasburgo all’ammissibilità del ricorso per violazione delle norme sul giusto processo. Forza Italia in serata costretta a correre ai ripari a sua volta, «apprezzabili le dichiarazioni della Corte, aiutano a fare chiarezza» si legge. A consolare Berlusconi, raccontano, solo la notizia che la procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio di sei manager ed analisti di Standard&Poor’s per il declassamento dell’Italia nel 2011. L’accusa è quella di «intenzionale manipolazione del mercato finanziario». Per il leader forzista la conferma del «complotto» ai suoi danni: «Piano piano tutto sta venendo alla luce e si capiscono tante cose».

repubblica

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