Le parole
Le parole
se si ridestano
rifiutano la sede
più propizia, la carta
di Fabriano, l’inchiostro
di china, la cartella
di cuoio o di velluto
che le tenga in segreto;
le parole
quando si svegliano
si adagiano sul retro
delle fatture, sui margini
dei bollettini del lotto,
sulle partecipazioni
matrimoniali o di lutto;
le parole
non chiedono di meglio
che l’imbroglio dei tasti
nell’Olivetti portatile,
che il buio dei taschini
del panciotto, che il fondo
del cestino, ridottevi
in pallottole;
le parole
non sono affatto felici
di essere buttate fuori
come zambrocche e accolte
con furore di plausi e
disonore;
le parole
preferiscono il sonno
nella bottiglia al ludibrio
di essere lette, vendute,
imbalsamate, ibernate;
le parole
sono di tutti e invano
si celano nei dizionari
perché c’è sempre il marrano
che dissotterra i tartufi
più puzzolenti e più rari;
le parole
dopo un’eterna attesa
rinunziano alla speranza
di essere pronunziate
una volta per tutte
e poi morire
con chi le ha possedute
L’ABBIAMO PRESA DA QUESTO BEL SITO CUI SPESSO RICORRIAMO:
È proprio la religione vera quella che non occorre professare ad alta voce per averne il conforto di cui qualche volta, raramente, non si può fare a meno.
“””….. Cerco il segno / smarrito, il pegno solo ch’ ebbi in grazia / da te. // E l’ inferno è certo.
E’ nella poesia “La parola”? A differenza di te, non leggo le poesia a voce alta e diverse volte….né credo che imparerò…le loggo intuitivamente come la musica…pazienza…ma grazie! chiara