ore 21:46 gipi al museo luzzati -genova porto antico // DAL 28 MARZO AL 27 SETTEMBRE—

GIPI BERLUSCONI

 

 

 

 

gipi nasce a Pisa nel 63

 

 

 

 

 

 

 

DAVID RANDALL

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIPI, Illustrazione per Tèlèrama - Branagh, 2014. © Gipi

 

 

 

 

GIPI, La storia di faccia, 2001 © Gipi

 

 

 

 

GIPI, Il pugile, 1998. © Gipi

 

 

 

 

 

Gipi in mostra al Museo Luzzati di Genova

Gipi in mostra al Museo Luzzati di Genova© Gianni Gipi Pacinotti // Facebook.com 

Oltre 150 opere originali del fumettista, illustratore e regista. Per scoprire i suoi lavori a 360 gradi. Da sabato 28 marzo fino al 27 settembre

 

 

Genova – Mercoledi 11 marzo 2015

I suoi acquerelli lasciano sempre il segno, sia che ti raccontino una storia di vita, un po’ comica ma anche molto amara, come in LMVDM: la mia vita disegnata male, sia che narrino una storia a metà tra il presente e il passato. Una storia senza tante parole, capace però di commuovere, come solo Gipi sa fare.

 

 

 

 


E Gipi, al secolo Gianni Pacinotti, sarà protagonista della prima mostra antologica a lui dedicata. L’appuntamento è a Genova, presso il Museo Luzzati di Porta Siberia, al Porto Antico, da sabato 28 marzo fino al 27 settembre.

 

GIPI, Autoritratto come prigioniero. © Gipi

 

 

Autoritratto come prigioniero © Gipi

 


In mostra oltre 150 opere originali, per scoprire il lavoro di Gipi a 360 gradi. Molti i lavori inediti, molto diversi tra loro: Gipi è fumettista, illustratore e regista.

GIPI, Don Chisciotte, 2015. © Gipi

 


Nel 2011 ha girato il lungometraggio L’ultimo terrestre, liberamente ispirato alla graphic novel Nessuno mi farà del male di Giacomo Montiche, e che è stato presentato alla 68esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Francesca Baroncelli

 

 

 

GIPI, Illustrazione per La lingua ai tempi della Jihad - articolo di Salman Rushdie, 2014 © Gipi

 

 

 

 

Incontro in carcere con Gipi

 

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gipi-self-portrait1-583x1024Cella 45, secondo piano”. Alla casa circondariale Don Bosco di Pisa, uno degli agenti penitenziari ricorda ancora la cella dove, nei primi anni Ottanta, è stato rinchiuso un ragazzo ventenne “un po’ storto”, all’anagrafe Gian Alfonso Pacinotti. Quel ragazzo nel frattempo è diventato un uomo – ancora “storto”, ci tiene a precisare – e si fa chiamare Gipi. Per mestiere Gipi racconta storie per immagini. Nel mondo del graphic novel, dell’illustrazione e del fumetto, è considerato ormai un’icona, con i suoi seguaci e i suoi imitatori, in Italia come all’estero. Venerdì 22 marzo Gipi è tornato al Don Bosco di Pisa. A invitarlo questa volta sono state le associazioni Gli Asini e Antigone, che con il sostegno della Tavola Valdese, della Fondazione Charlemagne e di molte case editrici stanno promuovendo il progetto “Libri in carcere: la lettura che libera”, che prevede la distribuzione di alcune migliaia di libri nelle carceri italiane, in particolare nel polo toscano; la realizzazione di due laboratori di giornalismo radiofonico (a Roma Rebibbia e Milano Bollate); incontri mensili con gli autori (Gipi, Gad Lerner, Stefano Benni, Nicola Lagioia, Ascanio Celestini, etc).

Davanti a decine di detenuti, donne e uomini, italiani e stranieri, Gipi si è raccontato, partendo proprio da quando, “innocente, sono finito dieci giorni in carcere”. Quell’esperienza non l’ha mai dimenticata, ma prima di raccontarla sono passati molti anni e molti libri: Esterno notte,Appunti per una storia di guerraGli innocentiS. etc (pubblicati dalla Coconino Press). “Poi nel 2008 ho fatto un libro, LMVDMLa mia vita disegnata male – spiega – dove ho incluso tutte le mie esperienze da ragazzo scalmanato, raccontandole in forma buffa”. Tra queste, anche la storia del carcere, che comincia nel campo di marijuana coltivato sul greto di un fiume dall’amico “Metadonius”. Il ventenne “storto” non ha mai visto una cosa simile. Curioso, va a visitare il campo con Metadonius e con l’altro amico, Dorelli. Finiscono tutti e tre “faccia nel fango e pistola alla testa”, poi in carcere, prima in cella d’isolamento, dove Gipi scopre la paura e la “solitudine, quella fisica, quella vera”, poi nella sezione dei detenuti comuni. Qui, però, la storia si interrompe. “Quella cosa lì – spiega davanti ai detenuti del Don Bosco – non ho voluto raccontarla, perché l’ho vissuta per troppo poco tempo”. Gipi si è fatto “solo dieci giorni – spiega nel libro. Mentre c’è gente che si è fatta anni. Che se ne farà altrettanti. Ed è questa differenza che mi vieta di indugiare nel racconto”.

Il racconto dell’incontro di Gipi con i detenuti del Don Bosco di Pisa e con l’“asino” Giuliano Battiston, che gli rivolge qualche domanda, potete invece ascoltarlo qui:

 

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GENOVA

 

fino al 27 settembre

 

AL 28 MARZO AL MUSEO LUZZATI

L’ARTE DI GIPI NEL PORTO ANTICO DI GENOVA

Illustrazione per Il guardiano del faro – I racconti estivi di Paolo Rumiz ©GIPI

LUDOVICA SANFELICE

13/03/2015

Genova – Dal 28 marzo al 27 settembre, gli spazi della storica Porta Siberia al Porto Antico, sede del Museo Luzzati, saranno le quinte della prima mostra antologica dedicata all’arte di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, maestro del racconto e dell’immagine illustrata. 

In questa cornice verranno esposte 150 opere originali firmate dall’artista, fumettista, autore e regista che traghetteranno i visitatori oltre la fitta cortina di emozioni evocate nella tavole delle sue celebri graphic novel edite in Italia da Coconino Press, o tra le illustrazioni realizzate per giornali come “Internazionale”, “Repubblica” e “süddeutsche Zeitung”, o ancora tra i disegni destinati alle copertine dei libri, passando per una sezione interamente riservata al paesaggio – soggetto molto caro a Gipi -, in cui saranno raccolti diversi inediti.

Il percorso espositivo seguirà l’artista nel suo appassionante universo creativo in cui narrazione e disegno si muovono insieme alla ricerca della tecnica o dello spettro di colori più capaci di esprimere e sintetizzare visivamente la storia che sarà liberata. Un’idea di “scrittura del fumetto” che nel caso di “Questa è la stanza”, per fare un esempio, ha rinunciato all’impiego delle matite in tutte le scene dove i ragazzi suonano, e si è affidata direttamente alla penna, “sbagliando, disegnando un braccio storto e un altro sopra per rimediare…”, confidando nel fatto che “in quella perdita di controllo del disegno si riproducesse anche l’incapacità di suonare nostra, che avevamo al tempo, lo spirito di gruppo punk”.

Consulta anche:
La guida d’arte di Genova
Sergio Staino un viaggio a Berlino, 1981

 

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