ore 22:18 MANUELS VALLS ALL’EXPO E POI A TRENTO CON RENZI :: INTERVISTA DI ANAIS GINORI –+++

 

LE SCELTE DELL’EUROPA

L’intervista
In visita in Italia, il primo ministro riflette sui grandi temi al centro del dibattito:
“Dobbiamo ascoltare la rabbia dei popoli e rimettere l’Europa sul cammino dell’investimento, della crescita e dell’occupazione”
La sfida del premier Valls “Il populismo avanza la sinistra apra gli occhi possiamo ancora vincere”
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ANAIS GINORI

PARIGI . — «L’avanzata dei populismi in Europa non è ineluttabile». Davanti al successo del voto estremista in Francia, come altrove in Europa, Manuel Valls ostenta l’ottimismo della volontà e nasconde bene il pessimismo della ragione. Il figlio di immigrati, padre catalano e madre ticinese, che ha preso la guida del governo da poco più di un anno, tiene in bella vista nell’ufficio a Matignon un ritratto dell’ex presidente Georges Clémenceau, modello di autorità e fermezza. Il socialista — lui dice «progressista» — che vuole svecchiare la gauche ha le idee chiare. «La sinistra deve aprire gli occhi» racconta nella sua prima intervista a un giornale italiano da quando è primo ministro. Dopo aver visitato l’Expo di Milano ieri sera, Valls sarà oggi al Festival dell’Economia di Trento insieme al premier Matteo Renzi con il quale, spiega, condivide la voglia di «superare i dogmi».
Il Front National è «alle porte del potere», secondo le sue parole. In Europa trionfano partiti come Podemos e prima Tsipras.
Non li ritiene segnali che dovrebbero spingere i leader di governo a interrogarsi sui propri errori?
«Bisogna sempre sapere ascoltare il messaggio, la rabbia dei popoli. E’ vero, il populismo avanza in Europa. E’ stato alimentato da anni di crisi economica, dall’austerità che ha rotto la fiducia del progetto europeo, e della crisi di identità che attraversa l’Europa di fronte alla globalizzazione. Ma non c’è nessuna fatalità. Dobbiamo rimettere l’Europa sul cammino dell’investimento, della crescita e dell’occupazione. E affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti: il terrorismo, i flussi migratori, la transizione energetica e il cambiamento climatico».
A proposito di flussi migratori, lei è contrario alle “quote” previste dalla Commissione europea. La Francia non parteciperà al piano presentato a Bruxelles?
«L’eccezionale crisi nel Mediterraneo, con conseguenze terribili in termini di vite umane, necessita una risposta europea che sia all’altezza. La Commissione ha proposto un meccanismo temporaneo di ricollocazione dei richiedenti di asilo politico tra gli Stati membri dell’Ue. La Francia è favorevole a una ripartizione più equa nell’accoglienza. Oggi cinque Stati, tra cui Francia e Italia, si fanno carico del 75% dei rifugiati politici in Europa. Chiediamo che questi sforzi già compiuti vengano presi in conto nel meccanismo di ripartizione».
Non è un modo di frenare il piano, continuando a lasciare l’Italia da sola?
«L’Italia ovviamente non deve essere lasciata sola. Non è così che intendiamo l’Europa. Ma la solidarietà tra gli Stati membri deve andare di pari passo con la responsabilità, in particolare sui controlli alle frontiere. Dobbiamo muoverci su questi due fronti se vogliamo davvero essere efficaci».
Con le loro ultime proposte, François Hollande e Angela Merkel hanno di fatto chiuso alle richieste di David Cameron.
L’Europa non farà niente per evitare un eventuale “Brexit”?
«Non facciamo confusione. La Francia e la Germania hanno presentato delle proposte per contribuire al dibattito che si aprirà sull’eurozona. Le richieste di Cameron sono un altro tema. La nostra posizione è chiara: il Regno Unito ha pienamente il suo posto nell’Unione europea. Siamo naturalmente disposti a discutere eventuali richieste del governo inglese ma sempre nel rispetto dei
trattati».
Quali conseguenze avrebbe l’uscita della Grecia dall’euro?
«Dall’inizio della crisi, la Francia cerca una soluzione accettabile per tutti. Ci sono stati dei progressi reali e restiamo convinti che si possa arrivare a un accordo a stretto giro. Non lavoriamo assolutamente all’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro».
Nuovi partiti come Tsipras o Podemos appartengono a quella che lei definisce «sinistra passatista»?
«Il mio ruolo è semplicemente mettere in guardia dal rischio di fare promesse elettorali che poi non si possono mantenere quando si arriva al potere. E’ anche in questo modo che si alimenta la crisi di fiducia nella politica e la disperazione dei popoli».
La maggioranza non l’ha seguita sulle riforme, c’è una forte dissidenza all’interno della gauche. Andrà avanti lo stesso?
«Non sono d’accordo con questa sua analisi. E’ sbagliato dire che la maggioranza non mi ha seguito: ha sempre votato tutte le leggi. Lei fa riferimento all’uso del ‘49.3’ (il passaggio in forze del governo sul parlamento, ndr.). Si tratta di un’eccezione. In Francia abbiamo avviato un grande movimento di riforme per la competitività delle imprese, per favorire l’innovazione, per liberare le iniziative imprenditoriali, ma anche in favore del lavoro salariato, dell’accesso alla sanità o della rifondazione della scuola. Gran parte dei francesi sostiene queste riforme perché sanno che in un mondo che cambia così velocemente, il nostro Paese si deve adattare».
Lei si definisce socialista?
«Assumo pienamente l’eredità del mio partito. Sono progressista e difendo una sinistra efficace».
Una sinistra che può «morire», ha detto.
Qual è la malattia?
«A volte manca la forza di anticipare gli sconvolgimenti del mondo. Si tratta spesso di un’incapacità di aprire gli occhi su alcune realtà: l’insicurezza da combattere meglio,l’immigrazione che va regolata, la segregazione sociale contro la quale dobbiamo lottare meglio, o ancora la necessaria competitività delle imprese. In fondo, la sinistra ha creduto troppo a lungo che per rimanere fedele al proprio ideale bisognasse negare la realtà. La sinistra può risollevarsi se risponde alle attese quotidiane, se sarà abbastanza audace da far ritornare la crescita e favorire l’occupazione. E se saprà lottare con accanimento per l’eguaglianza».

Le dà fastidio essere paragonato a Matteo Renzi?
«Perché dovrebbe darmi fastidio? Al contrario. Condividiamo la volontà di fare la politica altrimenti, superando i dogmi, per essere davvero efficaci. Credo che entrambi sappiamo che la sinistra può esistere solo se guarda al futuro. Lasciamo il conservatorismo alla destra e il ripiego su sé stessi ai populisti ».

Quasi cinque mesi dopo gli attentati di Parigi, cosa resta della marcia repubblicana dell’11 gennaio?

«L’11 gennaio è stato un momento di grande forza e grande dignità. Ha fatto bene al nostro Paese perché quel giorno i francesi hanno trovato in fondo a loro stessi delle risorse che non sospettavano di avere. Hanno dimostrato unità. Hanno riaffermato dei valori di tolleranza, laicità, cittadinanza. E’ una giornata che non deve essere né idealizzata, né strumentalizzata: appartiene alla nazione intera e spetta ad ogni cittadino mantenerne vivo il senso ed il messaggio ».
Molti pensano a lei come unico candidato socialista all’Eliseo con qualche possibilità di diventare Presidente. Fantapolitica?

«Rivesto pienamente il ruolo di Primo ministro. Sono leale con il Presidente e mi auguro che possa proseguire la sua azione. La mia unica ambizione è che la sinistra possa governare nella durata per cambiare davvero le cose, ovvero ridare forza e splendore al nostro Paese, e permettere ad ogni francese di costruirsi il proprio destino all’altezza dei propri sforzi e speranze».

L’allerta del terrorismo in Francia rimane al livello massimo. Lei ha parlato di una «guerra». Come la si vince?

«La guerra contro il terrorismo, il jihadismo, l’islamismo radicale è la grande battaglia della nostra epoca. Sarà una battaglia di lungo corso. E’ dovere di tutti i Paesi d’Europa agire con la più grande determinazione, coordinando gli sforzi. Vinceremo questa guerra contro la barbarie, l’oscurantismo. Qui, sul territorio francese. E altrove, ovunque ci sarà da combattere».
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1 risposta a ore 22:18 MANUELS VALLS ALL’EXPO E POI A TRENTO CON RENZI :: INTERVISTA DI ANAIS GINORI –+++

  1. Donatella scrive:

    Mi sembra che parli come il nostro premier; tante formulette, ma poche spiegazioni di cosa effettivamente la politica vuole fare. Il socialismo, come grande movimento di presa di coscienza delle classi subalterne, ha sempre guardato al futuro per costruire un mondo più giusto. Non credo che sia ideologia pronunciarsi e agire per rendere più umano il nostro vivere. Mi sembra, quella del primo ministro francese, una visione miope della realtà e di parte, ideologica, se per ideologia intendiamo una visione prefabbricata che deve adattarsi alla realtà, tenendo presenti solo alcuni aspetti di essa ( economia, capitalismo o mercato che,passata la crisi, rimetterebbero in piedi la società, quando sono stati essi stessi causa non secondaria dello sfacelo). E poi cosa vuole dire la sufficienza altezzosa verso movimenti politici, come Podemos e Tsipras, ” sinistra passatista”, che comunque incarnano gli interessi e le aspirazioni di una grande fetta della popolazione dei rispettivi Paesi di appartenenza, che finora ha pagato il prezzo più alto del disastro. Forse il termine “passatista” si adatterebbe meglio a chi non vuole prendere lezioni dal passato prossimo, altro che eredità della sinistra.

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