23:29 NUTO REVELLI — non so spiegarvi l’affetto e il ricordo sempre vivente di chi, come chiara insieme a tanti altri, frequentava “La piccola libreria” di Maria Pia Pazielli, in via Escoffier—e poteva ascoltare Nuto Revelli raccontare “ai giovani”, che noi eravamo allora, la guerra in Russia: in particolare ricordo sempre che sono dovuti partire con scarpe non adatte alla neve e vestiti che potete figurarvi–.-Come mandarli—” per distrazione” –alla terribile morte per fame e congelamento che-diceva-comincia dalla punta dei piedi e poi sale—

 

 

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Benvenuto “Nuto” Revelli

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« …Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell’ignoranza, come eravamo cresciuti noi della “generazione del Littorio”. Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta… »
(Nuto Revelli)

Benvenuto “Nuto” Revelli (Cuneo, 21 luglio 1919 – Cuneo, 5 febbraio 2004) è stato uno scrittore, ufficiale e partigiano italiano. Ufficiale effettivo degli Alpini, durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla seconda battaglia difensiva del Don. A partire dal febbraio 1944 prese parte alla Resistenza italiana, guidando le formazioni Giustizia e Libertà nel Cuneese.

Il 21 luglio 1942, con i gradi di sottotenente, parte per il fronte russo dalla stazione di Collegno con la tradotta della 46a Compagnia del Battaglione Tiràno, 5o Reggimento Alpini della Divisione Tridentina. Vive l’esperienza della guerra in tutta la sua crudele sofferenza, toccando con mano la tragedia dell’impreparazione e dell’abbandono delle truppe, il tradimento dell’alleato, la corruzione delle retrovie. Al suo ritorno a Cuneo decide di lottare contro quella guerra, contro i tedeschi e il fascismo e diventa uno dei primi organizzatori del movimento partigiano nel cuneese.
Insieme a Piero Bellino e ad altri ufficiali costituisce una formazione partigiana che chiama “Compagnia Rivendicazione Caduti” proprio in nome dei tantissimi soldati morti in Russia.
Nel febbraio del 1944 sale a Paraloup (Valle Stura), sede della banda “Italia Libera” di Dante Livio Bianco e Duccio Galimberti e si unisce alle formazioni di Giustizia e Libertà, acquisendo un ruolo di primaria importanza anche in ragione della sua esperienza militare.
Fronteggiati i rastrellamenti della primavera a capo della IV Banda, Nuto Revelli assume quindi il comando della Brigata Valle Vermenagna e della Brigata Valle Stura “Carlo Rosselli”, inquadrate nella I Divisione GL. Con queste forze, nell’agosto del 1944 riesce a bloccare, in una settimana di scontri durissimi, i granatieri della 90a Divisione corazzata tedesca che puntava al valico del Colle della Maddalena, agevolando così lo sbarco degli Alleati nel sud della Francia.
Nei giorni della Liberazione, Revelli comanda la V Zona partigiana del Piemonte.

Opere:
Ero la maestra delle mie marmotte. Il mondo dei vinti. Einaudi
Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (Cuneo, Panfili, 1946)
La guerra dei poveri (Torino, Einaudi, 1962)
La strada del Davai (Torino, Einaudi, 1966)
L’ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971)
Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (Torino, Einaudi, 1977)
L’anello forte. La donna: storie di vita contadina. (Torino, Einaudi, 1985)
Il disperso di Marburg (Torino, Einaudi, 1994)
Il prete giusto (Torino, Einaudi, 1998)
Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana (Torino, Einaudi, 2005)
Il popolo che manca (Torino, Einaudi, 2013

 

 

 

1.

Arrigo Petacco
– L’ARMATA SCOMPARSA –

L’avventura degli Italiani in Russia.

© Edizione Le Scie Mondadori Milano –

Un libro anzi un documento unico sulla tragedia del fronte russo, dalla partenza del primo soldato Italiano nel Luglio del 1941 al ritorno dell’ultimo prigioniero del 1954.
Arrigo Petacco riunisce in questo libro di notevole peso storico le 4 fasi della campagna di Russia:
Vorwarts! (Avanti! la corsa vittoriosa fino al Don)
Widerstehen! (Resistere! L’eroica resistenza durante il contrattacco russo)
Cikai (scappare, la rotta disastrosa)
Davai (Camminare i più fortunati verso la salvezza, per molti altri l’allucinante marcia verso i Lager sovietici dai quali torneranno vivi poco più di diecimila soldati su oltre ottantacinquemila.)
Spiegando le reali ragioni che spinsero Mussolini, nonostante la ferma opposizione di Hitler, ad inviare un armata su un fronte cosi lontano a scapito di altri strategicamente più importanti.
Questo documento restituisce il valore di combattenti non solo agli Alpini ma anche a Fanti, Aviatori, Marinai e Militi; che in condizioni avverse e senza un adeguato equipaggiamento, adempirono con Assoluto Valore al proprio dovere.
Inoltre grazie alla documentazione del KGB, si ripercorre la drammatica odissea dei nostri connazionali prigionieri nei lager (di cui nessuno parla) dove persino gli aguzzini erano vittime di un sistema politico-criminale paradossalmente proposto al mondo intero come modello di libertà e democrazia.
Un libro da leggere con attenzione ricco di notizie e particolari che fino ad oggi i ben pensanti di sinistra ci hanno voluto tenere nascosti.

 

Giorgio Ferrero

 

 

2.

https://letteredon.wordpress.com/aperti-i-primi-archivi/

 

“ARMIR, SULLE TRACCE DI UN ESERCITO PERDUTO” di Pino Scaccia (ed. Nuova Eri, 1992) A Mosca, fra i nuovi democratici, gira una battuta: “C’e qualcosa di molto peggio del comunismo, è il post-comunìsmo”. Adattandola alla tragedia dell’Armir, si può dire che c’e qualcosa peggiore della morte:  ed è il dubbio. Dovrebbe essere facile, in effetti, parlare di una guerra del passato. Ma la campagna di Russia è una fase del secondo conflitto mondiale ancora piena di ombre e di domande senza risposta. E’ un mistero soprattutto il destino della nostra armata, letteralmente scomparsa nella neve di un inverno mai così freddo come nel ‘42. Una guerra non finita per sessantacinquemila famiglie italiane.  Un conflitto che anzi emotivamente `ritorna’ con l’apertura, dopo cinquant’anni di silenzio, degli archivi dell’ex impero sovietico. E’ qui raccontato tutto il percorso della dolorosa vicenda, dall’accordo fra i governi italiano e russo, al trasporto in Italia delle prime salme, oltre mille, riesumate nei cimiteri dove si svilupparono le più sanguinose battaglie. Un viaggio, dunque, nella valle del Don, ma soprattutto negli archivi;  proficuo, anche se faticoso, per ricostruire la verità. E quello che doveva essere un racconto si è trasformato fatalmente in un `libro bianco’ che risponde in qualche modo al disperato appello di tanta gente e alla richiesta di autenticità storica. In questo libro sono presentati documenti spesso inediti, per tanto tempo sepolti dalla polvere e addirittura negati: nomi, date, luoghi, piccole e grandi storie mai scritte di morte e di speranza. Un diario di viaggio che l’autore conclude con la sensazione, quasi un rimpianto, di abbandonare una vicenda che sembra appena cominciata. Chi poteva immaginare che dopo mezzo secolo la ferita fosse ancora così aperta?

 

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