00:10 VEDETE, QUESTI BORGHI SONO FATTI DI PIETRE MASSICCE CHE REGGONO IL MEDIOEVO, GLI ARABI E NOI // PROPRIO ESATTAMENTE COME LE NOSTRE TESTE——foto bardelli

 

9.14

 

C’era, infine, mia mamma, una donna passionale,

che su queste emozioni così totali,

aveva fatto crescere un cervello che sapeva funzionare con razionalità

ampia e buon senso.

Lei era donna  da comandare e farsi ubbidire, così si erano distribuiti i ruoli

tra lei e mio padre fin dall’inizio.


In altro modo, la famiglia e la ditta sarebbero rimasti in mano ad un

“ragazzo”, molto intelligente buono generosissimo e gentile, molto esperto

del suo mestiere,

ma un ragazzo, che aveva bisogno di un padre che lo proteggesse e lo

dirigesse, come aveva sempre avuto fino al matrimonio, quando aveva già

35 anni.


A mia madre che i ruoli stessero così andava bene e, insieme, non andava

affatto bene.

Certamente lei aveva la stoffa per adattarsi a questa divisione dei ruoli

maschio-femmina

così diversa dal modello che aveva in casa sua

e così diversa

da quella che aveva vissuto con il suo vero innamorato

Vincenzo

lo stesso nome di mio padre.


Ma, per adattarsi ai fatti,

alla situazione,

aveva forzato la sua natura in modo tale che a me

bambina

(bisognosa di tanto affetto)

lei

aveva finito per apparire un mostro.


E lei non era affatto un mostro.

La cosa più assurda è che le liti tra mio padre e mia madre succedevano

perché


lei aveva passato la vita cercando di far assumere a mio padre, nel lavoro,

il ruolo di dirigente, cosa che avrebbe dovuto saper fare molto meglio di mia

madre avendo sempre visto in famiglia come si fa.


Ma mio padre non lo aveva mai fatto lui di persona e non si sentiva di assumere quel ruolo,

fin dall’inizio non se l era sentito di sostituirsi al padre vivente, prenderne il

posto nella famiglia e tra la gente: il padre era per tutti il Rabbi!


Dopo il mercato, che iniziava a fare alle 3 di mattina,

mio padre voleva fare il lavoro cui lo aveva abituato suo padre: si metteva al

banco, sceglieva i fiori, faceva dei bellissimi mazzi legandoli con un sottile

filo verde mentre roteavano a onde nell’aria, poi li riponeva amorosamente

nei cestini di canne dolcemente gialle, tra abbondante carta velina perché

stessero morbidi.


Anche da vecchio voleva portare i cestini a pesare sulla bilancia: una cosa

che gli piaceva particolarmente, così come portarli alla stazione del treno,  e

che

lo faceva sentire giovane ragazzo come allora.


Questo faceva arrabbiare mia mamma: lui era il padrone, non il ragazzo!


Non facendo, mio padre, il dirigente del magazzino, mia madre aveva un doppio lavoro: doveva stare in ufficio, parlare al telefono con i clienti, seguire la segretaria, e, nello stesso tempo, stare fuori, dove gli operai lavoravano, vedere le richieste dei clienti, dividere il lavoro tra gli operai e le operaie e poi dirigere e controllare lo svolgimento del lavoro.


Mia mamma

pur intelligente

non si rassegnava

ad un rapporto con mio padre

per le qualità che aveva di fatto


ma anelava perennemente a quelle

che, secondo lei, avrebbe dovuto avere.


non capiva

che mio padre non sarebbe cambiato mai

non avendo alcun strumento per cambiare

né alcuna “voglia”

(il problema era, infatti, di mia madre e non suo)


non poteva cambiare

neanche in funzione di quella pace in casa, agognata da lui come la luce dei

suoi occhi.


E questa pace dopo un po’ si rompeva

sempre per mia madre

pur volendosi i due molto bene.

 

 

9.  15

A me pare di guardare negli occhi di mia madre e di mio padre come in uno specchio.

Il loro destino è il mio

e me lo vedo svolgere davanti come in un film girato da una vecchia moviola.

Sono sempre stata

e ancor più lo sono adesso:

vecchia –

indebolita

da un eccesso di sensibilità –

– non priva

però

di un mio piccolo

pepe

che mi viene

da tante battaglie

combattute

sul campo

la parte più debole del rapporto con Mario, mio marito

“più debole – gli dico ultimamente,

un giorno che ho preso coraggio e ancor più  parola –

perché la nostra storia è quella

del lupo e dell’agnello

la più emotiva, certamente

quella che ha sofferto di più nel rapporto

che ha pazientato e aspettato

e aspetta ancora pazientando

perché tu sei una persona irrisarcibile dalla culla”

gli dico

e il mio risarcimento (quello che la vita non ti darà mai a men che te lo dia tu)

ri-inizia ogni mattina

perché alla notte mentre dormi si evapora nelle stelle.”

Ma per tutto questo mi abbraccio stretta al mio bel innamorato.

Soprattutto negli ultimi anni che

in quella vecchia moviola

mi rivedo

e quasi dall’inizio della mia storia con Mario

– proprio come mia mamma –

mi rivedo fare

quell’incredibile errore di intelligenza.

Raccontarlo – il suo –

mi è servito a vederlo

lì davanti a me

appunto in un film nitido e chiaro

e a soffrirlo

e a capirlo

come solo si può da persone molto amate.

Capire e fare non è lo stesso

come tutti sanno.

 

(testo del 2005-2006)

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1 risposta a 00:10 VEDETE, QUESTI BORGHI SONO FATTI DI PIETRE MASSICCE CHE REGGONO IL MEDIOEVO, GLI ARABI E NOI // PROPRIO ESATTAMENTE COME LE NOSTRE TESTE——foto bardelli

  1. Donatella scrive:

    Trovo il testo molto bello, sia per il contenuto che per la forma ( vecchi tipi di giudizio che gli insegnanti davano ai nostri temi). Ma del tema non ha proprio niente. E’ semplicemente bello, molto bello.

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