19:33 +++ per chi non lo ama! articolo su…— DIARIO di — PIERGIORGIO BELLOCCHIO e ALFONSO BERARDINELLI

 

 

 

 

 

un’eco è un’eco è un’eco è un’eco…

 

http://www.quodlibet.it/images/pubblicazioni/Anteprima%20da%20Diario%20Bellocchio-Berardinelli..pdf

 

 

Estratto da: Diario. Rivista di Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli, 1985-1993, Riproduzione fotografica integrale, Quodlibet, Macerata 2010.

 

 

 

Diario
1985-1993

Riproduzione fotografica integrale

«La decisione di fare insieme una nuova rivista e di chiamarla “Diario” nacque nel 1984. Si trattava di prendere atto del cambiamento dello scenario sociale e politico, contro la falsa coscienza di una sinistra che si immaginava immune dal contagio della cultura dominante, convinta di aver conservato una sua diversità culturale, come se la società italiana non aspettasse altro che di essere guidata e salvata.
Per molti anni, se non per decenni, il marxismo aveva monopolizzato la critica della società, mettendo in ombra una serie di autori che ci parvero invece estremamente utili per capire sia il passato che le trasformazioni in atto. Autori che andavano secondo noi riletti senza troppe cautele interpretative e istruzioni per l’uso: pubblicammo innanzitutto Kierkegaard e Leopardi, cui seguiranno nei numeri successivi Baudelaire, Herzen, Thoreau, Tolstoj, fino ad autori eterodossi del Novecento come Simone Weil e Orwell.
Il numero dieci, nel 1993, fu l’ultimo. In realtà, avremmo potuto continuare a lungo con la nostra “opera a puntate”, con il nostro giornalismo inattuale, semplicemente sviluppando e ripetendo, come avviene normalmente in ogni rivista militante. Ma la nostra era stata un’impresa letteraria, più precisamente “diaristica”: quello che soprattutto valeva per noi era l’aver scritto, senza riferimenti politici e in solitudine, contro il mito della politica, la nuova classe media universale e lo strapotere delle comunicazioni di massa. Negli anni Novanta avevamo di fronte una situazione che confermava le nostre più pessimistiche intuizioni e avremmo avuto più da ripetere che da scoprire.
I due autori concordano nel considerare quegli anni i più liberamente e felicemente produttivi della propria attività letteraria. Scrivendo “Diario”, ci siamo sentiti politicamente impegnati come mai prima».
P.G.B. e A.B.


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