Kamel Daoud: “Il mio Straniero dalla parte dell’Arabo” —-LO STRANIERO E’ UN FAMOSO LIBRO DI ALBERT CAMUS

Kamel Daoud: “Il mio Straniero dalla parte dell’Arabo”
Lo scrittore presenta il sequel di Camus che ricostruisce la storia della vittima

di ANAIS GINORI

11 settembre 2015
Kamel Daoud: “Il mio Straniero dalla parte dell’Arabo”

 

PARIGI. “Oggi mamma è ancora viva”. Meursault ha smesso di parlare, il protagonista è l’Arabo, la sua vittima, che finalmente ha un nome, Moussa, e una storia. Settant’anni dopo, Kamel Daoud ha immaginato un seguito ideale de “Lo Straniero”, che echeggia sin dall’incipit, cambiando però il narratore, invertendo la prospettiva e lo scenario storico. A raccontare è il fratello di Moussa, l’arabo ucciso su una spiaggia per cui Meursault è stato condannato a morte. “Il caso Meursault” ha aperto un dibattito letterario e politico in Algeria e in Francia, grazie allo stile acuminato di Daoud, 45 anni, scrittore e giornalista del Quotidien d’Oran. Nessuno aveva mai osato toccare il capolavoro di Albert Camus, sintesi dello smarrimento di un’epoca. Daoud firma un’opera non catalogabile: un romanzo potente, un gioco letterario, un aggiornamento filosofico sui grandi temi del presente, non così dissimili dall’opera originaria.

Camus non aveva dato un nome alla vittima di Meursault: era semplicemente l’Arabo. Ha pensato subito di restituirgli un’identità?
“No, la prima volta che ho letto Lo Straniero non mi sono soffermato sull’arabo. La forza di Camus è far dimenticare le ragioni della vittima. La letteratura in fondo è al di là del Bene e del Male. L’idea del libro è venuta molto tempo dopo, per caso. Stavo parlando con un giornalista francese e mi sono accorto che faceva sempre le stesse domande a proposito di Camus, Meursault, l’Algeria. Ho avuto un moto di rabbia. Nessuno si interessa mai all’arabo. L’indomani ho scritto un editoriale sul giornale immaginando il punto di vista della vittima dello Straniero . Il mio editore mi ha telefonato chiedendomi di continuare”.

Quale distanza ha mantenuto con il romanzo originario?
“Gioco con la trama di Camus, ne faccio in qualche modo il seguito pur rimanendo autonomo. Volevo evitare un regolamento di conti. Tutti pensano che se un autore arabo scrive sullo Straniero dal punto di vista della vittima dietro c’è un messaggio politico. Non è così. Il libro ha suscitato grande interesse negli Stati Uniti dove c’è una forte attività negli studi post-coloniali. Ma io racconto la mia epoca. Anche se penso che il colonialismo sia stato un crimine orribile e ammiro il coraggio di chi si è battuto per la liberazione, sono convinto che la guerra sia ormai alle spalle”.

Com’è stato accolto il romanzo in Algeria?
“Il romanzo ha venduto molto. Ci sono state alcune reazioni positive, ma ho ricevuto anche critiche e minacce da ambienti conservatori. Il rapporto con Camus è ancora complesso in Algeria. Il mio romanzo gli rende omaggio. Penso che la sua grandezza debba essere riconosciuta nonostante ciò che dicono i nazionalisti o l’ideologia dominante del regime. Ho una forte ammirazione per la sua opera ma anche per la sua visione politica. Credo che la Storia gli abbia dato ragione. Ho scritto un articolo per chiedere di riportare in patria le ceneri di Camus”.

Chi è oggi lo Straniero?
“Sono gli algerini, indifferenti alla felicità come all’infelicità. Siamo 36 milioni di Meursault. L’unica cosa che accende la nostra attenzione è il rapporto con Dio, come il protagonista dello Straniero quando incontra un prete, dopo che non ha reagito davanti alla morte di sua madre o al bacio di una donna sulla spiaggia. Nel mondo arabo oggi la sofferenza o la vita non accende più passioni, solo la religione è uno stimolo. In fondo non c’è molta differenza tra Meursault che uccide per noia e un jihadista che lo fa convinto di seguire un versetto”.

“Come essere santi senza Dio”si domandava Camus. Domanda sempre attuale?
“L’Occidente gira intorno a questo interrogativo da ormai tre secoli. Bisogna costruire un’etica senza una punizione divina e il paradiso. Per me l’interrogativo è ancora più primordiale: cosa mi impedisce di uccidere l’altro? Oggi dobbiamo risacralizzare l’alterità. È la questione fondamentale di questo secolo”.

E l’Occidente è lontano da aver trovato una risposta?
“La sfida è culturale. L’avvento dell’islamo-fascismo è dovuto a una carenza di offerta filosofica e intellettuale. L’offerta religiosa è gratis. Sa quanti canali islamici ci sono in Algeria? Milleduecento. Alla radice c’è il fallimento dei movimenti nazionalisti, sostituito dall’islamismo. Infine, la guerra in Iraq è stata una formidabile catastrofe. Ha regalato nuovi argomenti agli islamisti. Molti come me hanno provato un sentimento di impotenza e frustrazione davanti a questo errore storico”.

Lei che rapporto ha con la religione?
“A un certo punto, la fede non è più stata sufficiente e ho trovato risposte altrove, nei libri, negli incontri che ho fatto. Ma sono opportunità che non tutti hanno”.

E la Peste che incombe quale è?
“È l’islamo-fascismo. Anche in questo caso sono convinto che Camus abbia posto le domande giuste. Oggi abbiamo tutti reazioni come i personaggi de La Peste : alcuni vogliono aiutare in modo sincero, altri lo fanno solo per disperazione, altri cercano di fuggire o, peggio, si sottomettono”.

Le rivoluzioni arabe sono un bagliore ormai lontano?
“Le rivoluzioni sono un percorso lungo e tortuoso. Ci vorranno decenni. La Storia ormai è in cammino”.

Nei suoi editoriali è molto critico con il regime di Abdelaziz Bouteflika. Cambierà qualcosa in Algeria?
“Vorrei che l’Algeria potesse avere una transizione dolce, senza violenze”.

Il ruolo di un intellettuale nella società qual è?
“Credo sia giusto testimoniare, difendere le proprie idee fino all’ultimo. Per chi lo fa, la disfatta non è mai totale”.

 

 

http://www.repubblica.it/cultura/2015/09/11/news/kamel_daoud_il_mio_straniero_dalla_parte_dell_arabo_-122655471/

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1 risposta a Kamel Daoud: “Il mio Straniero dalla parte dell’Arabo” —-LO STRANIERO E’ UN FAMOSO LIBRO DI ALBERT CAMUS

  1. Donatella scrive:

    Mi sembra molto interessante, anche se non nuova, l’idea di una religione laica, che può illuminare ( i famosi lumi della ragione, ma questa volta estesi ad una grande maggioranza di popolazione consapevole) i passi dell’uomo alla ricerca della verità/ realtà.

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