ROBERTO RODODENDRO : ” INGAGGIO ELETTORALE ” — UN RACCONTO DEL MAGGIO 2001 —già passato da un bravo editor…scorre scorre…e poi si ferma.

 

Cambiamo genere. Questo racconto me l’ha fatto venire in mente un tizio conosciuto almeno vent’anni fa che mi disse con aria pomposa” ho in mano almeno 1.00 persone che fanno tutto quel che voglio io”.
Era un po’ più cafone del personaggio ma, insomma… questione di tempi e di luoghi.

 

Un ingaggio elettorale

 

Sono qui al bar che mi faccio una Peroni formato famiglia che sembro un polacco solitario, ad un tavolo segnato da tanti culi di bottiglia, quant’è la gente che si è seduta qui prima di me, che mi faccio i fatti miei quando, questo tizio tutto bello acchittato – pantaloni grigi con una piega perfetta, giacca blu e camicia di flanella a quadrettino tutto in tono – mi si avvicina e mi chiede se può sedersi al mio tavolo, mentre si siede. Si siede ed ordina due birre olandesi, tutto nello stesso istante, senza soluzione di continuità. Insomma è lì di fronte a me che mi guarda. Anch’io lo guardo senza espressione. In fondo, il bar è per tutti e questo tavolino anche, e chi mi dice che una delle due birre non sia per me ? Quindi, lo guardo ma senza curiosità. Come uno qualunque, anche se per me questo ha l’aria di un mafiosetto di periferia rimesso a posto. Ma per noi del nord, qui a Torino, tutti questi napoletani o giù di lì, hanno l’aria di camorristi o mafiosetti, quindi….
Prende le due birre le versa per metà in due bicchieri e me ne allunga una senza parlare. Mi guarda e basta. Mi sta studiando. Io, che ho finito la mia formato famiglia, guardo lui ed il bicchiere, con un bell’interrogativo in mezzo alla fronte.
“ Le andrebbe di lavorare per noi ?” Mi fa quello, come se già ci conoscessimo, ma lui nomi non ne dice né lo chiede.
Allora me lo riguardo bene bene, perché questa uscita qui proprio non me l’aspettavo. Sono due anni che sono disoccupato, che m’arrangio con un lavoretto e l’altro che è una faticaccia trovarlo ogni volta, e questo…. Si siede al mio tavolo, mi offre una birra ed un lavoro ! Ed io me lo rimiro per bene, perché intanto, anche se va male, questa è da raccontare.
“ Per voi, dico dopo un po’, perché la mia linguaccia non sa mai stare ferma, ma, e gli altri …dove sono ?”
Una battuta idiota da fumetto, che potevo anche evitarmi, ma quello ride compiaciuto :
“ Battuta pronta e vieni subito al sodo ! Sapevo di non aver sbagliato a giudicarti.”
Intanto io noto che è passato subito al tu.
Lui continua : “ Allora ? che ne dici ? “
Già, e che ne so io ? Vero che un lavoro è un lavoro, ma c’è lavoro e lavoro, e poi, perché proprio io, quando questo posto è pieno di disperati come me ?
E glielo dico, mica me lo tengo per me, questo ragionamento che mi pare molto logico, anche se mi guardo bene dal darmi del disperato, anzi : un po’ di tono !
Quello fa un gesto come per scacciare una mosca, invece accantona tutte le mie domande e mi mette sotto al naso un cartoncino formato cartolina di auguri con la fotografia di un faccione tutto sorridente e mai visto e una sigla elettorale altrettanto sconosciuta :
“ Lo conosci questo qui ?” Mi fa, interrogativo ma come se si trattasse di una domanda inutile.
E che gli dico ora ? penso velocemente tra me e me. Mai visto ? Così, il tizio si alza e mostra il santino a qualcun altro !
“ L’ho già visto in giro..” faccio con un sorrisetto sornione che va sempre bene e non mi compromette.
So come comportarmi io con questa gente !
Ma quello non è uno sprovveduto e insieme alla birra ha bevuto anche me :” Sei un furbo tu. Mi fa. Va bene, mi piaci. Sei assunto !” Lo dice con aria di trionfo, come se avessimo vinto tutti e due un bel terno al lotto.
Già, tutto qui, penso io, mai avuto un lavoro cosi facile e…cosi misterioso. Mi suona un po’ come una fanfaronata, perché di losco non ci vedo niente. Ma non glie li racconto i miei pensieri, però domando :
“ Ed io che ci guadagno da questa assunzione ? “ E calco sulla parola, mentre attacco la birra olandese che va giù che è un sogno. Anche lui beve un sorso della sua birra, prima di rispondermi, e gli rimane un filo leggero di schiuma sul labbro superiore. Vedo la sua linguetta saettare fuori per una slambiccata veloce di pulizia.
Ma quello non prende mai un discorso per dritto e intanto mi accorgo che non gli ho nemmeno chiesto di che lavoro si tratta.
“ Tu, nel tuo quartiere, conosci un bel po’ di gente..” Dice lui guardandomi di sottecchi e prendendola alla larga. Non aspetta cenni di consenso : lui lo sa.
“Gente seria che vorrebbe lavorare. Fare una vita normale. Dormire la notte. Stare tranquilla di giorno. Vero ?”
Ovvio che faccio cenno di si con la testa….
“ E non credo che tutti quei marocchini e vo’ cumprà che vi abitano addosso, gomito a gomito, vi vadano a genio. Dimmi se sbaglio ?”
Veramente a me non me ne frega niente del colore della pelle di quella gente, siano neri, gialli o gallinacci, ma ammicco.
Quello è tutto soddisfatto che se potesse salterebbe sul tavolino per abbracciarmi :
“ Lo sapevo !” Esclama, ma si accontenta di darmi una pacca sul braccio che ancora un po’ mi rovescia la birra dal bicchiere.
“ Quelli sono venuti qui a rubarvi il lavoro. Tu lo sai. E voi che fate ? Niente ! Niente potete fare ! Nessuno vi aiuta. Sono tutti dalla loro parte, di questi clandestini e abusivi. Anzi, gli danno anche la casa ! E a te, la casa, te l’anno data ?”
Veramente ho una casa del comune o di chissà che ente da vent’anni, e non pago neanche l’affitto, tanto quelli non se ne accorgono…ma mica lo contesto !
“ Questi… colorati, sogghigna tutto soddisfatto al termine che ha trovato, si fanno pagare la metà per qualsiasi lavoro e voi restate lì a guardare mentre vi fregano il lavoro e cercano di rubarvi anche le vostre donne…”
“E no ! Lo interrompo, la mia donna non me la ruba nessuno né un marocchino né nessun altro ! E poi, – mi sento colpito nel vivo – mica siamo una tribù noi…”
Non mi lascia finire, ma si vede che è tutto soddisfatto anche se mette su un viso compunto da angioletto :
“ E’ quel che dico io ! Esclama anche lui – qui esclamiamo tutti, ormai – Siamo tutti uguali, noi !Viviamo nella stessa città, quindi, perché dei quartieri interi devono diventare dei ghetti, abbandonati in mano a stranieri…. stranieri di un altro mondo ? Giusto ? Noi, lavoriamo per noi e per il bene comune ! Ma questi.. questi selvaggi.. Questi selvaggi senza alcuna religione, senza alcun valore morale.. Che fanno ?
Non mi dirai che sono uguali a noi. Che provano gli stessi sentimenti ! Questi sono venuti solo a prendere, – e fa il gesto con la mano ..rapace , come se grattasse qualcosa – disturbano le nostre donne, avrai visto come le guardano….”
Veramente, io penso, le guardano come le guardo io, quando sono carine… Ma potrebbe avere ragione lui, io mica ci sto tanto attento a come le guardano loro, e poi…. Cosi, faccio segno di si con la testa, più volte, per essere convincente.
Quello s’infervora ancora di più nel suo pistolotto :” Vengono qui e portano la delinquenza, la prostituzione, le malattie che noi non avevamo più da cent’anni… Lo sai che hanno riportato la sifilide e la polmonite da virus ? Lo sapevi ?
Faccio cenno di no con la testa, ed è proprio vero : queste cose qui non le sapevo !
Vengono a rubare nelle nostre case, le nostre figlie non possono più passeggiare tranquille..”
“ Perché, tu hai figli ?” Mi scappa come uno scemo che mi mordo subito la lingua per la cazzata.
L’ho interrotto. Mi guarda come se uscisse da un altro mondo. Poi riprende conoscenza, mi rimette a fuoco : “ No, mi fa stupito, no, ma che centra ?”
“ Già, niente, cerco di rimediare, nemmeno io ho figli, ma che centra ? Tanti ne hanno, hai ragione… “ E faccio più volte cenno di assenso con la testa .”Ho capito.”
“ Vedi che hai capito ? Bravo ! – E’ ripartito da dove si era fermato, forse ha perso un pezzo ma non importa – Per questo bisogna fare di tutto per eleggere lui. Per riportare la legge e l’ordine. Lui ci aiuterà a rimandarli tutti a casa loro , anche i delinquenti, inutile tenerli nelle nostre prigioni e sfamarli. Sai quanto ci costano ? Quasi mille euro al giorno ! !
Accidenti ! ! neppure questa la sapevo ! Faccio la faccia stupita e sono stupito davvero.
Hai capito ora quanto sarai importante ? Basta che dici queste stesse cose ai tuoi amici, alla gente che incontri, ai conoscenti. Capiranno come hai capito tu. E intanto distribuisci un po’ di questi biglietti e gli indichi chi votare…”
“ Domani mattina alle nove e mezza vieni a questo indirizzo, mi dice, mentre scrive qualcosa sopra un pezzo di carta, che ti daremo istruzioni più precise. Chiedi di Fernando. Fernando sono io. “
E mentre mi tende il foglietto scritto, fa per alzarsi, lasciando la birra a metà e.. anche me a metà. Sto per dirglielo, quando dandosi una manata sulla fronte, si risiede :
“Già, dimenticavo, e a te che ne viene ? Mi fa furbetto, facciamo un cinquanta a voto, che ne dici ? E questi sono per le prime spese….” E mi allunga un centone che io lascio lì a penzolare dalla sua mano. Perché in questi anni qualcosa l’ho imparato anch’io : mai accettare la prima offerta, soprattutto se ti arriva cosi facile. Cosi metto su una faccia poco entusiasta, che mi riesce benissimo perché vera. Chissà cosa mi aspettavo io !
Il tizio mi guarda perplesso, poi taglia corto : infila la mano nella tasca interna della giacca e tira fuori un altro cento ed io ho la netta impressione che ci stava provando, il furbo, e, uno sull’altro, me li mette in mano e me la chiude mentre si alza :
“Ricordati di Fernando, che sono io. Per il momento prendi questi per le spese, poi domani ne riparliamo meglio. Ma ricordati anche che c’è gente che lo fa per ideale… – sembra pensarci sopra con nostalgia – Ci potrebbe anche uscire un lavoro stabile per te, se vinciamo. Noi ci ricordiamo degli amici.”
….Che per me poi, vuol anche dire, in sottinteso, che si ricordano anche dei nemici, ma lascio perdere. Intasco.
E cosi come è entrato, in un battibaleno è già fuori dalla bettola. Si, perché questa è proprio una bettola, penso, tastandomi i due centoni in tasca.
Cosi io me ne resto lì a pensare mentre mi finisco con calma la mia birra e quella che è avanzata nella sua bottiglia.
Poi vado a casa e racconto tutto alla Franca, mi dico, oppure no, queste, alla fin fine, sono cose da uomini.

20.05.2001

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