caro Roberto, dovrei ripubblicare ” Lettere aldilà ” per mettere uno —uno solo, assolutamente! —uno (ripeto) di questi due disegni fatti ieri da MARIO BARDELLI PER IL TUO RACCONTO. ” FACCIAMO DI CONTO?”—-POTREI USARLE PER UN ALTRO, se ci suggerisci—c’è un feeling tra voi due…

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6 risposte a caro Roberto, dovrei ripubblicare ” Lettere aldilà ” per mettere uno —uno solo, assolutamente! —uno (ripeto) di questi due disegni fatti ieri da MARIO BARDELLI PER IL TUO RACCONTO. ” FACCIAMO DI CONTO?”—-POTREI USARLE PER UN ALTRO, se ci suggerisci—c’è un feeling tra voi due…

  1. Roberto scrive:

    belli!
    ti suggerirei, tra quelli che hai, “se non qui, dove”
    Come ti ho scritto, togliendo le parti in corsivo.
    Oppure “Domani è un altro giorno” racconto squallido
    Ti rimando per mail “se non qui dove”, poi dì a Mario che qualunque scelta mi va bene,
    Mi piace questa faccenda del feeling!
    Ciao Chiara chiara.

  2. ROBERTO RODODENDRO scrive:

    p.s. rileggevo quanto sulla mia pagina , ma se il titolo del racconto è “facciamo di conto'” non è roba mia, o ho interpretato male il tuo scritto?
    Invece mi chiedo se ti ho mai mandato il racconto:”Forse il mare” ambientato a Sanremo e soprattutto a Capo nero quando ancora non c’era quello schifo di colata di cemento ma solo rocce maestose.

    • Chiara Salvini scrive:

      Mi sarè sbagliata, ma adesso è impossibile ritrovarlo ( Facciamo di conto )…non ho ” Forse il mare “, anche ” Se non qui dove ? ” sarebbe meglio che me lo rimandassi perché non sono molto ordinata e non saprei dove ritrovarlo, ciao caro caro

  3. ROBERTO RODODENDRO scrive:

    Ecco qua: forse il mare”
    Te ne racconto un po’ la storia. Credo che questo racconto nasca quando avevo vent’anni e comunque è tutto inventato . La Gabriella del racconto era una ragazza che mi piaceva, più anziana di me e si sarebbe sposata da lì a un anno. Conoscevo il ragazzo e il fratello, entrambi di una certa destra estrema.Il fratello m’incuriosiva parecchio e, magari, un giorno o l’altro ( un po’ tardino vero?) ci scriverò un racconto.
    Allora Capo Nero era “solo” una scogliera … bellissima. Di lì a poco una bella colata di cemento l’avrebbe resa quella che è ora.
    Questo racconto , da allora, è stato “riverniciato” almeno altre due volte e questo sarebbe il risultato finale. L’ultima variazione è stata nel titolo, in precedenza era “Forse il sole, forse il mare”.
    ======== Racconto:

    Forse il mare

    Lentamente, trascinando i piedi, andavano verso il mare. Lei ha i capelli lunghi, sciolti sulle spalle, è snella e molto carina. Lui ha i capelli tagliati cortissimi, quasi rasati e ci sta male, ma dice che non gli importa: sono più comodi così. In realtà è un vezzo, è convinto di essere un tipo particolare. E’ alto e magro, viso lungo con un naso evidente e carnoso. Lui si chiama Giulio ed è un nome che gli piace, lei si chiama Gabriella e non ama affatto quel nome, avrebbe voluto chiamarsi Roberta perchè le evoca l’immagine di una persona decisa e sicura di sè.
    Giulio fischiettava malamente una melodia incomprensibile e stentata. Gabriella gli chiese di smetterla:” Mi da sui nervi.” Disse.
    “Forse.” Rispose Giulio, ma smise di fischiare.
    Lei lo guardò: sa che Giulio, pur riconoscendosi stonato, è capace di offendersi.
    “ Fa un caldo infernale, disse Giulio, sembra di essere ad agosto. “
    “ Si. “
    “ Sei capace di rispondere solo a monosillabi? “
    Giulio sembrava avere l’intenzione di suscitare una piccola lite inutile. Sembrava irritato ed era irritante.
    “ Posso provarci. “ Rispose Gabriella caparbia.
    “ Brava!” E la guardò.
    Gabriella gli sorride. E’ un sorriso aperto e luminoso, tiene gli occhi socchiusi per il sole e lo guarda direttamente in viso con quel suo sorriso disarmante, in netto contrasto col tono della voce. Giulio non nota la differenza e risponde con un altro sorriso, che se a lui risulta forzato, appare invece rilassato. Pensò vagamente che faceva molto caldo e che era logico e cretino pensarlo perchè in agosto, a Sanremo, fa sempre molto caldo.
    Anche lei era distratta e pensava che il caldo era soffocante e che si annoiava, ma non poteva farci niente perchè non aveva nè voglia nè forza per reagire: in fondo non voleva togliersi dall’apatia che si sentiva addosso. Per questo era così silenziosa e monotona e avrebbe preferito che anche Giulio se ne stesse un po’ zitto e fosse meno irritante.
    Camminavano sul lungomare e la spiaggia sottostante brulicava di bagnanti, gli ombrelloni colorati, divisi a squadre a seconda dell’appartenenza a questo o quello stabilimento, la coprivano quasi completamente e davano l’impressione di una fiera gioiosa.
    Sulla riva i bambini giocavano e vociavano striduli, senza pause. Ragazzi e ragazze passeggiavano avanti e indietro sul bagnasciuga mettendosi in mostra e scontrandosi nel via vai, come sul corso.
    “ A Capo Nero non sarà così affollato. “
    “ No. “
    “ E l’acqua sarà più pulita. “
    “ Si. “
    “ E smettila di rispondere a monosillabi. Cosa c’è che non va? “
    Ma non attende la risposta che non arriva, perchè Gabriella non vuole rispondere: “non c’è niente che non va, sono io che non vado, e non mi chiedere perchè, perchè non lo so.”
    Intanto Giulio aveva preso la sua vecchia “vespa “. Gabriella, seduta sul sellino posteriore lo abbracciava in vita e si teneva molto stretta a lui. Il suo seno e il suo corpo premuto gli facevano sudare la schiena, ma Giulio non si spostava, anzi, si teneva ben eretto come per permetterle di appoggiarsi meglio. Le gambe lunghe e nude di Gabriella toccavano le sue gambe nude. Nella corsa, l’aria le scompigliava i capelli e lei cercava di trattenerli con la mano, stringendo più forte con l’altra il corpo di Giulio.
    “ T’impaccio i movimenti? “ Gli chiese maligna.
    “ No, rispose lui urlando nell’aria, mi fa piacere. “
    “ Veramente? “ E la voce di Gabriella, a quella semplice dichiarazione, è diventata incredula e tenera.
    Dopo qualche minuto giunsero ad uno spiazzo dove posarono la moto. Cinquanta metri più sotto si vedeva il mare e gli scogli, il mare era trasparente. Pochissima gente.
    “ Finalmente! “ Giulio appare contento, il viso gli si distende in un sorriso di beatitudine.
    “ A me non piace la folla. “ E’ discorsivo. “ Troppa gente insieme diventa stupida, fa discorsi comuni, dice cose ovvie, diventa facilmente violenta. Si lasciano influenzare uno con l’altro. Forse sono uno snob. Anzi sono uno snob e mi piace esserlo.
    Anche se probabilmente sono come loro…. Ma loro sono gli altri.
    Sai chi sono gli altri ? “
    Gabriella lo guarda in attesa, sa che la risposta, comunque, la vuole dare lui e che qualunque risposta sua sarebbe sbagliata.
    “ Gli altri siamo noi, per ciascuno di loro. “ Risponde soddisfatto e rimane in attesa di una richiesta di spiegazioni, ma Gabriella evidentemente ha capito o non ha voglia di dargli altro spazio.
    “ Preferisco quando non c’è tanta gente. Sono più libero di fare quello che voglio. Che vogliamo. E’ stuzzicante pensare di poter fare quello che si vuole, anche per il solo piacere di farlo. Anzi, è più intrigante, senza uno scopo che lo giustifichi, che gli dia la patente di logicità. “
    Avevano sceso il lungo sentiero ripido che porta al mare ed ora, sopra gli scogli bollenti cominciano a spogliarsi.
    Mentre si toglie la maglietta ed i pantaloni corti, Giulio guarda Gabriella che si spoglia a sua volta. Sa che sotto la minigonna ha il costume anche lei, l’ ha già vista spogliarsi tante altre volte, eppure, per lui è sempre un piacere, quasi una prima volta che gli da sempre una leggera eccitazione. Un’attesa.
    “ Mi pare che qualcosa non ti vada per il verso giusto. “
    Quella di Giulio non è una domanda, è una constatazione: “ Sono io, che ogni tanto mi comporto da maschietto presuntuoso e cretino. Lo so. Mi capita. Scusami. “
    “ Non ti scusare, va tutto bene. Anch’io ero un po’ nervosa. Lo eravamo tutti e due. Adesso però, ci è passata. “
    “ Sei sicura, non lo dici solo per farmi piacere? Lo so che ogni tanto sono noioso e irritante. Non lo faccio di proposito ma non riesco a trattenermi.”
    Gabriella rise: “ Lo so. Ti conosco. Se non ti conoscessi, forse non ti sopporterei. Va tutto bene. Credimi. Solo che…”
    “ Solo che? “
    “ Solo che…. Niente, non volevo dire nient’altro. Solo che fa molto caldo. Fa molto caldo e mi sento un po’ intontita. Facciamo subito un bagno?”

    Ora sono sdraiati su uno scoglio appartato, fradici di acqua, salati e freschi. Giulio ha appoggiato la testa sulla pancia di Gabriella e lei gli accarezza distrattamente i capelli.
    Si sente il mare che fruscia metodicamente contro gli scogli. Giulio ha gli occhi aperti fissi verso l’alto. Guarda il cielo. Gli sembra di esserci dentro. E sente fresco. E’ un cielo azzurro, azzurro e nitido, assolutamente senza nuvole e sembra il mare.
    Giulio pensò: “ Così non c’è nessuna differenza fra il mare e il cielo. Sono tutti e due azzurri, molto azzurri. Potrei nuotare in cielo. Farci le capriole.Fare il “morto” in cielo.” Gli venne da ridere all’idea del morto in cielo, ma si trattenne per non doversi spiegare con Gabriella. “ E’ bello venire al mare. Non fare niente. Ma da solo forse non mi piacerebbe. Non sono capace a stare da solo se non in casa. Avrei potuto portarmi un libro. Un libro come Gabriella. Uno che sostituisce l’altra. Allora stasera mi leggo Gabriella, se uno sostituisce l’altra. Ed ora che faccio? Mi scopo un libro? “
    Questa volta rise. Si sentiva molto spiritoso. La guardò, le sorrise e le disse “ciao” e mentre la guardava e la salutava come se fosse tornato da lontano pensava fugacemente “ è un po’ magra ma io me la scopo lo stesso.” Gli piace sentirsi un po’ cinico, al di sopra delle cose.
    Lei rispose al suo saluto e al suo sorriso accarezzandogli le spalle. La testa di Giulio era a pochi centimetri dal pube di Gabriella, appena coperto dallo slip. Lentamente introdusse una mano. Comincia ad accarezzarla. Si sta eccitando. Anche lui si sta eccitando. Gabriella cambia appena posizione come per aiutarlo. Vuole aiutarlo. Anche lui cambia posizione e sente la mano di lei che lo accarezza sopra i pantaloncini da bagno, quindi infila la mano…
    Si volsero quasi contemporaneamente come in sonno.
    Il caldo. La pace del posto appartato e discreto: fecero l’amore lentamente, senza parlare, come due coniugi di vecchia data, nel loro letto.
    Anche dopo, Gabriella resta distesa sul corpo di Giulio, rilassata e si tengono abbracciati, inondati di sudore .
    Il corpo di Gabriella stava bene aderente al suo. Rannicchiata contro di lui, sta pensando, quasi con stupore, che ci sta bene. Sente caldo ma è un calore diverso da quello del sole. Lo bacia sul collo e gli lecca il sudore, come per una prova: anche il suo sudore gli piace. Gli piace sentirne il gusto sulle labbra. Si trova confusa. Si scuote e si scosta.
    Accesero tutti e due una sigaretta. Come un rito da dopo coito.
    “ Quando finiamo la sigaretta andiamo a fare un bagno. “ Disse Giulio.
    In acqua faceva appena fresco. Il sudore che si scioglieva nell’acqua dava una gradevole sensazione di frescura, con qualche leggero brivido. Giulio aveva ancora la sensazione di essere immerso nel cielo. Di nuovo pensò. “ Deve proprio essere la stessa cosa.”
    Cominciarono a nuotare con bracciate lunghe e lente e uguali, sdraiandosi ogni tanto sull’acqua a riposare con il volto rivolto al sole.
    “ Dio, com’è bello! Disse Giulio. Ci passerei la vita. Mi sembra di volare tanto sono leggero.”
    “ Hai ragione. Anch’io mi sento leggera. Mi sembra di essere un involucro vuoto, trattenuto dall’acqua ma pronto a schizzare in cielo!.
    Completamente vuota. Anche la testa. Ridacchiò. Quel ronzio che sento nelle orecchie, invece dell’acqua, potrebbe essere l’aria che circola nella mia testa senza incontrare ostacoli. Quanto mi piacerebbe! Mi piacerebbe essere vuota, senza pensieri. Capisci, non che non mi si propongano i pensieri, proprio vuota, solo sensazioni.”
    “Anch’io a volte ho pensato così, ma ora lo rifiuto. Mi pare di voler penetrare in tutto con la ragione. Pensieri, di qualunque genere mi vorticano in continuazione in testa. Mi sembra un nido d’api il mio cervello, ma non mi stanca. Ora sono soddisfatto di essere come sono e , malgrado tutto, penso di esserlo sempre stato. Sai, sempre la mia presunzione, per nulla latente. “
    Rise e distrattamente bevve una boccata d’acqua salata.
    Cominciò a tossire mentre Gabriella rideva. Prese aria e si buttò sott’acqua, le sfilò il costume e riemerse con gli slip sulla testa. Si baciarono ridendo. Lui aveva di nuovo un’erezione. Si stupì ed anche Gabriella che gli strinse il pene tra le gambe:
    “Vediamo se mi regge! “ Disse, e si lasciò andare.
    Andarono a fondo tutti e due. Risalirono e presero una gran boccata d’aria e ripresero a ridere.
    Poi Giulio incontrò gli occhi di lei che non ridevano.
    Sotto lo strato di apparente leggerezza ne rimase sconvolto ma quasi non se ne accorse di esserne sconvolto. Lo intuì appena ma per un attimo pensò di averla vista sotto una luce diversa. Un’immagine che non riusciva a decifrare, che gli dava fastidio e tormento. Gli occhi indagatori e seri di lei, nel viso che rideva… e rideva tutto: le labbra le guance, le fossette sulle guance, tutta l’immagine di un’allegria rilassata…
    Gli occhi di lei lo fanno sentire nudo, completamente scoperto e lo inquieta quello che lei può vedere. Lo inquieta non sapere cosa lei possa scoprire.
    Scacciò via quelle sensazioni che nemmeno si erano formate in pensiero, ma il malessere rimase sotto la superficie.
    Doveva essere il contrasto di quel mare azzurro e quel cielo col sole dirompente che gli davano strane visioni, che gli facevano scoprire apparenze più complicate, invece di annullare le cose, pensò.
    Risalirono in silenzio sugli scogli e si sdraiarono sugli asciugamani distesi uno accanto all’altro.
    Non parlano e sono lontani ma non sanno staccarsi fisicamente.
    Mentre prendono il sole in silenzio Giulio improvvisamente si sente solo e triste. Intuisce forse la loro solitudine senza capirla.
    Si girò verso Gabriella e le chiese con umiltà di abbracciarlo: “ Sono triste. “ Disse. Lei non rispose ma si strinse forte a lui.
    Restarono così.
    “ Non sono innamorato di lei, pensò Giulio mentre erano abbracciati, e non lo sono mai stato. E questa condizione mi fa soffrire. Perchè allora non ne sono innamorato? Quindi, perchè ne soffro? Improvvisamente mi sento disperato a non amarla. Come se lo sapessi da ora che mi piace e basta. Ci sto bene. Mi diverto. Faccio bene all’amore con lei, senza problemi, ma non l’amo.
    Forse sento una disperazione di riflesso perchè so che lei mi ama. Non merito di essere amato se non riesco a corrisponderla. E’ così che penso ora, ma non lo pensavo due ore fa, ieri o l’altro ieri o il mese scorso. Eppure il sapersi amato fa si che si possa amare a nostra volta. Cosi si dice. Il nostro ego che si innamora di se stesso. Dovrei dirglielo, chiarire la nostra posizione. Una questione di correttezza, di sincerità. Ma come faccio? Dovrei lasciarla un po’ alla volta, dimostrarmi meno attento, distaccato. Ma non ne sono capace. Sono come un grosso cane, come la vedo comincio a scodinzolare: una reazione di riflesso, o di abitudine.
    Prevedo perfino che mi mancherebbe. Sarei capace di soffrirne, magari. Perdere qualcosa che riteniamo nostro fa sempre soffrire, ma poi passa.
    Una leggera sofferenza..
    Ma perchè devo massacrarmi con questi pensieri proprio adesso? “ Cercò di difendersi.” Potrei pensare ad altro. Al suo corpo. Che mi piace. Al tennis. Già , quante probabilità ho di vincere il torneo. Se sto attento e non mi lascio fregare dalla noia della vittoria facile, ce la posso fare. Rivali? Uno o due, ma superabili se non mi faccio prendere dalla paura di vincere.”
    E Giulio con questi pensieri si addormentò abbracciato a Gabriella, sorridendo nel sonno.

    Gabriella non dormiva. Si sentiva languida, mentre teneva abbracciato Giulio. Un torpore soporifico, dovuto all’amore ai bagni e al caldo la manteneva in una sorta di dormiveglia cosciente. Si sentiva bene e rilassata, per questo cercava di rifiutare i pensieri che la sfioravano insistentemente. Non voleva pensare, voleva restarsene al sole con la mente vuota. Ma non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine, come sdoppiata, di quel ragazzo – e lo vedeva proprio come “quel ragazzo”, non come Giulio, persona ben conosciuta – che lei stava abbracciando amorevolmente. Si chiedeva con stupore chi fosse.
    Per ridursi la tensione che quella domanda impossibile le procurava, rise dentro di sè e pensò che quel ragazzo sapeva bene chi era e che razza di pensieri le passavano per la testa!
    “ E’ proprio caro, pensava, ed è bello sentirsi così desiderata. Ad una ragazza fa bene, a me fa benissimo. E’ come una cura di bellezza. Mi sento più bella, più visibile. Da quando sto con Giulio, mi pare che tutti i ragazzi mi guardino, e tutti mi sembrano desiderabili. E questo mi fa sentire un po’ puttana perchè è chiaro che non sono innamorata. Pensavo che potesse succedere, i primi tempi, lo speravo. Lo credevo la persona giusta. Ma non riesco a dirglielo, sento che gli farei troppo male. Anche lui, innamorarsi così, che incauto! E’ proprio un ragazzone, un micione che ha trovato la sua casa, fa le fusa e vuole sempre carezze. Già, come faccio ad essere fredda con un tipo come Giulio? Riesce a sciogliere un muro di ghiaccio, se le tira le carezze, fare l’amore con lui non mi pesa anche se non lo amo. Mi piace come me ne possono piacere tanti, ma con gli altri non ci farei l’amore. Oppure si?
    Sentirmi un po’ puttana, alla fin fine non mi dispiace, mi da l’impressione di potere. O forse è sentirmi un po’ puttana con lui che non mi fa sentire sporca. E’ la prima volta che mi capita. Se non sento amore non sento nemmeno attrazione fisica e non riesco a darmi. Invece mi piace il suo corpo. E’ una situazione che non dovrei sopportare. E forse non la sopporto. Dev’essere che mi ci sto abituando troppo, ma non ho ancora l’età per le abitudini. Forse non c’è mai un’età per le abitudini.”
    Si rese conto che questi pensieri che voleva rifiutare, che in un altro momento l’avrebbero angosciata portandola certamente ad una decisione, ora se li poteva ascoltare tranquillamente, senza traumi, con una sorta di languore per nulla spiacevole.
    Non si chiede il perchè di quella sensazione, si dice invece che deve decidersi uno di prossimi giorni. Dirglielo, che così non può andare avanti, perchè lei non è innamorata. “Non sono più innamorata di te”, gli avrebbe detto. Non gli avrebbe certo spiegato che non si era mai sentita innamorata di lui.
    “ Così, seccamente. Ma come faccio? Pensò. Dovrò cercare di staccarmi gradualmente, farmi sentire distratta, che sia lui a chiedermelo. Ed io poco per volta, con una sorta di reticenza, con dolcezza, glielo devo dire. Poverino! Deve restare un bel ricordo per tutti e due.
    -Potremmo restare amici. – Gli dirò. E perchè no? Perchè non dovremmo restare amici? Sarebbe bello.
    Povero Giulio, ne soffrirà moltissimo! “
    E pensando alla sua sofferenza fu invasa dalla tenerezza e lo abbracciò più stretto e abbracciandolo senti l’erezione di lui che provocò immediatamente il suo desiderio. Ne rimase confusa ma non si soffermò sul contrasto fra i suoi desideri.
    All’abbraccio di Gabriella, Giulio usci dalla sua sonnolenza e socchiudendo appena gli occhi le sorrise e le disse che l’amava, mentre, quasi con un unico movimento, si allungava a baciarla, ad accarezzarla sul pube e a sfilarle gli slip.
    Fecero l’amore con una passione rinnovata che nulla lasciava trapelare dei loro pensieri, o forse provocata proprio da questi. Godettero insieme, questa volta, trattenendo i gemiti che sarebbero esplosi spontaneamente se non avessero avuto presente i bagnanti che prendevano il sole al di là dello scoglio che li nascondeva.
    Giulio la baciò nuovamente e non riuscì a trattenersi dal dirle:
    “ Mi sà che mi sono innamorato di te. Ed è una bella fregatura. Non so che cosa farei se tu non ci fossi. O se mi dicessi che non mi vuoi più. Ma tu non me lo dici, vero?
    Provaci! “ La minacciò.
    “ Stupido, rise Gabriella, e starei qui a trombare con te, altrimenti? Con questa specie di mostro assatanato che sei? “
    “ Accidenti che volgarità! Il mare ti fa bene, ti libera. “
    Risero tutti e due.
    “Ecco, hai visto?” pensa con finto cinismo Giulio.
    “ Ma cosa sto dicendo? – Pensa Gabriella con finto pudore.

    Il sole è ormai al tramonto. Comincia a rinfrescare. Un ultimo bagno veloce per pulirsi e quindi si rivestono chiacchierando di sciocchezze e ridendo.
    Risalgono il sentiero che porta sulla strada tenendosi per mano e spesso ci baciano, come due innamorati.

  4. ROBERTO RODODENDRO scrive:

    accidenti! nell’originale c’era tutta una parte in corsivo. Spero si capisca ugualmente.

  5. ROBERTO RODODENDRO scrive:

    però questo racconto non mi pare vada bene per nessuno dei due disegni di Mario. Al limite, se non va , te ne mando un altro 🙂 generosissimo io, a Natale!

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