FAVALE E FOSCHINI, QUALCHE DOMANDA SUI FONDI MAI SPESI PER AMATRICE ::: IL SOLDI DEL 2014 E DEL 2015 SONO ANCORA BLOCCATI.

Il terremoto in centro italia

Nel borgo del reatino, il caso delle risorse assegnate dopo il terremoto del 2009 per gli edifici a rischio ma non utilizzate. E il buco nero dei finanziamenti per mettere in sicurezza le case private: i soldi del 2014 e del 2015 sono ancora bloccati

Amatrice, quei milioni mai spesi e anche il municipio va in pezzi

MAURO FAVALE GIULIANO FOSCHINI

 
 

ROMA.

Settecentomila euro per «l’adeguamento sismico della scuola», sbriciolata come un biscotto. I due milioni di euro per l’ospedale, mai spesi. Inutilizzati come i quattro milioni messi a disposizione negli ultimi due anni dalla Protezione civile, soltanto nel Lazio, per l’adeguamento sismico delle case private. Il terremoto che ha devastato il centro Italia non poteva essere previsto. Ma i danni avrebbero potuto essere limitati. Le zone colpite, le città devastate (Amatrice e Accumoli su tutte) erano individuate come zone ad «altissimo rischio sismico», i coefficienti stilati dai geologi le avevano inserite di diritto nell’elenco delle città che potevano usufruire del miliardo di euro stanziato subito dopo il terremoto dell’Aquila e che doveva servire proprio a prevenire il rischio sismico. Fondi che, come dimostra il caso di Norcia, innanzitutto se spesi, e poi se spesi bene, possono servire a salvare le vite: la «buona ricostruzione» post sisma del 1997 ha permesso ieri alla cittadina umbra di avere danni assai contenuti, nonostante la forza delle scosse.

Nel reatino non è stato così. Emblematico è quanto accaduto alla scuola di Amatrice, “Romolo Capranica”: ristrutturata e inaugurata nel 2012, anche grazie ai fondi post sisma del 2009, è crollata insieme con il resto del paese più vecchio. Eppure avrebbe dovuto avere quelle stesse caratteristiche che hanno permesso ad alcuni palazzi, in città, di restare ancora in piedi. Perché è successo? Non poteva essere altrimenti, troppo forte la scossa, o c’è stato qualcosa di sbagliato nei lavori? Di questo si occuperà l’inchiesta per disastro colposo che già oggi il procuratore di Rieti, Giuseppe Saieva, aprirà dopo aver effettuato ieri ad Amatrice e Accumoli i primi sopralluoghi. Per dire: ad Amatrice è crollato anche il Municipio, per il quale negli anni scorsi erano stati messi a disposizione dalla Provincia fondi per l’adeguamento sismico che poi, invece, erano stati dirottati altrove. Mentre non risultano mai impegnati i due milioni di euro che dovevano servire alla manutenzione dell’ospedale che è stato evacuato.

Il caso più clamoroso riguarda però i fondi messi a disposizione per l’edilizia privata. Dopo il terremoto dell’Aquila, la Protezione civile ha stanziato 965 milioni per la prevenzione del rischio sismico. Dati dei coefficienti precisi, le singole Regioni avevano il compito di indicare i Comuni particolarmente a rischio, affinché fossero loro destinati fondi per la messa in sicurezza di edifici sia pubblici che privati. Come accade sempre in tragedie di questo tipo, e come è accaduto anche martedì notte, a crollare sono i centri storici. Per questo lo Stato aveva deciso di sovvenzionare le ristrutturazioni, partecipando dai 100 ai 200 euro al metro quadrato, fino a 40mila euro complessivi. Il piano è stato un flop, nonostante i soldi a disposizione, tanto che Protezione civile e Anci hanno insediato nei mesi scorsi un tavolo tecnico per cercare di rendere più fluida la rendicontazione e l’impegno delle spese. Non fosse altro perché la misura scade a fine anno. Il problema è che, nonostante gli sportelli fossero comunali, erano poi le Regioni a gestire l’assegnazione dei fondi.

Un meccanismo complicato, tanto che in pochi hanno partecipato e chi lo ha fatto, nel 70 per cento dei casi, non ne aveva diritto o ha sbagliato a compilare la domanda. Nel Lazio, dove i Comuni di Amatrice e Accumoli avrebbero dovuto fare incetta di fondi, avendo coefficienti di rischio altissimi, i 4 milioni di euro messi a disposizione nel 2014 e nel 2015 per l’edilizia privata sono bloccati. Nemmeno un euro è stato assegnato. Per i 2 milioni 721mila euro del 2013, invece, sono arrivate 1.342 domande: quelle accettate sono state appena 191. Nelle Marche, dove Arquata è in “fascia B”, la situazione non cambia molto: il primo anno, nel 2011, delle 106 richieste formulate dai cittadini ne sono state dichiarate finanziabili 21. Nel 2013, a fronte di 3 ,1 milioni sul piatto, ne sono state accettate 114 su 225. «Ma non possiamo nemmeno dire quanti soldi siano poi realmente stati spesi — spiegano dalla Protezione civile — Perché a causa di questo meccanismo farraginoso, spesso non vengono nemmeno utilizzati da chi ne ha diritto. Preferiscono lasciare le case così come sono». Marzapane, o poco più.

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Il crollo

DOPO NEANCHE 4 ANNI

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1 risposta a FAVALE E FOSCHINI, QUALCHE DOMANDA SUI FONDI MAI SPESI PER AMATRICE ::: IL SOLDI DEL 2014 E DEL 2015 SONO ANCORA BLOCCATI.

  1. Donatella scrive:

    Non esistono commenti possibili di fronte a “disgrazie” aggravate o procurate dall’inerzia dell’Amministrazione pubblica e della politica. In Giappone, terra notoriamente di terremoti, tutti gli abitanti sarebbero già spariti se non avessero adottate per tempo delle precauzioni, sia di tipo edilizio sia di comportamento delle persone di fronte a questo tipo di catastrofe. In Italia in certi casi mi sembra che le Regioni, invece di esprimere meglio le necessità degli abitanti, siano solo dei grossi ostacoli burocratici e dei posti in più da spartirsi per la politica, pagati molto bene. Anni fa si diceva qui in Lombardia che chi riusciva a guadagnare un seggio in Regione aveva risolto i problemi economici suoi e della sua famiglia (o dei suoi famigli).

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