PISAPIA E ZEDDA ex arancioni — TENTATI DAL SI’, ” MA VIA L’ITALICUM ” —presto un incontro per una linea in dissenso dagli Ex sel

rep. di oggi 30 -8- 2016

le scelte dei partiti

Presto un incontro per fissare una posizione comune in dissenso con la linea degli ex Sel

Da Pisapia a Zedda ecco gli arancioni tentati dal Sì “Ma via l’Italicum”

GIOVANNA CASADIO FRANCESCO FURLAN

ROMA.

«Aspetto la decisione della Consulta sull’Italicum prima di esprimermi sul referendum costituzionale». Giuliano Pisapia dosa le parole. Ma apre una breccia pro Sì. Quello che l’ex sindaco di Milano e leader della sinistra non dice infatti dal palco della Festa dell’Unità è che c’è un appuntamento importante a settembre a Roma. Una riunione in cui lui con Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari, Dario Stefàno, il presidente della giunta per le immunità del Senato, Luciano Uras e un’altra quindicina di personalità della sinistra porranno la questione: «Se cambia l’Italicum, la legge elettorale, potrebbe essere archiviato il nostro No». In pratica una posizione uguale e contraria rispetto a quella della sinistra del Pd – bersaniani in testa che si sta attrezzando a votare No al referendum se l’Italicum resta com’è.

Fatto perno sulla legge elettorale, si muovono i fronti del Sì e del No. Nel caso di Pisapia e Zedda nascerebbe una sinistra per il Sì. In nome del senso di responsabilità verso il paese e tenuto conto che le riforme sono la carta da spendere con l’Europa. Quindici persone sembrano poche ma «sono punto di riferimento per tutta Italia», spiegano i promotori della fronda a sinistra, gli “arancioni” tentati dal Sì. Comunque il cambiamento dell’Italicum ingrosserebbe in un modo o nell’altro il Sì al referendum, sia convincendo i “non allineati” del Pd sempre più convinti dal No, sia la sinistra che vuole riallacciare i rapporti con il Pd o che non li ha mai perduti di vista. Stefàno ad esempio, nei prossimi giorni riunirà il suo movimento “La Puglia in più” per discutere proprio del referendum e alla vigilia del raduno romano. Zedda con Uras e un centinaio di dirigenti politici sardi era stato promotore un mese fa di un documento polemico sulla linea attuale di Sinistra Italiana chiedendo la ricostituzione del centrosinistra. Su questa scia, la presa di posizione «responsabile » sul referendum.

Il No salda D’Alema e il centrista Gaetano Quagliariello, ex ministro delle Riforme. Insieme dovrebbero scrivere le ragioni contro. Con una precisazione che fa già ieri sera l’ex premier partecipando a Vicenza alla festa “Fornaci rosse”: «Non è vero che se vince il No non si faranno riforme. Sono convinto che è possibile fare una limitata, efficace, buona e condivisa riforma e nei prossimi giorni avanzeremo una proposta concreta». Poi lo sfogo: «Io faccio quello che mi pare, la mia forza è che non voglio nulla e che non ho nulla da chiedere. Sono già in campo perché nessuno mi ha tolto dal campo ». E a proposito della sfida a Renzi: «È tutta una sfida tra Renzi e Renzi io non ho mai chiesto le dimissioni del premier. Non è che D’Alema è contro Renzi. I miei rapporti sono diventati come sono dopo che ero andato a fare un comizio con lui quand’era sindaco di Firenze e mi sono ritrovato sui giornali che ero da rottamare». Preferisce attenersi al merito: «È una cattiva riforma, ed è un grave errore portare il Paese ad una drammatica spaccatura. La responsabilità è del premier». All’accusa di Matteo Orfini, presidente dem, di essersi allineato con i girotondi, risponde: «Onida, De Siervo, Casavola, sarà un girotondo curioso, sono anche persone di una certa età». Il 5 settembre conferma il raduno del centrosinistra per il No a Roma e il boom di iscrizioni: 150,200. «Sarà una riunione organizzativa. Il No nel Pd non è una rottura perché è stato detto che c’è libertà di coscienza». Cambiare l’Italicum? »Nessuno lo farà prima del referendum».

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