BUONA PASQUA A TUTTI E PASQUETTA! ISABELLE FAUST, VIOLINO::: BEETHOVEN, CONCERTO PER VIOLINO E ORCHESTRA OP. 61 +++ ALTRO

 

 

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ISABELLE FAUST è una violinista tedesca nata nel 1972

 

la Repubblica di ieri

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2017/04/15/news/isabelle_faust_cosi_ho_risvegliato_il_mio_stradivari_-163050048/

 

Isabelle Faust: “Così ho risvegliato il mio Stradivari”

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La musicista tedesca in concerto in Italia con il suo violino dimenticato per 150 anni. Nata nel 1972, ha iniziato la sua carriera solista a 15 anni


ROMA IN QUESTO nostro tempo ridondante di star affette da sindromi esibizionistiche, l’asciutta dama tedesca Isabelle Faust sembra marciare controvento. Violinista di bravura eccelsa, avrebbe molto di cui pavoneggiarsi. Eppure è segreta, sfuggente e proiettata con purezza nel proprio destino musicale. Ma il suo sottrarsi ai riflettori e alle interviste ha finito per farne una diva suo malgrado e una leggenda per gli amanti della musica. Suonando può esprimere un lirismo senza scampo o l’elettricità di un vortice emotivo. Entra nel mondo dei pensieri e nella sfera dei sentimenti con la stessa audace pertinenza. Di fatto Isabelle, che ha 43 anni, un figlio diciannovenne e abita a Berlino (nelle rare soste tra un tour internazionale e l’altro), spicca come una delle messaggere più carismatiche del repertorio tradizionale, con incursioni pregiate nel contemporaneo. Il 19 aprile a Torino (al Conservatorio per l’Unione Musicale) e il 20 a Milano (al Conservatorio per la Società del Quartetto) si esibirà con l’Orchestra of the Age of Enlightenment, formazione inglese di altissimo livello che studia e pratica la musica barocca e classica con gli strumenti del periodo. “In programma ci saranno fra l’altro il Primo e il Quinto Concerto per violino di Mozart”, spiega Isabelle. “Amo l’idea di mostrare l’incredibile progresso che ci fu nell’arco di pochissimi anni nel modo mozartiano di scrivere concerti. Mozart corre forte nella composizione, raggiungendo nel Quinto un acme di bellezza”.

Che significa per lei lavorare con un gruppo filologico come The Age of Enlightenment?
“Vuol dire soprattutto trovare una distanza dalla tradizione romantica da cui sono stata condizionata e identificare qualcosa di più vicino a Mozart. Mi sono formata sui dischi mozartiani di Oistrakh: magnifici, certo, ma lontani dall’originale. L’istinto può esser falso quando si è cresciuti in un’altra direzione, e questo vale affrontando ogni compositore”.

Lei suona uno Stradivari “Bella Addormentata” del 1704. A cosa deve quel nome il suo violino?
“Per centocinquant’anni fu dimenticato nella casa di un’aristocratica famiglia in Germania senza che nessuno lo toccasse. Quando nel ventesimo secolo venne alla luce, lo definirono “The Sleeping Beauty”. È rifinito, flessibile, versatile. Ha corde di budello che oggi non si usano più e sono molto più adatte a Mozart rispetto a quelle di metallo adottate nei violini costruiti adesso”.

Isabelle Faust è nata in una famiglia di musicisti?
“Mia mamma lo era, e mio padre prese a studiare il violino a trent’anni perché l’aveva incontrata. Ho la musica nelle radici, mi sembra di non avere fatto altro. Ero bambina quando si eseguiva musica da camera in casa. Era coinvolto pure mio fratello, e quando avevo undici anni io e lui eravamo già stati ingaggiati da un ensemble”.

Può parlare della sua intensa collaborazione con Claudio Abbado?
“Aveva un modo insostituibile di trasmettere la musica, con sguardi e gesti, occhi e mani, senza mai troppe parole. Ci ha insegnato l’ascolto partecipe di tutti gli altri musicisti impegnati nel concerto:

l’ascoltarsi e il rispondersi musicalmente era fondamentale nella sua visione. La sua preparazione era stupefacente per inesauribilità. Poteva lavorare per interi mesi su pezzi che conosceva ed eseguiva da cinquant’anni. Ogni volta ci si rituffava dentro con un interesse nuovo”.

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