IL CORRIERE ECONOMIA, ARTICOLO DI ALBERTO BRAMBILLA::: META’ ITALIA NON PAGA LE TASSE!|

 

CORRIERE ECONOMIA DI IERI LUNEDI’ 15 MAGGIO–dossier

http://www.corriere.it/economia/leconomia/17_maggio_16/tasse-numeri-che-nessuno-svela-meta-italia-non-paga-66f889a8-3a0a-11e7-acbd-5fa0e1e5ad68.shtml

 

 

Tasse, i numeri che nessuno svela: metà Italia non le paga

Indagine fino all’ultimo centesimo sulle dichiarazioni dei redditi, mentre i contribuenti si preparano alla nuova stagione fiscale. Quasi 30 milioni di cittadini versano 185 euro a testa (l’anno). Ma chi finanzia il welfare per queste categorie?

 

 

Nel 2015, il 45,48% dei cittadini — 27,59 milioni di abitanti — anche per via delle detrazioni e del bonus da 80 euro, ha pagato 185 euro di Irpef a testa; in pratica solo il 4,87% dell’Irpef totale e, si suppone, pochissimi contributi sociali, il che produrrà gravi ripercussioni sia sull’attuale sistema pensionistico sia sulla futura coesione sociale. Con quali soldi si pagheranno le pensioni a questa enorme platea? Sono alcuni risultati della elaborazione del centro studi di Itinerari Previdenziali sui data base del Dipartimento della Finanze. I redditi 2015 dichiarati ai fini Irpef tramite i modelli 770, Unico e 730 lo scorso anno, ammontano a un totale di 832,970 miliardi (817,264 l’anno precedente), con un incremento che, escludendo i redditi relativi alla cedolare secca, è pari all’1,7 per cento. Su tali redditi — al netto dell’effetto del bonus da 80 euro di cui hanno beneficiato 11.155.355 contribuenti con redditi fino a 29 mila euro, per uno sgravio complessivo di 8,964 miliardi di euro (i contribuenti agevolati erano 11.291.064 nel 2014 per uno sgravio di 6,076 mld.) — il totale Irpef versato diminuisce dal nominale di 171,714 miliardi a 162,750 miliardi (160,976 nel 2014).inRead invented by Teads

Quel 50,9% senza reddito

Rapportando la percentuale di crescita dei redditi (+1,7%) con quella dell’Irpef prima e dopo il bonus, si evidenzia un aumento del carico fiscale per i redditi sopra i 29 mila euro di oltre il 3,6% e una pari riduzione in quelli sotto il livello del bonus e quindi una traslazione mascherata del carico fiscale. I dichiaranti nel 2015 sono stati 40,77 milioni ma solo 30,9 milioni hanno presentato una dichiarazione dei redditi positiva, per cui considerando che gli italiani sono 60,665 milioni, possiamo dedurre che oltre la metà (50,9%) degli italiani non ha reddito, ovvero è a carico di qualcuno (ad ogni dichiarante corrispondono 1,488 abitanti che nella maggior parte dei casi sono persone a carico).

I primi tre scaglioni

Dichiarano reddito nullo o negativo 680.422 connazionali (l’1,67%), mentre a dichiarare redditi fino a 7.500 euro lordi l’anno (una media di 312 euro lordi al mese considerando la mediana di 3.750 euro) sono 9.378.279, il 23 per cento. Ogni contribuente paga quindi, considerando l’effetto bonus, 44 euro di Irpef l’anno, quindi è totalmente a carico della società. Considerando il rapporto contribuenti-cittadini (1,488), i 14.967.194 abitanti corrispondenti ai dichiaranti pagano un’Irpef media pro capite di 30 euro l’anno. Tra i 7.500 e i 15 mila euro di reddito lordo annuo contiamo 8.483.503 contribuenti (il 20,81%) che pagano, considerando il bonus, un’Irpef media annua di 549 euro (369 l’Irpef pro capite per abitante). Tra i 15 mila e i 20 mila euro di reddito lordo abbiamo 5,9 milioni di contribuenti pari a 8,75 milioni di abitanti che pagano un’imposta media annua, al netto del bonus, di 1.371 euro, sufficiente per pagarsi il 74% della loro spesa sanitaria pro capite. Ricapitolando, i primi 18.542.204 contribuenti (il 45,48%, di cui 6.704.584 pensionati), dichiarano redditi lordi da 0 a 15 mila euro, quindi vivono con un reddito medio mensile di circa 625 euro lordi, meno di quello di molti pensionati (mediana di 7.400 euro). Questi 18.542.204 contribuenti, cui corrispondono 27,59 milioni di abitanti, anche grazie alle detrazioni, pagano come dicevamo all’inizio, 185 euro l’anno di Irpef. La spesa sanitaria pro capite è pari a circa 1.850 euro, per questi primi tre scaglioni di reddito la differenza tra l’Irpef versata e il solo costo della sanità ammonta a 50,13 miliardi che sono a carico degli altri contribuenti; e parliamo solo della sanità ma poi ci sono tutti gli altri servizi di Stato ed enti locali che qualcun altro si dovrà accollare.

Il 12% versa il 54% dell’Irpef

E veniamo a chi paga l’Irpef e quindi finanzia il nostro welfare. Esaminando le dichiarazioni a partire dagli scaglioni di reddito più elevati troviamo, sopra i 300 mila euro solo lo 0,08% dei contribuenti (circa 33.989, 2.244 in più rispetto al 2014) che pagano però il 4,92% dell’Irpef complessiva (4,71% nel 2014). Sopra i 200 mila euro di reddito troviamo lo 0,2% dei contribuenti (0,19 nel 2014) che paga il 7,56% (7,3 nel 2014) dell’Irpef. Con redditi lordi sopra i 100 mila euro (meno di 52 mila netti) c’è l’1,08%, pari a 440 mila contribuenti (424 mila nel 2014), che tuttavia pagano il 17,22% (16,9% nel 2014) dell’Irpef. Sommando a questi contribuenti anche i titolari di redditi lordi superiori a 55 mila euro, otteniamo che il 4,27% (4,13% nel 2014) paga il 34,02% dell’Irpef (33,6% nel 2014) e considerando, infine, i redditi sopra i 35 mila euro lordi, risulta che l’11,97% (11,28% nel 2014) paga il 53,7% (52,5 nel 2014) di tutta l’Irpef (vedi tabella in pagina). Per tutte queste classi di reddito il carico fiscale 2015 è aumentato sull’anno precedente mentre il reddito spendibile, per via dell’impossibilità di accedere a molti servizi pubblici gratuitamente perché titolari di redditi non tutelati (esenzione da ticket, utilizzo dei mezzi pubblici con sconti e via dicendo), è diminuito e con esso si è impoverita la classe media.

Caro welfare

La domanda che ci si pone riallacciandoci alla premessa è: chi pagherà, dunque, i 50,13 miliardi di euro per coprire i costi del servizio sanitario degli incapienti e i 103 miliardi circa della spesa sostenuta per l’assistenza? Come si potranno pagare le pensioni agli oltre 10 milioni di soggetti che non dichiarando nulla ai fini Irpef, sono anche privi di contribuzione? Questa situazione è stata definita da Michele Chiarugi «la dittatura della maggioranza». Le domande della minoranza: perché pagare le tasse se poi si devono pagare anche i servizi? Questo modo di operare è conforme alla Costituzione?

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