+++ (non perdere, per favore)—ROBERTO RODODENDRO, 14-06-’14, ” da leggere…con umiltà e amore ” (ROB)— UN’INTERVISTA DI REPUBBLICA —ANTONIO GNOLI —AL PROF. EUGENIO BORGNA :::: “L’anima non guarisce mai del tutto, le resta sempre accanto un’ombra”

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ROBERTO RODODENDRO, tre anni fa, quando andava in giro meravigliosamente pelato…

 

bardelli, il divano a fiori, 2014, acrilico su tela, 60x60 cm.DSC03993 - Copia

pastello, bardelli; LISZT , CONSOLAZIONE N. 1

Roberto Rododendro  (LINK)

14 giugno 2016 ·

la Repubblica

·

Mi ha fatto la stessa impressione della prima volta. (rob)

da leggere con… umiltà e amore

Eugenio Borgna: “L’anima non guarisce mai del tutto, le resta sempre accanto un’ombra”

Dagli studi universitari all’interesse per quei malati un tempo tenuti ai margini, lo psichiatra racconta come è cambiata la disciplina
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3 risposte a +++ (non perdere, per favore)—ROBERTO RODODENDRO, 14-06-’14, ” da leggere…con umiltà e amore ” (ROB)— UN’INTERVISTA DI REPUBBLICA —ANTONIO GNOLI —AL PROF. EUGENIO BORGNA :::: “L’anima non guarisce mai del tutto, le resta sempre accanto un’ombra”

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: è un’intervista che mi regala molto punti da commentare: ne scelgo due o forse è uno solo. Per spiegare come ” non guarisce ” un vero malato mentale (psicotico), qualcuno ricorderà il film del geniale fisico…Nash ” A beautiful mind ” che, verso la fine, lui è insieme ad allievi e ha delle allucinazioni rapide che vanno via subito, lui si distrae con quelle ma subito riprende il suo ruolo pubblico. E se non ricordo male, sa utilizzarle (le allucinazioni) per aggiungere qualcosa di nuovo agli studenti. Importante è avere ” una stanza segreta ” dove tutto questo si svolge, e che non può diventare un teatro con pubblico. A questo proposito, il prof. Giovanni Carlo Zapparoli mi diceva che queste persone vivono una speciale solitudine che si aggiunge a quella che abbiamo tutti per il fatto ” siamo noi a nascere e solo noi a morire “: Si tratta di un distacco—che può essere più o meno vissuto —dagli altri che deriva dall’ aver un vissuto che non si può ” mettere in comune ” con nessun altro vivente, non con un malato mentale perché la sua principale caratteristica è l’ego-centrismo (deve fortemente occuparsi di sé per norrigarsi in un certo equilibrio sempre spiazzante)–Nel mio caso, ho vissuto questa particolare ” separatezza” per i primi dieci-venti anni in cui mi sono ritrovata ” guarita”; oggi non la sento più, mentre devo dire che mi sarebbe stata utile in tanti casi in cui l’immedesimarmi negli altri mi faceva molto soffrire! Ho avuto un paziente, che mi ha presentato il prof. Zapparoli quando ho lavorato nel suo studio; quando improvvisamente il professore è morto, lui ha dovuto cambiare lo psicoanalista mantenendo la stessa psichiatra. Lo psicoanalista + altri infermieri psichiatrici lo hanno ” guarito “: adesso non dà più alcun fastidio alla famiglia, si controlla le spese, si cura…ma è come ” spento” senza più delirio. E’ diventato ” normale “, ma ” lui”, Marco, lo hanno ucciso. Quando vengo a Milano non viene più a trovarmi perché io gli ricordo un ” suo ” lutto. Non mi sono ancora decisa a fargli un invito al bar. Forse lo farò: l’ambiente mi aiuterà a tenere a mente il comportamento che oggi mi spetta. Zapparoli parlava de ” il diritto a delirare”, ma con questo habitat che abbiamo tutti sempre più omologato, non credo si possa fare un bene ad un malato, a sostenerlo. ciao, chiara

  2. roberto rododendro scrive:

    Chiara, “A beautiful mind” era un film, molto bello e interessante, ma. sempre un film. americano. con lieto fine. Perfetto: fosse sempre così. Comunque, in linea generale, per il mio vissuto con Filippo, concordo.
    Concordo in pieno col tuo proff. Zappatoli su “diritto di delirare”. Filippo sta migliorando ma hai ragione: ha perso un po’ di anima. io lo vedo e ne soffro. Però, in questa società, in questo molto veloce ed egoista: forse è meglio così.

    Ed ora qualcosa di diverso: avrei voluto tanto, tantissimo saper dipingere ( se è per questo: anche cantare ma è molto meno importante) e quindi invidio il bardelli. Salutalo: quella “sonsolazione n° 1” mi par di conoscerla. Ti abbraccio e la pelata orgogliosa resiste da vent’anni e forse più: un vizio di famiglia!

  3. roberto rododendro scrive:

    come al soliti perdona i miei errori di battitura: li vedo solo “dopo”!

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