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Sinistra unita, il cammino può essere comune

Articolo tratto da Il fattoquotidiano

 

L’appello di Tomaso Monatanari e Anna Falcone per “Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza” pubblicato martedì ha, innanzitutto, il merito di guardare avanti. Propone un terreno di gioco senza barriere d’accesso: assume, correttamente, il risultato del referendum costituzionale del 4 Dicembre come discrimine di fase, ma il “No” al quesito non è la password necessaria per entrare in gioco. L’ingresso in campo è “filtrato” soltanto dalla griglia programmatica a maglie larghe e dalla disponibilità a praticare un metodo partecipativo per le scelte fondamentali di programma e protagonisti. Inoltre, libera la discussione e il percorso unitario potenziale da astratti richiami a formule politiche e da vincoli a leadership predefinite. Segnala un asse distintivo – un neo-umanesimo fondato su lavoro e conversione ambientale – non i “vicini di casa” da escludere. Ancóra, infine, la difficile navigazione ai territori, in particolare alle esperienze in corso delle liste unitarie e di alternativa nate in tante città nelle tornata amministrativa dello scorso anno e per il voto dell’11 Giugno. Nelle parole dell’appello: “Un simile progetto, e una lista unitaria, non si costruiscono dall’alto, ma dal basso. Con un processo di partecipazione aperto, che parta dalle liste civiche già presenti su tutto il territorio nazionale, e che si apra ai cittadini, per decidere insieme, con metodo democratico, programmi e candidati.”
La rete de “Le città in comune”, comunità aperta e in progress di centinaia di amministratrici e amministratori comunali e regionali, eletti in tutta Italia in liste unitarie e composite, partecipate dai partiti della sinistra storica extra Pd e da tante energie fresche di movimenti per i beni comuni, comitati tematici, associazioni di cittadinanza attiva, personalità della cultura e della rappresentanza economica e sociale, c’è. Noi, amministratori e amministratici da Torino a Trento, da Milano a Bologna, da Firenze a Roma, da Napoli a Messina e in uno sciame di medie e piccole città, riconosciamo la nostra prospettiva nell’orizzonte abbozzato dall’appello di Montanari e Falcone. Come abbiamo scritto nella nostra lettera aperta del 25 Maggio scorso “Siamo convinti che anche nel nostro Paese vi siano enormi potenzialità per rappresentare il variegato popolo delle periferie economiche, sociali e culturali in una proposta di governo credibile per dare attuazione alla nostra Costituzione. Incontriamo ogni giorno, nelle città, straordinarie esperienze di solidarietà, cooperazione sociale, innovazione condivisa, mutualismo diffuso, giustizia ambientale.”

 

Le liste unitarie e di alternativa delle città sono, certo, ancora parziali nella pluralità di culture politiche in esse presenti. Ma sono, oggi, la prima proxy reale della virtuale “Lista Unica” a sinistra sulla quale ha registrato un alto potenziale di consenso la rilevazione di Antonio Noto illustrata ieri su questo giornale.

 

La rete delle città in comune parteciperà con entusiasmo all”assemblea del 18 Giugno. Sarebbe un segnale di responsabilità e di credibilità generale la presenza all’assemblea  proposta da Montanari e Falcone anche di chi è impegnato in Mdp e in Campo Progressista. A tale fine, le parole di Enrico Rossi e Roberto Speranza, tra gli altri, sono incoraggianti. Altrettanto incoraggiante sarebbe riconoscere la possibilità di partecipare attivamente anche all’iniziativa del 1 Luglio di Campo Progressista e Mdp. È evidente, le differenze tra di noi e dentro di noi esistono: sulla declinazione del nesso Italia-eurozona-Unione europea; sullo statuto economico e politico del lavoro; sulla regolazione dei mercati interni e internazionali; sui limiti ai diritti  individuali. Attraverso meccanismi partecipativi estesi possono, però, convergere su un programma ambizioso e classi dirigenti adeguate. La sfida non è superare la soglia del 5% per sistemare uno spicchietto di ceto politico. La sfida è ridare voce e presenza politica a chi, spiaggiato da regressione economica e sociale, è stato abbandonato. Proviamo a camminare insieme.

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1 risposta a STEFANO FASSINA (LINK DEL SUO BLOG)::: SINISTRA UNITA, IL CAMMINO PUO’ ESSERE COMUNE ( ARTICOLO POUBBLICATO DA IL FATTO)

  1. Carine scrive:

    Sono d’accordo. La difficoltà, lo sappiamo, è quando si passa dalle parole, peraltro giustissime, ai fatti. Penso che bisognerebbe rifarsi ad uno spirito unitario che, tra mille difficoltà, c’è stato nella Resistenza, dove sono riuscite a collaborare forze che la pensavano anche molto diversamente sul futuro assetto della società italiana. Fortunatamente per noi il nazifascismo è stato allora sconfitto, però anche ora ci sono pericoli giganteschi per l’intero mondo: la crescente diseguaglianza tra le persone in tutti i settori che contano, con il rischio, già in parte molto concreto, di un ritorno alla barbarie, che già è presente tra noi ( disprezzo del valore in se’ di ogni persona, distruzione della scuola e della sanità pubbliche, continui aggiustamenti per rendere il lavoro sempre più precario, disprezzo ed erosione dei beni pubblici, esaltazione imbecille e interessata della ” bellezza dell’Italia” vendendola e commercializzandola in favore dell’offerta più vantaggiosa per i politici di turno). In questo momento il governo ha addirittura pubblicamente rinnegato un suo impegno, quello di abolire i vouchers, fatto per la paura di un referendum popolare : raccolti 3 milioni di firme dalla CGIL, che dietro alla promessa della abolizione di questa ennesima forma di sfruttamento, aveva ritirato il referendumn stesso. Occorre, secondo me, tirare fuori alcuni grandi temi ( che non mancano di certo) e lavorare insieme alle forze che riconoscono la necessità di una sinistra che operi da subito concretamente. Un primo banco di prova, probabilmente realizzabile, sarebbe quello di portare all’approvazione del Parlamento quelle leggi considerate imprescindibili da tutta la sinistra: ius soli, illegalità dei vauchers, reato di tortura. In questo momento le condizioni sembrano essere più difficili, anche perché non c’è coordinamento tra le forze progressiste. Non mi è piaciuta l’astensione di una parte dei progressisti, che sono usciti dall’aula per fare diminuire il quorum necessario. Se un provvedimento legislativo si ritiene ingiusto o giusto si deve dare battaglia: non credo che il governo si sarebbe sciolto e non credo che, con l’incertezza attuale a PDe 5 Stelle sarebbe convenuto per motivi diversi spingere alle elezioni. Seguiamo con vera trepidazione e simpatia chi afferma a voce alta e con orgoglio che di sinistra c’è un estremo bisogno e chi fa qualcosa per concretizzare questa speranza.

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