DAVIDE TURRINI DE ” IL FATTO” DEL 5 LUGLIO 2017 ::: CARY GRANT E IL GENIO DI FERRERI /// MED HONDO::: ” UN REGISTA CHE FA FILMS IMPOSSIBILI, UNA REALTA’ VITALE E BRIOSA SU QUATTRO SECOLI DI OPPRESSIONE COLONIALE IN AFRICA “

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 5 LUGLIO 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/05/cinema-ritrovato-2017-il-genio-di-ferreri-lomosessualita-latente-di-cary-grant-e-i-film-verita-di-med-hondo/3709781/2/

 

 

Cinema Ritrovato 2017, il genio di Ferreri l’omosessualità latente di Cary Grant e i film verità di Med Hondo –

CINEMA

Cary Grant si faceva di LSD, aveva una sessualità non definita, e un rapporto complicatissimo con la madre che l’abbandonò. Strano ma vero. E magari lo sapevano già tutti. Eppure nello straordinario, dolce e rispettoso documentario Becoming Cary Grant di Mark Kidel (in anteprima italiana al festival del Cinema Ritrovato 2017) ecco riemergere grazie proprio ad una terapia a base di sedute psicanalitiche e LSD per tre anni (a metà anni cinquanta era tra le sostanze consentite dal governo americano) quell’Archie Lech nato a Bristol nel 1904 in una famiglia poverissima e poi divenuto interprete sofisticato e popolare di commedie romantiche fin dai primi anni trenta. Le cinque mogli, la timidezza nascosta, quelle chiacchiere mai smentite su una latente omosessualità, l’Oscar alla carriera da anziano, Grant torna ad essere quella figura attoriale mai volgare, un gentlemen compito ed elegante che con la maschera del cinema cela l’instabilità e l’irrequietezza di un’intimità tormentata che deve sbocciare per poter essere affrontata e superata.

Un lavoro di ricostruzione biografica estremamente delicato che sfiora il mito del “comedian”, tra super8 privati e testimonianze familiari attuali, star mondiale che ha saputo giocare anche su una sorta di registro comico demenziale perfino travestendosi in scena senza mai perdere l’aplomb e la compostezza dei capelli con riga pettinati di lato, e che tocca l’apice della carriera con l’affabile e tagliente sua presenza nel cinema hitchcockiano. È la prima volta che Cary/Archie viene mostrato in forma autobiografica grazie soprattutto ad un’intervista del 1963, che l’attore entusiasta dei risultati delle cure psicanalitiche concesse a un giornale, da cui la voce fuori campo del documentario trae  spunto per queste tracce di monologo interiore doloroso e toccante.

 

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Silenzio in sala: parla, e filma, Med Hondo. L’ottantunenne regista mauritano ha tenuto banco tra le decine di restauri della 31esima edizione del Cinema Ritrovato di Bologna con le copie fresche da 4k del World Cinema Project rispettivamente di: West Indies (1979); Soleil O (1970) – un vero saggio di cinema verità sul razzismo nelle grandi città europee degli anni sessanta e settanta -; Sarraouina (1984) – focalizzato su donne africane che hanno reagito e resistito al colonialismo. Tre titoli invisibili, tre film imperdibili di quel cinema politico, militante e anticolonialista che molte avanguardie di autori africani produssero in un momento delicatissimo di cambiamenti di un intero continente. Hondo, che negli anni ottanta è divenuto doppiatore in lingua francese di attori hollywoodiani come Eddie Murphy, Danny Glover, Sidney Poitier e Morgan Freeman, portò a termine primariamente un autentico capolavoro come West Indies: musical ironico e sontuoso, interamente girato su un set fittizio di una nave negriera.

Quattro secoli di schiavitù e oppressione dell’uomo bianco sull’uomo nero, di migrazioni forzate (e idealizzate) di interi popoli verso le metropoli del continente, concentrate nel continuo scavalcamento di campo dell’incedere del tempo, nel reiterato cambio di angolazione dell’inquadratura e nei numeri coreografici un po’ tribali e un po’ hippy per la fastosità di un cinema colto e popolare allo stesso tempo, rivolto alle masse di individui senza distinzione di provenienza e colore della pelle, masse sfruttate e cancellate nella loro primigenia identità. “Volevo affrancare il marchio il concetto di commedia musicale dal marchio di fabbrica americano”, ha spiegato il regista presente a Bologna. “Volevo dimostrare che ciascuno popolo ha una sua commedia musicale, e una sua tragedia musicale, e un pensiero che prende forma attraverso la storia del suo paese”. Se mai ne verranno stampate copie in dvd, acquistate questi film, e scoprirete un cinema impossibile, uno sguardo vitale e brioso che non t’aspetti sulla carne viva dei milioni di oppressi per il colore della pelle.

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2 risposte a DAVIDE TURRINI DE ” IL FATTO” DEL 5 LUGLIO 2017 ::: CARY GRANT E IL GENIO DI FERRERI /// MED HONDO::: ” UN REGISTA CHE FA FILMS IMPOSSIBILI, UNA REALTA’ VITALE E BRIOSA SU QUATTRO SECOLI DI OPPRESSIONE COLONIALE IN AFRICA “

  1. Carine scrive:

    Dalla momentaneamente abbandonata rubrica “Non c’entra proprio niente ma non si sa mai”: dal libro “Rifugi e ritorni” di Filippo Grandi ( lunga carriera nelle agenzie di cooperazione internazionale e attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), ed. Mondadori,2017: ” Ho imparato a conoscere le tristi realtà dell’occupazione (quella israeliana contro i palestinesi n.d.r.): il muro di separazione ,costruito illegalmente su territorio palestinese ma destinato alla sicurezza degli israeliani; i disagi infiniti ai quali il muro obbliga i palestinesi, specialmente quelli che abitano lungo il suo percorso; le umiliazioni inflitte a coloro che passano i posti di blocco, nella terra che è quella dove sono nati, così come i loro genitori, nonni, bisnonni e antenati, ma in cui,ciononostante, devono giustificare ogni movimento, ogni intenzione, ogni situazione familiare e personale, l’espansione delle colonie israeliane, che divorano ogni anno tratti ulteriori di terra palestinese, in contravvenzione alle leggi del diritto internazionale che proibiscono insediamenti civili della potenza occupante sul territorio occupato; la negazione dei permessi di edificare ( mentre i coloni innalzano città impunemente su ogni collina cisgiordana), che costringe i palestinesi a costruire contro le regole imposte dagli occupanti, e che ha spesso come risultato quello di case distrutte dalle autorità, facendo pagare le spese di demolizione ai palestinesi che hanno tentato di aggirare il divieto…Hebron, la terra dei patriarchi delle tre religioni, dove attorno alle tombe di Abramo, Isacco e Giacobbe è germogliato il fiore più velenoso dell’occupazione: una città di duecentomila palestinesi tenuta in ostaggio da qualche centinaio di coloni fanatici e violenti, la cui esistenza surreale, tra percorsi riservati soltanto a loro ( e un suk già prospero dove i palestinesi ai piani inferiori delle case devono proteggersi con reti dalle immondizie e dagli escrementi gettati di sotto dai coloni che occupano i piani superiori), è protetta da interi contingenti militari israeliani”. ( pag.200/301 op.cit.)

  2. Carine scrive:

    Sempre dal libro precedente ( “Rifugi e ritorni”, Filippo Grandi, Mondadori 2017, pag.299): ” Ma il conflitto presente e preponderante, quello che avveniva davanti agli occhi di tutto il mondo e nel quale noi eravamo immersi, quello che sconvolgeva ogni giorno la vita di milioni di donne e di uomini, si svolgeva tra due parti profondamente e totalmente diseguali: tra un paese organizzato, ricco,armato e sostenuto politicamente dalle maggiori potenze mondiali, e una popolazione sparpagliata, per metà in esilio, priva di istituzioni funzionanti e di dirigenti visionari, con pochi amici veri, demoralizzata e frustrata”.

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