ERICA MANNA::: GLI ABUSIVI E I CAPORALI. RIFLETTORI PUNTATI SUL PONENTE LIGURE— REP GENOVA , 19-09-’17 pag III

 

REPUBBLICA-GENOVA DI IERI, pag III

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piana di Albenga nella zona di San Fedele e Lusignano

 

Gli abusivi e i caporali. Riflettori puntati sul Ponente ligure

PER loro, che non esistono, l’oggi è tutto quello che hanno. E l’oggi inizia presto: prima delle sei del mattino. L’appuntamento è sotto ai portici di piazza Dante Alighieri, quelli che guardano la fontana. Loro aspettano lì, in silenzio, fumando una sigaretta. La chiamata, sempre più spesso, arriva attraverso Whatsapp.

Poi, finalmente, un furgoncino accosta. Poche parole, a ognuno la sua destinazione. E la giornata di lavoro può cominciare. Imperia non è certo Rosarno, e la piana di Albenga non ha nulla a che vedere con quella di Gioia Tauro. Altri universi, distanti anni luce. Eppure anche qui, nel ponente ligure, racconta la Cgil, esistono i lavoratori invisibili: quelli a giornata, che smozzicano poche parole di italiano. Che non hanno pretese, non chiedono le mascherine quando c’è da spruzzare gli antiparassitari perché la bocca se la coprono con un fazzoletto. Che, se si ammalano, non lo saprà mai nessuno. Che, di denunciare, hanno paura, perché spesso non sono in regola con i documenti. Sono per lo più nordafricani, i lavoratori reclutati da caporali, quasi sempre stranieri anche loro: egiziani, tunisini. «A seconda della stagione raccolgono i carciofi oppure vengono impiegati nelle serre – racconta Aris Capra, responsabile dello Sportello Sicurezza della Cgil di Genova – ma lì, per noi, è molto difficile entrare e controllare: ci vuole una denuncia circostanziata. Che non abbiamo: perché tra questi lavoratori atipici prevale la paura».

L’ultimo blitz delle forze dell’ordine risale alla metà di luglio. I Carabinieri della Compagnia di Albenga, in collaborazione con i colleghi del Nucleo CC Ispettorato del Lavoro di Savona, del Nas (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità) di Genova, dei Carabinieri della Stazione Forestale di Albenga e il supporto dell’elicottero del quindicesimo Eli-Nucleo di stanza a Villanova d’Albenga (impiegato proprio per evitare che i lavoratori irregolari si dessero alla fuga) hanno messo in atto un maxi controllo su aziende agricole e cantieri edili. L’obiettivo, verificare eventuali situazioni che riconducibili al caporalato. Sul fronte delle aziende agricole, le irregolarità riscontrate riguardavano la tenuta del registro dei trattamenti fitofarmaci e, in un caso, l’omessa comunicazione alle autorità competenti dell’assunzione di due lavoratori stranieri. Più pesante, invece, il bilancio per aziende del settore edile: la giornata, infatti, si è conclusa con quattro denunce all’autorità giudiziaria savonese per violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. Durante il blitz, sono stati identificati 52 lavoratori extracomunitari, e comminate sanzioni per circa seimila euro.

«Il problema è che qui in Liguria il fenomeno è molto più rarefatto che al Sud, dunque più difficile da evidenziare – spiega ancora Aris Capra della Cgil – dal punto di vista della sicurezza, la legge dice chiaramente che per prevenire bisogna formare e informare. Ma questo non succede. Un altro tasto dolente riguarda la verifica dell’apprendimento della lingua: perché in questi casi ci vorrebbe un mediatore culturale, in modo che il lavoratore capisca quel minino di nozioni necessarie a non farsi male. Chi lavora in agricoltura, infatti, spesso si espone a sostanze chimiche, potenzialmente tossiche e cancerogene. Ma se il lavoratore atipico, reclutato alla giornata, si ammala, nessuno lo saprà mai». «Non abbiamo segnalazioni specifiche sul nostro territorio – allarga le braccia Fulvio Fellagra della Cgil di Imperia – ma questo non significa in alcun modo che il problema non esista, purtroppo. Il fatto è che si tratta di uno di quei fenomeni che emerge solo con la denuncia individuale: se non c’è qualcuno che apre la vertenza, non è visibile».

Frena Andrea Sampietro, direttore di Confagricoltura Liguria: «Che in agricoltura esista il lavoro nero è indubitabile, come accade in qualunque settore nel nostro Paese. Ma in Liguria, dove il settore è altamente specializzato rispetto al Sud, il caporalato è assolutamente minoritario: le aziende non vanno certo a reclutare il primo venuto. La vera piaga, piuttosto, è il lavoro nero. Quanto alla nuova legge sul caporalato, ben venga: ma va applicata in modo intelligente. Invece a volte ci troviamo davanti a situazioni paradossali, per cui la mancanza di scarpe antinfortunistiche è denunciabile penalmente».

(erica manna)

 

 

 

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1 risposta a ERICA MANNA::: GLI ABUSIVI E I CAPORALI. RIFLETTORI PUNTATI SUL PONENTE LIGURE— REP GENOVA , 19-09-’17 pag III

  1. Carine scrive:

    Anche al nord c’è il caporalato: se si passa al mattino presto davanti a qualche bar, si vedono gruppi di uomini, sia italiani sia emigrati, che con il telefonino in mano aspettano la chiamata. In genere lavorano nel campo dell’edilizia e sovente fanno fatica a farsi pagare la giornata. Una persona che conosco si è fatta male al polso lavorando e, malgrado la prescrizione del medico, ha continuato ad andare a lavorare. Sovente queste persone prendono anche droghe per sopportare la fatica e il dolore.

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