JOHANN HEINRICH FUSSLI ( ZURIGO, 1741- INGHILTERRA, 1825) — UN PITTORE ” OSCURO ” CHE NASCE NELL’EPOCA DEI LUMI…

 

L’originalità dello stile pittorico di Johann Heinrich Füssli, artista oscuro nel secolo dei lumi, deriva dalla sua formazione di autodidatta, in grado di agire al di là delle mode del momento. Alle prime opere tipicamente neoclassiche, contraddistinte dalla purezza di forma e dal disegno propri di quell’indirizzo artistico, seguirono tele dominate da ombre sinistre, spazi cupi e colori improbabili, in una dimensione fantastica alimentata dalla grandiosità degli affreschi di Michelangelo. (wiki)

Fu considerato un protosimbolista e un preannuncio dell’Espressionismo.

 

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Autoritratto (1790), Victoria and Albert Museum, Londra

 

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STUDI PER UN AUTORITRATTO

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AUTORITRATTO

 

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AUTORITRATTO

 

 

La disperazione dell’artista davanti alle rovine (1778-80, Kunsthaus Zürich)

 

 

 

Johann Heinrich Füssli (Zurigo7 febbraio 1741 – Putney Hill16 aprile 1825) è stato un letterato e pittore svizzero di stile romantico, che esercitò la sua attività principalmente in Gran Bretagna, dove è conosciuto come Henry Fuseli.

un pettegolezzo da wiki:

 

…dopo le nozze (1788), il pittore ebbe pure una relazione clandestina con

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la scrittrice inglese Mary Wollstonecraft (una delle prime femministe con la vita e le opere), che era rimasta incantata dalla «grandezza della sua anima, dalla vivacità del suo spirito e dalla simpatia ispirata dalla sua personalità». La Wollstonecraft, divorata dalla fiamma della passione, arrivò persino a proporre una convivenza a tre, ma Sophia non acconsentì e pertanto i due dovettero smettere di frequentarsi.

 

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odisseo tra scilla e cariddi

 

La produzione letteraria di William Shakespeare lasciò un’impronta profonda nella fantasia di Füssli. Nell’immagine, Lady Macbeth afferra i pugnali (1812, Tate Gallery, Londra)

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INCUBO (1781, Detroit Institute of Arts)

fussli

INCUBO II

L’erotismo inquietodi Johann Heinrich Füssli

 

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L’erotismo inquieto
di Johann Heinrich Füssli

 

L’arte non ha nulla a che vedere con la morale. È questo l’imperativo categorico di Johann Heinrich Füssli che, dopo aver compiuto studi ecclesiastici volti a condurlo a un’esistenza morigerata, si trasferì appena ventinovenne nell’Urbe dove, stando alle biografie, condusse vita da libertino. Era il 1770 e Roma era il paradiso della voluttà e del peccato.

Perdere la fiducia nella Chiesa e nello Stato fu, per l’artista, conseguenza semplice e immediata della presa di coscienza di una mancanza, quella di tre elementi per lui fondamentali nell’espressione artistica: l’orrendo, la corruzione dei sensi e la moda.

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Der Nachtmahr
www.kunstkopie.de

Benjamin Robert Haydon, dopo averlo a lungo seguito, lo abbandonò al suo destino “blasfemo” regalando il ritratto più veritiero del nuovo corso della sua opera: «Le forze operanti nell’animo di Füssli sono il blasfemola lussuria e il sangueLe sue donne sono tutte puttane, e gli uomini briganti. Sono puttane non per il piacere della carne ma per odio, per astio e ostilità nei riguardi della virtù, e i suoi uomini sono furfanti non per un audace desiderio d’avventura e di rischio ma per un’incoercibile ribellione contro la repressione morale».

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Fuseli, ‘Kopulerend paar op Priapus-altaar’.
www.dbnl.org

Il soggiorno romano, di fatti, aveva reso Johann Heinrich Füssli pittore del diavolo. Non c’è traccia più visibile del suo mutamento etico, estetico e morale dei disegni erotici realizzati tra il 1770 e il 1778, prima del ritorno del pittore in Svizzera dove, forte del suo rinnovato spirito, si lasciò andare a convulse e lascive vicende sentimentali.

Creati attraverso un’espressione stilistica diretta, al contrario delle rappresentazioni del tardo rococò che tentavano di inserire il tema voluttuoso in un’atmosfera aneddotica, i symplegma fanno dell’elemento orgiastico il punto centrale della rappresentazione. I personaggi appaiono come posseduti da demoni, vittime di forze interiori che traggono dall’esterno una misteriosa spinta al furordistruttivo.

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www.pinterest.com

Le donne, semivestite o completamente nude, presentano tratti esteriori pronti a riflettere il pathos e la sofferenza che le anima, senza dimenticare la componente animalesca che nel mondo di Füssli trova sempre più spazio come elemento “naturale”.

Tacciato di volgarità dal bigottismo e l’invidia del tempo, l’universo erotico dell’artista è in realtà, stando alle parole di Werner Hofmann, il perfetto regno di un «inventore dei più arditi sfoggi di anatomia», tanto da indurre l’illustre Mario Praz ad affermare: «Immagino che anche gli esistenzialisti siano affascinati dall’intensità della passione che investe le sue indemoniate creature».

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cupetinte.blogspot.com

La spinta erotica, l’ambiguità, sono del resto componenti essenziali e ormai costanti nell’opera di Füssli. «Il sublime risiede anche nel male, poiché persino nell’empietà può esserci qualcosa d’ammirevole», scrive il pittore nel 1771 ed ecco allora che nell’arte tutto può diventare lecito, senza censure e imbrigliature morali.

fussli
www.kunstkopie.de

Cessato il periodo di sperimentazione romana a tutto tondo, l’artista dà sfoggio di tutte le sue perversioni, lasciando nelle opere da qui in poi realizzati i segni tangibili della morbosità. In Ezzelino e Meduna del 1979, ad esempio, l’immaginario conte di Ravenna Bracciaferro, uccide la moglie accusata di adulterio e rimane, inquietantemente pensante, davanti al cadavere. È Hofmann a individuare l’incredibile somiglianza tra Ezzelino e Füssli stesso, effigiatosi in tal modo in un autoritratto che riprende posa, espressione e postura dell’uxoricida. Nell’omicidio di Meduna, il critico individua poi la constatazione, da parte del pittore, dell’impossibilità di costruire un rapporto amoroso duraturo, come poi dimostrerà la sua vita sentimentale, ancora colma di lacune e ambigui misteri.

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‘Ezzelino e Meduna’, olio su tela
it.wahooart.com

È l’Incubo allora, nelle sue due versioni, a esplicitare con chiarezza il velata di enigma la concezione amorosa dell’artista, a cominciare dalla genesi ormai nota a tutti; Anna Landolt, la giovane svizzera che fu oggetto della sua più forte passione, non poté essere sua in quanto promessa a un altro. In una missiva all’amico Johann Kaspar Lavater, Füssli scrisse così: «La notte scorsa l’avevo nel mio letto; gettai via in disordine le coperte, avvolsi intorno a lei le mie mani calde e strettamente serrate, fusi il suo corpo e la sua anima con i miei, versai in lei il mio spirito, il mio respiro, la mia forza. Chiunque ora la tocchi commette incesto e adulterio! E mia e io sono suo. E l’avrò – faticherò e suderò per lei, e starò solo fin quando l’avrò conquistata ».

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Incubo

La sua passione, però, non ebbe alcun esito. Il pittore ne fu distrutto, ma non sappiamo, come afferma H.W. Janson, se ritrasse mai la donna dei suoi incubi. Quel che è certo è che, quando il Detroit Institute of Art acquistò Incubo II, si rinvenne sul retro un altro pezzo di tela incollato, al di sotto del quale, dopo il distacco, apparve il ritratto incompiuto di una graziosa giovane. Se il recto, come ipotizza Janso, è l’originale Incubo II, anche il ritratto deve essere di Füssli «e il suo carattere di sensuale seduzione lascia supporre che esso raffiguri la giovane amata dall’artista».

La stessa giovane che, in entrambe le versioni del dipinto, sogna da sdraiata la violenza sessuale, tradizionalmente considerata commercio con il diavolo. Lo stupro è rappresentato dall’irruzione della testa di un cavallo, a simboleggiare la maschilità esuberante mentre un orrendo mostricciattolo le sta accucciato sul ventre.

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Incubo
historiaproject.altervista.org

Ma è nel tardo dipinto Britomarte libera Amoretta dall’incantesimo di Busirane che Füssli dà sfogo completo a ciò che per lui è diventata legge di vita, ossia la liberazione dell’anima dalla prigionia delle fantasie sessuali ad opera della castità. Le braccia della liberatrice e della prigioniera s’incontrano nella figura rannicchiata del demone mentre Amoretta, priva di sensi, è quasi separata dalla lotta vera e propria.

Johann Heinrich Füssli rimase coerente fino alla fine; il demoniaco, il crudele e l’erotico continuarono a dominare la sua opera sino allo spegnersi dell’estrema forza.

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Britomarte libera Amoretta dall’incantesimo di Busirane

 

 

 

E Füssli creò Batman

Johann Heinrich Füssli, L’incatenato

Johann Heinrich Füssli, L’incatenato

Johann Heinrich Füssli, Bonconte da Montefeltro

Johann Heinrich Füssli, Bonconte da Montefeltro

 

Johann Heinrich Füssli, Il duca di Gloucester in attesa di lady Anne alla cerimonia funebre di re Enrico IV

Johann Heinrich Füssli, Il duca di Gloucester in attesa di lady Anne
alla cerimonia funebre di re Enrico IV

 

Nelle tenebre marcite e nella penombra primordiale dei quadri di Füssli, gli eroi e i fantasmi procedono con gambe a compasso, con la sicurezza di creature avvezze alla notte che rischiarano con le proprie venefiche fosforescenze, gettando un lampo su squarci di vita modesta o tormentata che il sogno supereroico consente, almeno in pittura, di ribaltare. Le lunghe e raggelanti silhouettes di questi oscuri personaggi, dopo un funereo e terrificante passaggio in film espressionisti come Il gabinetto del dottor Caligari (1919) di Robert Wiene, Nosferatu il vampiro (1922) di Murnau, Metropolis (1926) e M il mostro di Düsseldorf (1931), entrambi di Fritz Lang, andranno a infestare i comics americani, inaugurando la corrente stilistica della “Linea scura”, il fumetto delle ombre, le ombre dell’anima e della coscienza/incoscienza contemporanea.

E’ proprio nel Batman creato da Bob Kane e Bill Finger sulla falsariga del già affermato Superman che si può individuare l’esempio più importante di reinterpretazione pop statunitense della corrente romantico-espressionista europea di derivazione füssliana; è un uomo che si fa superuomo pur essendo privo di reali poteri sovrumani, ricollegandosi al mito popolare del vampiro che riscatta nelle tenebre, svolazzando, il torpore diurno di pensionato narcolettico ed anemico. Segnali di questa paternità supereroica non sfuggono nel Bonconte da Montefeltro (1774), dove Füssli fa librare la lotta tra due creature sospese fra l’abisso e l’elevazione celeste, fra salvezza e perdizione. L’incatenato (1770-71), avviluppato in una posa che, nonostante i ceppi, annuncia un attacco senza scampo, non ci sorprenderebbe se dai polsi liberasse le robuste ragnatele poi tramandate a Spiderman.

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