Orazio legge davanti al circolo di Mecenate (I sec. a. C.), dipinto di Stefano Bakalovich, 1863
Noncentranientissimo, la cui redazione ha scoperto, a più di duemila anni dalla nascita, la poesia di Publio Ovidio detto Nasone, grazie al libro del fisico teorico Carlo Rovelli intitolato ” L’ordine del tempo”. Le cose più accessibili del libro sono state per me gli incipit con cui l’Autore apre ogni capitolo. I versi sono tratti dalle Odi di Orazio e mi hanno rimandato, con estrema dolcezza e nostalgia, ai grandi lirici greci:
Danze d’amore intrecciano
fanciulle dolcissime
illuminate dalla luna
di queste limpide notti (I, 4)
Anche le parole che ora diciamo
il tempo nella sua rapina
ha già portato via
e nulla torna (I, 11)
Si apre
a questo vento dolce
di primavera
il chiuso gelo dell’immobile
stagione
e le barche tornano al mare…
Adesso dobbiamo intrecciare
corone
e ornarcene il capo (I, 4)
E quell’onda
navigheremo tutti
quanti ci nutriamo
dei frutti della terra (II. 14)Tu non chiedere
l’esito dei miei, dei tuoi giorni,
Leuconoe
– è un segreto sopra di noi-
e non tentare calcoli astrusi (I, 11)
Ovidio non c’entra nientissimo: il poeta dei cui versi ci siamo innamorate è Orazio. Ci scusiamo per l’errore.