LUCA TANCREDI BARONE, IL MANIFESTO DI DOMENICA 8-10-17 :::: VINCE LA LINEA COLAU ! + altri articoli interessanti

 

IL MANIFESTO DI DOMENICA 8 OTTOBRE 2017

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EUROPA

Vince la linea Colau. Il Parlament ci riprova, ma senza strappi

Martedì nuova sessione solo «per informare sulla situazione politica». E l’ex presidente catalano Mas gela gli indipendentisti: «Non siamo ancora pronti». I dati definitivi del Referendum. ha votato il 43%, Sì al 90%, No 7,8%. Oggi e domani torna a parlare la piazza

La presidente del Parlament catalano alla fine ha convocato una nuova seduta plenaria per martedì, con un unico punto all’ordine del giorno: dichiarazioni del presidente Puigdemont «per informare sulla situazione politica attuale». Nessuna menzione al referendum, né alla sua legge istitutiva. Un punto generico che è impossibile impugnare.

IN LINEA DI MASSIMA, esattamente quello che ha chiesto il gruppo dei Comuni, vicino a Ada Colau: una seduta per discutere, senza votare alcunché. Il che dovrebbe tenere lontano lo spettro della Dichiarazione unilaterale di indipendenza. Uno spettro che fino a pochi giorni fa sembrava imminente e che invece con il passare del tempo spaventa sempre di più anche chi, nel Govern di Barcellona, prima del referendum lo maneggiava con scioltezza. Oltre ai fortissimi segnali che i poteri forti stanno mandando, e a cui i partiti al governo a Barcellona sono sempre stati sensibili, soprattutto il Pdcat di Puigdemont, cominciano a farsi sentire pubblicamente scricchiolii importanti. Il più sonoro si chiama Artur Mas, il presidente nell’ombra, disarcionato dalla Cup ma king maker di Puigdemont, che al Financial Times (dove giovedì era uscita un’intervista di Anna Gabriel, la portavoce della Cup) ha detto candidamente come se nulla fosse che «la Catalogna non è pronta per un’indipendenza vera» perché le manca il controllo sul territorio, la capacità di raccogliere le imposte, e un sistema giuridico: quisquilie.

UN PUGNALE ALLE SPALLE degli indipendentisti. E non è l’unico. Il fedelissimo di Puigdemont Santi Vila, ministro dell’Impresa, ha detto in un’intervista che «il referendum ci obbliga ma dobbiamo riflettere se la fretta non rovini il sogno», che nel linguaggio felpato del Pdcat è una richiesta di stop: «Dobbiamo rasserenarci e non prendere decisioni irreparabili nei prossimi giorni».

Se a questo si aggiungono timidissimi segnali di distensione da Madrid, si potrebbe anche sperare in qualche schiarita. Il portavoce del governo Méndez de Vigo ha infatti detto che bisogna «chiudere la confrontazione» e tornare «al dialogo dentro la legalità» perché «possiamo parlare». E ha aggiunto che Puigdemont deve «ascoltare i settori sociali che glielo chiedono» (cioè la lobby economica). Abituati ai toni bellicosi del Pp, praticamente questa è una colomba di pace. Intanto Ciudadanos continua a chiedere come un disco rotto l’applicazione dell’articolo della costituzione che sospenderebbe l’autonomia catalana: lo ha fatto anche ieri in un incontro con Rajoy, ma il presidente del governo gli ha ripetuto che non lo farà.

IL GOVERNO CATALANO ha finalmente annunciato i risultati «ufficiali» del referendum, con qualche incoerenza rispetto ai provvisori di lunedì: 2.286.217 votanti (il 43% degli aventi diritto); 2.044.038 i «Sì» all’indipendenza (90,2%); 177.547 «No» (7,8%); 44.913 voti in bianco (2%) e 19.719 nulli. Sui più di 2300 seggi, in 400 non è stato possibile votare (perché la polizia lo ha impedito), cosa che, dice il Govern, ha impedito a 700 mila persone votare.

Nel weekend previste due manifestazioni a Barcellona. Oggi alle 12 manifesterà Hablamos/Parlem (Parliamo, in castigliano e catalano), piattaforma formata da «favorevoli a cambiare la costituzione, non cambiarla, della repubblica, della monarchia, dell’indipendenza della Catalogna, di una Spagna federalista, centralista e di molte altre opinioni». Vestiti di bianco, senza bandiere, o con bandiere bianche, specificano, chiederanno dialogo.

DOMENICA invece annunciano battaglia i contrari all’indipendenza, organizzati da Societat Civil Catalana, piattaforma vicina a Pp e Ciudadanos, al grido di «Basta, recuperiamo la sensatezza» (il proverbiale seny catalano). A questa manifestazione, sempre alle 12, ha aderito fra gli altri lo scrittore premio Nobel Mario Vargas Llosa.

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