ROBERTO CICCARELLI, IL MANIFESTO DEL 5-12-2017::: REDDITO D’INCLUSIONE: ASSALTO AI CAF, COMUNI NEL CAOS

 

IL MANIFESTO DEL 5 DICEMBRE 2017

https://ilmanifesto.it/reddito-di-inclusione-assalto-ai-caf-comuni-nel-caos/

 

 

ECONOMIA

Reddito di inclusione: assalto ai Caf, comuni nel caos

Controllo sociale & Workfare. Povertà in Italia, 2017: fondi insufficienti e coordinamento carente. L’allarme dei centri fiscali: «Subito un tavolo».

In una mensa della Caritas © Andrea Rossi / Eidon

 

A quattro giorni dall’apertura dei termini per la presentazione all’Inps della domanda per il «reddito di inclusione» (Rei) il sistema che entrerà in vigore dal primo gennaio 2018 si scopre già inadeguato. La Consulta nazionale dei Centri di assistenza fiscale (Caf) ha lanciato l’allarme: da Nord a Sud le sedi sono state prese d’assalto per ottenere la certificazione Isee dall’Inps. E i comuni non se la passano meglio. A Genova sono state oltre 300 le telefonate a un numero verde dedicato.

«SONO IN MOLTISSIMI – sostengono i coordinatori della consulta dei Caf Massimo Bagnoli e Mauro Soldini – ad essere privi di Isee pur avendo le caratteristiche per accedere al reddito di inclusione». Da questa ricostruzione emerge che lo strumento identificato dalla legge non è adeguato per «fotografare» la povertà. Gli aventi diritto, ma senza Isee, rischiano così di essere esclusi da una misura selettiva e sotto-finanziata. Stando ai Caf i cittadini si stanno rivolgendo alla loro rete perché i comuni – che dovrebbero gestire il «Rei» – rischiano il corto circuito. Per questo serve un coordinamento con il ministero, l’Inps e l’Anci per garantire un’assistenza. I limiti sono ancora molti. La legge prevede che il 15 per cento delle cifre stanziate vada agli enti locali che però non sono pronti. Se anche i comuni avessero i fondi non potrebbero assumere perché sono imbrigliati dai vincoli sugli organici dedicati agli enti che non sono in equilibrio finanziario. La ragione di questa difficoltà, confermata ieri dal sindaco di Bari e presidente Anci Antonio De Caro, è la mancanza di personale dovuta al blocco del turn-over, al momento al 75 per cento nei comuni con meno di cinquemila abitanti. La richiesta di De Caro è portare il turn over al 100 per cento e usare i fondi per «promuovere tirocini formativi e politiche attive del lavoro».

I COMUNI non sono preparati e, come è già accaduto a Torino, si rivolgono ai Caf. Ma i Caf sostengono di non essere pronti. L’allarme lanciato dai coordinatori riguarda anche questo punto: «I comuni si rivolgono a noi per attivare una convenzione sul Rei, ma noi non abbiamo la titolarità per farcene carico» È in corso sui fondi per le dichiarazioni Isee che i Caf ricevono attraverso una convenzione con l’Inps. Nel 2017 l’Istituto di previdenza ha erogato 86 milioni di euro. Le richieste sono altissime, e aumenteranno ancora di più con il sistema ideato per il reddito di inclusione. Negli ultimi due mesi dell’anno i Caf lavoreranno gratis per espletare le sei milioni di domande Isee complitate. Se nella legge di Bilancio non saranno inserite risorse aggiuntive per il 2018 si bloccheranno i lavori sull’Isee e il «Rei» resterà al palo. «L’impegno economico e finanziario di quest’anno non sarà assolutamente riproponibile per gli anni futuri» confermano Bagnoli e Soldini.

LE DIFFICOLTÀ DEL «REI» sono emerse dalle parole pronunciate ieri dal ministro del lavoro Giuliano Poletti. A Bari per presentare il «Rei», Poletti ha sottolineato «la necessità di costruire una grande rete nazionale di sostegno» costituita da «un grande rapporto tra governo, stato, regioni, comuni» e ha auspicato la cooptazione di «organizzazioni sociali, volontariato, associazionismo». Il «Rei» è partito senza l’apporto di questo sistema che dovrebbe assicurarne il funzionamento. E questo è solo all’inizio.

IL «REI» È un sussidio di ultima istanza erogato tramite una carta prepagata emessa dalle Poste che produrrà lavoro povero, quello definito dal governo Gentiloni «la prima misura strutturale contro la povertà». Sarà erogato in base al calcolo dell’indicatore della situazione economica (Isee): il parametro usato per definire la situazione economica di una famiglia ed è il risultato della somma tra i redditi e il 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare di tutto il nucleo familiare. Per ottenere il massimo – 485 euro mensili – una famiglia con cinque figli (e oltre) non deve avere un Isee superiore a seimila euro annui; non avere percepito il sussidio NASpi; non avere acquistato una moto o un auto negli ultimi 24 mesi; non avere un patrimonio immobiliare diverso dall’abitazione con un valore superiore ai 20 mila euro. E non possedere una barca da diporto. Precisazione grottesca per una misura destinata ai «poveri assoluti» che saranno obbligati a «progetti personalizzati», ovvero lavoro coatto, in cambio di un’elemosina che durerà al massimo per un anno.

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