MARIA CANIGLIA
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Umberto Giordano – La mamma morta
Italiano
La mamma morta
La mamma morta m’hanno
alla porta della stanza mia;
Moriva e mi salvava!
poi a notte alta
io con Bersi errava,
quando ad un tratto
un livido bagliore guizza
e rischiara innanzi a’ passi miei
la cupa via!
Guardo!
Bruciava il loco di mia culla!
Cosi fui sola!
E intorno il nulla!
Fame e miseria!
Il bisogno, il periglio!
Caddi malata,
e Bersi, buona e pura,
di sua bellezza ha fatto un mercato,
un contratto per me!
Porto sventura a chi bene mi vuole!
Fu in quel dolore
che a me venne l’amor!
Voce piena d’armonia e dice:
‘Vivi ancora! Io son la vita!
Ne’ miei occhi e il tuo cielo!
Tu non sei sola!
Le lacrime tue io le raccolgo!
Io sto sul tuo cammino e ti sorreggo!
Sorridi e spera! Io son l’amore!
Tutto intorno e sangue e fango?
Io son divino! Io son l’oblio!
Io sono il dio che sovra il mondo
scendo da l’empireo, fa della terra
un ciel! Ah!
Io son l’amore, io son l’amor, l’amor’
E l’angelo si accosta, bacia,
e vi bacia la morte!
Corpo di moribonda e il corpo mio.
Prendilo dunque.
Io son gia morta cosa!
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Tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900 la lirica era un fatto popolare. Maria Caniglia era un nome che ricorreva in casa mia, dove c’erano i libretti delle opere più conosciute.La lirica faceva parte dell’immaginario popolare. Mia mamma, che cantava romanze e pezzi d’opera di cui aveva i libretti, malediceva il duca di Mantova e si arrabbiava con Otello, che non aveva capito niente della sua Desdemona ( stu cujasse, dicevano i miei, ù pujeva staghe ciù atentu”.