+++ DIEGO LONGHIN, REP. DEL 17-01-2018 :: INTERVISTA AD ANTONIO BOCCUZZI, SUPERSTITE DELLA THYSSEN

 

 

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Boccuzzi, superstite Thyssen

“Ma non abbiamo investito per fare più prevenzione”

DIEGO LONGHIN, TORINO

«Sono le vittime della ripresa. Da quando l’industria ha iniziato a girare e l’economia è andata meglio il numero di morti e infortuni ha ricominciato a salire nelle zone più produttive. Lo sospettavo, per questo non ero tra gli ottimisti di fronte ai dati che indicavano un drastico calo degli incidenti negli ultimi dieci anni». Parola di Antonio Boccuzzi, parlamentare uscente del Pd, unico superstite tra gli operai coinvolti nell’incidente all’acciaieria della Thyssen Krupp di Torino.

Boccuzzi, dopo dieci anni non è cambiato nulla: siamo ancora all’anno zero?

«Dal punto di vista legislativo no.

Proprio poco dopo la Thyssen è arrivata la legge 81, il testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

La miglior legislazione a livello europeo».

Allora che cosa non ha funzionato?

«A distanza di dieci anni mancano ancora dei decreti attuativi su alcuni aspetti della legge».

Su cosa è inapplicato il testo?

«Ad esempio sui sistemi informativi. Il decreto attuativo è arrivato lo scorso anno, quasi dieci anni dopo».

Il Jobs act ha creato l’agenzia sulle politiche attive del lavoro che riunisce i servizi ispettivi di Inail, Inps e ministero. Così non si migliora la prevenzione?

«L’accorpamento sarebbe molto intelligente. Peccato che non funzioni. Inps e Inail non collaborano, ognuno si tiene per sé le banche dati. Non c’è condivisione o strategia comune. Gli ispettori, che sono pochi, continuano ad usare la loro auto, se non i mezzi pubblici, per andare in giro, il loro pc portatile e il loro telefono. Non ci sono risorse».

Cosa andrebbe migliorato nella legge del 2008?

«Il testo andrebbe semplificato, per renderlo più applicabile e meno burocratico. Attenzione, semplificare non vuol dire deregolamentare come qualcuno vorrebbe».

Un ex ministro come Tremonti aveva definito la 626 un lusso che l’Italia non si poteva permettere. La sicurezza è considerata un intralcio?

«La battuta di Tremonti è una delle tante. L’ex ministro Scajola all’inaugurazione di una centrale a Civitavecchia aveva parlato del costo di qualche vita umana.

Non esiste un numero di morti accettabile a seconda che sia un ponte, una ferrovia o una centrale.

Non è accettabile. Non ci devono essere compromessi tra la sicurezza e lo sviluppo, tra la sicurezza e le condizioni di lavoro».

A chi si rivolge?

«A chi governa, a chi fa impresa e a chi fa sindacato. I compromessi anche alla Thyssen dieci anni fa sono stati una delle cause di quello che è successo».

Qual è il miglior deterrente per migliorare la prevenzione?

«Le multe. Soprattutto per il lavoro nero. L’incremento delle sanzioni con il decreto Martina-Orlando è stato efficace. L’esigenza di lavoro porta a non mettere al centro la propria vita per due o tre euro in più. È una nuova schiavitù».

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1 risposta a +++ DIEGO LONGHIN, REP. DEL 17-01-2018 :: INTERVISTA AD ANTONIO BOCCUZZI, SUPERSTITE DELLA THYSSEN

  1. Donatella scrive:

    Bella questa intervista. In poche e semplici parole ci dice come stanno le cose realmente e cosa si dovrebbe e potrebbe fare.

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