VIKTOR FRANKL (VIENNA, 1905- 1997)::: UNO PSICOLOGO NEI LAGER, FRANCO ANGELI 2017

 

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VIKTOR FRANKL, L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti, Franco Angeli 2017, pp. 170 euro 19,00

Uno psicologo nei lager si differenzia dai tanti racconti di sopravvissuti ai campi di sterminio perché riferisce l’esperienza di un medico che si riscopre uomo e credente. Attraverso uno stile narrativo scorrevole e coinvolgente, esso mostra come l’uomo possa vivere pienamente anche nelle condizioni più disumane, anzi proprio attraverso di esse.
Contro ogni apparenza, la vita nel campo di concentramento smentisce infatti la concezione naturalistica secondo cui si è soltanto il prodotto delle condizioni biologico-sociali in cui ci si trova a vivere: niente e nessuno può sottrarre all’uomo la possibilità di decidere chi diventare, e dunque anche la possibilità di rendere «una mera condizione di vita una conquista interiore. Prendendo le mosse dalla frase di Dostojevskij: «Temo una cosa sola: di non essere degno del mio tormento», Frankl descrive le due possibilità di fronte a cui si trova il prigioniero di un lager: egli può decidere di farsi vincere dalla fame, dal freddo e dalla mancanza di sonno, lasciando degradare la propria vita spirituale a un livello primitivo, divenendo apatico e irritabile, e rinunciando infine a lottare persino per la mera sopravvivenza; oppure può sperimentare quella “creatività” della sofferenza di cui parlava Rilke, accettando il proprio destino come un’occasione per elevarsi interiormente.  

Auschwitz d’inverno

 

Viktor Frankl, psichiatra, fu deportato nel settembre del 1942 a Theresienstadt, in Boemia, per poi essere trasferito ad Auschwitz, a Kaufering III e quindi a Türkheim. Scampò alla morte, ma perse le persone più care. Rientrato a Vienna dettò in soli sette giorni le sue memorie. Ciò che ne scaturì è questo libro. Un libro che ha influenzato la vita di un numero enorme di persone. Tradotto in quarantadue lingue, ha venduto più di dieci milioni di copie.

PRIMA EDIZIONE ORIGINALE::: 1946

 

Viktor Frankl nel lager perse il padre e la madre e un fratello e l’amata moglie: scrive:::

 

« Guai a chi non si ritrova l’unico suo sostegno del tempo trascorso nel lager – la creatura amata. Guai a chi vive nella realtà l’attimo del quale ha sognato nei mille sogni della nostalgia, ma diverso, profondamente diverso da come se l’era dipinto. Sale sul tram, va verso la casa che per anni ha visto davanti a sé nei pensieri e solo nei pensieri, suona il campanello – proprio come lo ha desiderato ardentemente in mille sogni… ma non gli apre la persona che avrebbe dovuto aprirgli – e non gli aprirà mai più la porta. »
(Uno psicologo nei lager)

 

viktor frankl

FranklVictor Emil. – Psichiatra e psicoterapeuta austriaco (Vienna 1905 – ivi 1997). Fondatore dell’analisi esistenziale e della logoterapia, che tende a evidenziare il nucleo profondamente umano e spirituale dell’individuo. Di famiglia ebrea, fu internato (1942) nei lager nazisti, dove riuscì a sopravvivere e a mettere a punto la sua metodologia psicoterapica, aiutando in quella situazione estrema gli altri deportati. Scampato allo sterminio, dal 1946 iniziò un’intensa attività clinica (fu direttore, 194670, del Policlinico neurologico di Vienna),  didattica (nel 1955 divenne prof. all’univ. di Vienna) e infine di scrittore (Ein psycholog erlebt das Konzetrationslager, 1946;  trad. it. 1967 UNO PSICOTERAPEUTA NEI LAGER). Dal 1970 si trasferì negli USA per insegnare all’univ. di San Diego (California). Nel 1992 fu creato a Vienna un istituto che porta il suo nome, mentre è attiva a Roma, presso l’univ. salesiana, l’Associazione di logoterapia e analisi esistenziale frankliana (ALÆF).

 

La sua logoterapia (non la chiama ” analisi esistenziale “, anche se lo è, per distinguerla da quella di Binswanger chiamata con questo stesso nome ) è stata definita la terza via della psicoanalisi: 

Al periodo 19451949 si situa quella che lui stesso definisce  una “svolta copernicana”, sia per ciò che concerne la psicoanalisi, che nella sua stessa vita: prendere consapevolezza di come la motivazione principale dell’uomo non sia il principio del piacere (Freud), né la volontà di potenza (Adler), bensì la volontà di significato, il desiderio di trovare un senso, uno scopo per la propria vita. 

Nel campo di concentramento, il prigioniero è tenuto all’oscuro riguardo alla data del proprio rilascio. Giorno dopo giorno egli si convince così che non sopravviverà tanto a lungo da tornare libero. L’internato cerca di non soccombere rifugiandosi nel passato e pensando il meno possibile alla propria condizione attuale, in modo da evitare il paragone con il ruolo rivestito nella vita precedente e la lacerazione provocata dall’insorgere di complessi d’inferiorità e depressione. Allo stesso scopo egli cerca di occultare la dimensione esperienziale del tempo presente a esclusivo vantaggio di quella quantitativa, legata ai bisogni fisici più elementari. Misurando le ore in base ai momenti di pausa e di distribuzione delle misere razioni di cibo, il prigioniero vive però ogni breve periodo – per esempio il giorno – come un arco di tempo quasi infinito; ogni lungo periodo, formato dalla somma di tanti brevi intervalli temporali uguali e omogenei tra loro, come un tempo rapidissimo, che lo risucchia progressivamente nel vuoto della mancanza di senso. L’unica possibilità di salvezza risiede nel prendere consapevolezza che anche la sofferenza e la morte fanno parte dell’esistenza, per cui non sono prive di significato: se «non solo la vita creativa e quella ricettiva hanno un senso», bensì anche l’esistenza dilaniata dal dolore, il significato della vita in sé, cioè dell’esistenza nella sua totalità, può risiedere soltanto nella realizzazione del peculiare compito prescritto di volta in volta all’uomo dal destino.

 

Indice del libro:

Daniele Bruzzone, Presentazione. L’amore per la vita, nonostante tutto
Il prigioniero n. 119.104
Lo choc dell’accettazione
La vita nel Lager
La riscoperta dell’interiorità
Un’analisi esistenziale
Il ritorno alla libertà
La logoterapia in breve
Postscriptum (1984). Il concetto di ottimismo tragico
Bibliografia italiana sulla logoterapia.

 

 

ULTIME OPERE PUBBLICATE IN  ITALIA:::

  • Come ridare senso alla vita. La risposta della logoterapia, Milano, Paoline, 2007.
  • Homo patiens. Soffrire con dignità, a cura di E. Fizzotti, Brescia, Queriniana, 2007.
  • Lettere di un sopravvissuto. Ciò che mi ha salvato dal lager, a cura di Eugenio Fizzotti, Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, 2008.
  • Ciò che non è scritto nei miei libri. Appunti autobiografici sulla vita come compito, introduzione all’edizione italiana di Eugenio Fizzotti, Milano, Franco Angeli, 2012.
  • L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti, presentazione di Daniele Bruzzone, Milano, Franco Angeli, 2017 [Milano, Edizioni Ares, 1967].

 

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1 risposta a VIKTOR FRANKL (VIENNA, 1905- 1997)::: UNO PSICOLOGO NEI LAGER, FRANCO ANGELI 2017

  1. Donatella scrive:

    Credo che dare un senso alla propria vita sia essenziale per ognuno di noi. La difficoltà sta nel trovare la forza per farlo. La parola ” resistenza” acquista un significato ben più ampio di quello storico-politico che siamo abituati a darle: è come guardare avanti, darsi un futuro, dare un futuro a noi e a tutti gli altri ( che sia fede?).

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