20 FEBBRAIO 1958 — E’ EMANATA LA LEGGE MERLIN — UN RITRATTO PARZIALE DI LINA MERLIN, SOCIALISTA, CONSIGLIERA DI GIACOMO MATTEOTTI, DONNA DELLA RESISTENZA, ELETTA ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE, NEL 1951 IN PRIMA FILA NELL’ALLUVIONE DEL POLESINE…

 

 

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LINA MERLIN ( in ” Anpi. Donne e uomini della Resistenza ” )

 

IL MANIFESTO DEL 7 FEBBRAIO 2018

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POLITICA

1958, sessant’anni fa la fine dei casini

Case chiuse. La legge Merlin viene emanata il 20 febbraio. A settembre verranno sbarrate le porte dei 560 postriboli attivi sul territorio nazionale

 Da «Case chiuse» di Filippo Soldi

Da 60 anni vige la chiusura delle «case di prostituzione», in base ai 15 articoli della legge emanata il 20 febbraio 1958. «Non chiamatela legge Merlin. Non voglio. Chiamatela legge numero 75», ripeteva Lina Merlin. Abitava nel palazzo che si affaccia su piazza dei Signori a Padova. Con Franca Cuonzo, la nipote rimasta orfana di madre a 12 anni che sarà più di una figlia.

Nella città dove è rimasta fino alla morte, restano la targa nell’abitazione, il busto nei giardini dell’Arena e l’intitolazione di un piccolo parco. Ma spicca nella recente «sala delle donne» inaugurata nel 2016 a Montecitorio: unica veneta fra le 21 elette all’assemblea costituente, prima donna a prendere la parola nell’aula di palazzo Madama e la sola nell’aula del Senato nella seconda legislatura. A «Lina Merlin, la senatrice» è dedicato anche il dvd curato da Anna Maria Zanetti e Luccia Danesin nel 2009.

LINA MERLIN AVEVA PROVATO e riprovato a cancellare la vergogna dei bordelli, fin dagli albori della Repubblica con la proposta di legge depositata in Senato il 6 agosto 1948. Ci riuscì dopo dieci anni, anche sulla scia di Lettere dalle case chiuse pubblicato nel 1955 con Carla Voltolina.

Sull’altro fronte, insieme all’Associazione Proprietari Case Autorizzate, anche Indro Montanelli che scriveva: «In Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli: la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia».
Nel momento cruciale alla vigilia del voto, Lina Merlin non esita a guardare dritto negli occhi il leader socialista Pietro Nenni: o la legge passa oppure lei è pronta a divulgare l’elenco dei compagni di partito tenutari di bordelli.

ALLA FINE, IL PARLAMENTO approva: Dc, Pci, Psi e Pri più alcuni socialdemocratici sono maggioranza rispetto a Pli, Msi, monarchici, radicali e dissidenti vari. A settembre, verranno così sprangate le porte a circa 560 postriboli attivi nel territorio nazionale.

E LA LEGGE 75 HA RESISTITO fino ad oggi. Già nel 1963 il primo ricorso rigettato dalla Corte Costituzionale. Proposte di legge sono state avanzate da Radicali, Lega Nord e La Destra. La legalizzazione del sesso a pagamento era invece l’idea di Pia Covre e Carla Corso del Comitato per i diritti civili delle prostitute. Nel 2008 l’allora ministra Mara Carfagna contava di vietare la prostituzione nelle strade. Nel 2013 Angelo Alessandri, Matteo Iotti e Luca Vezzani tentavano la via referendiaria senza raccogliere le firme sufficienti. Nel 2014 è il turno della Lega Nord con una nuova raccolta di firme. E il tema sembra rispuntare nell’attuale campagna elettorale…

Le stime sulla prostituzione in Italia oscillano fra 75 e 120 mila donne, di cui più del 30% minorenni. In strada per lo più sono nigeriane e dei paesi dell’Est. Circa nove milioni i clienti con un “mercato” che vale intorno ai 90 milioni di euro al mese.

L’eredità di Lina Merlin, comunque, è sempre attuale. Tanto più che la sua figura eccede l’equivalenza con una singola legge. Socialista, rivoluzionaria, partigiana, resistente, femminista ante litteram.

ERA LA CONSIGLIERA di Giacomo Matteotti, nato a Fratta Polesine. Con Filippo Turati condivide l’urgenza di dare il voto alle donne. A Milano scrive per La difesa delle lavoratrici, il periodico di Anna Kuliscioff.

Nel 1924 gira il Veneto per la campagna elettorale: consegna un dettagliato rapporto a Matteotti sulle violenze fasciste, che sarà utilizzato dal discorso alla Camera che gli costerà la morte. Anche al confino Lina Merlin non smette: fra Nuoro, Dorgali e Orune insegna a leggere e scrivere ai pastori sardi, diffondendo come può l’antifascismo.

Da senatrice, debutta il 10 giugno 1948 come prima voce femminile nell’aula, per interrogare il ministro degli interni Mario Scelba sulla polizia che ha sparato sugli scioperanti a Trecento, uccidendo un ragazzo di 24 anni. «Invece di mettere a disposizione dei contadini i risultati della scienza e del progresso, lo Stato fornisce la polizia armata agli esosi agrari» afferma.

HA INTRODOTTO L’IDEA concreta di «pari opportunità» nel testo della Costituzione. È riuscita a far cancellare l’infamia del NN dai documenti anagrafici dei figli di nessuno. Nel 1951 resta in prima linea nell’alluvione fra Cavarzere e Adria con 88 morti, centinaia di feriti e 180 mila senza tetto. Undici giorni con la cerata e gli stivali finché la piena non defluisce al mare. Inganna i piloti fermi sulla pista dell’aeroporto di Treviso con il carico di cibo, coperte, medicinali: annuncia cielo splendente al posto della fitta nebbia. Poi striglia la burocrazia con lo stesso stile che avrà Sandro Pertini nel terremoto dell’Irpinia.

E prima della legge 75, sollecita anche l’abolizione della «clausola coniugale» che obbliga le donne a firmare le dimissioni in bianco. Punta l’indice su Edison, Banca Commerciale e Compagnia di assicurazione di Torino, «che hanno puntualmente licenziato le loro impiegate quando andavano a nozze».

NEL 1961, Lina Merlin strappa la tessera del Psi. Non può sopportare il centrosinistra, l’intesa di governo con la Dc, il riformismo ad ogni costo. «In fondo sono contenta di chiudere con i fascisti rilegittimati, gli analfabeti politici e i servitorelli dello stalinismo» spiega, iscrivendosi al gruppo misto. Con lei se vanno dal Psi gli elettori di Rovigo che la vorrebbero candidata indipendente.

Lei preferisce tornare a Milano dalla figlia. E poi a Padova fino alla fine. Senza mai smettere di essere fedele a se stessa, come testimoniano le ultime interviste rilasciate negli anni ’70. Con identica forza nelle risposte orgogliose, decise e nette riservate all’inviata dell’Europeo Oriana Fallaci che aveva trovato in Lina Merlin pane per i suoi denti.

 

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2 risposte a 20 FEBBRAIO 1958 — E’ EMANATA LA LEGGE MERLIN — UN RITRATTO PARZIALE DI LINA MERLIN, SOCIALISTA, CONSIGLIERA DI GIACOMO MATTEOTTI, DONNA DELLA RESISTENZA, ELETTA ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE, NEL 1951 IN PRIMA FILA NELL’ALLUVIONE DEL POLESINE…

  1. Donatella scrive:

    Magnifica la figura di questa donna, che ha combattuto tutta la vita in condizioni difficilissime ( in quegli anni le donne erano davvero considerate un’appendice degli uomini). Quando nella società viene fuori la richiesta di riaprire le cosiddette case chiuse, vuole dire che qualcosa non va, che l”amore” a pagamento è il simbolo che tutto può essere comprato. L’italiano attempato che, invece di soccorrere quella povera ragazza fuggita dal centro antidroga, per 50 euro paga un rapporto “amoroso”, è l’emblema di una coscienza malata, che non viene neppure sanzionata dai media.

  2. roberto rododendro scrive:

    Bellissimo ritratto della Merlin che ( ahimè!) non conoscevo se non come firmataria della legge sulla chiusura dei casini.
    Concordo con Donatella: una magnifica figura di donna e di donna politica.
    Purtroppo ( e sono stanco di dover dire “purtroppo” per troppe cose) persone politiche così ce ne sono poche, sempre meno. Fortunatamente, mentre scrivevo quel “purtroppo” alcuni mi sono venuti a mente nelle spazio di pochi secondi, magari, se ci penso un po’ superano la quindicina..
    … Quell’italiano attempato, immagino e spero, non comprerà mai più il corpo di una ragazza donna o nonna che sia… mi fa quasi pena con quel peso sulla coscienza che potrebbe avere.

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