NEMO ::: CAN DUNDAR (ANKARA, 1961), UNO DEI PIU’ NOTI GIORNALISTI TURCHI::: LETTERA ALL’EUROPA::: SU ERDOGAN— REP. 05-02-’18, pag 23

 

 

COMMENTI

La visita di Erdogan

NON CREDETE AL DUCE DEL MEDITERRANEO

Can Dündar

Can Dündar
Can Dündar par Claude Truong-Ngoc janvier 2017.jpg

Can Dündar (2017), è uno dei più noti giornalisti turchi
by Claude Truong-Ngoc
Born 16 June 1961 (age 56)
Ankara, Turkey

Alle lezioni di Storia dell’Europa all’università abbiamo studiato anche l’Italia di Mussolini. Sui libri c’era scritto che aveva preso il potere tramite le elezioni e il supporto dei liberali. Spiegavano come in breve tempo aveva ridotto l’Italia in uno stato di polizia. Aveva cambiato il sistema elettorale in modo da favorire il proprio partito. I leader dell’opposizione furono arrestati. Assunse il controllo dei media, dell’educazione, della giustizia, dell’esercito, delle forze di polizia. Come se non bastasse fomentò contro gli oppositori milizie civili a lui legate. Oppresse le università che non gli obbedivano. Raccolse nelle proprie mani il potere di tutti i ministeri. Fomentando un nazionalismo aggressivo entrò in guerra, aggiungendo forza alla forza.

Adesso nel rileggere quei libri resto stupito per come la Turchia odierna somigli incredibilmente all’Italia degli anni Trenta. Con gli slogan “ un solo Stato, una sola bandiera, un solo Stato, una sola patria” il presidente Erdogan va verso “ l’unicità del leader”, verso la “ ducizzazione”. Grazie alla sua forte retorica tiene in pugno le folle, riempie le piazze. Ma non sono solo le piazze a riempirsi, con quelle si riempiono anche le carceri. Approfittando del tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016, Erdogan ha dichiarato lo Stato di emergenza, cinquantamila persone sono state arrestate, oltre centomila rimosse dal proprio incarico. I due presidenti, dieci parlamentari e decine di sindaci appartenenti al secondo partito di opposizione del Paese sono tutt’ora in prigione. Il potere legislativo, l’esecutivo e il giudiziario sono completamente in mano a Erdogan. Secondo l’indice dell’applicazione della legge la Turchia è scesa al centunesimo posto su centotredici Stati. Nel Paese è stato costituito un regime di oppressione effettivo. Alla polizia e all’esercito Erdogan ha aggiunto le milizie civili. L’esercito turco è entrato in guerra nella vicina Siria, e nel Paese è stato proibito schierarsi in favore della pace e dichiararsi contrari alla guerra. Tutte le opinioni pacifiste sono state vietate, persino coloro che criticano la guerra con un tweet vengono prelevati dalle proprie abitazioni e arrestati.

La Turchia, con 150 giornalisti in carcere, è la più grande prigione di giornalisti al mondo. Un terzo di questi provengono dal mio giornale Cumhuriyet: l’amministratore delegato del giornale Akin Atalay, il direttore generale Murat Sabuncu e il cronista Ahmet Sik sono in carcere da oltre 400 giorni. Il reato compiuto: fare giornalismo.

Due anni fa Erdogan ha detto: « Non abbiamo preso ispirazione né da Mussolini né da Hitler » , ma le sue azioni dimostrano chiaramente quali siano le sue fonti di ispirazione.

Oggi l’Italia ospita questo leader. Due anni fa, mentre il primo ministro turco si recava a Bruxelles per un vertice tra la Turchia e l’Unione Europea, scrissi una lettera a tutti i leader europei dalla cella dove adesso sono rinchiusi i miei colleghi, specificando che in Turchia i diritti umani erano stati calpestati. Scrivevo che l’Europa non avrebbe dovuto stare tra le fila dell’autoritarismo ma dalla parte delle forze democratiche, laiche e libertarie che lo combattono. Di tutti i leader europei soltanto uno, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, mentre si recava al vertice disse di avere con sé la mia lettera. Purtroppo la paura scaturita dalla minaccia di Erdogan di aprire le frontiere dell’Europa ai rifugiati prevalse sui principi democratici dell’Europa stessa. E il continente della democrazia si è inginocchiato davanti a un regime autoritario che disconosce i valori fondamentali. Per coloro che portano avanti la lotta per la democrazia in Turchia quella fu una grande delusione.

Oggi l’Italia riaffronta lo stesso esame. Purtroppo i miei amici in prigione oggi non hanno la possibilità di scrivere lettere ai dirigenti, perché anche questo diritto è stato revocato. Scrivo io a nome loro.

Noi non vogliamo vedere la Turchia come il combattente islamico del Medio Oriente, ma come una parte egualitaria della grande famiglia della civilizzazione e lottiamo per questo. L’Italia sin dall’inizio è stata una forte sostenitrice dell’entrata della Turchia in Europa. Oggi il commercio e gli accordi sulle armi, l’alleanza Nato, il dialogo interreligioso, le restrizioni dei rifugiati prendono il posto di quella unione trasformatasi in un sogno lontano. Temo che questo genere di accordi che non offrono alcun contributo alla democratizzazione, alla laicizzazione e alla liberalizzazione della Turchia, al contrario contribuiscono alla sua trasformazione in un regime islamofascista, possano essere registrati come brutti ricordi nella memoria di chi studierà in futuro la storia politica dell’Europa. Sono convinto che l’Italia non sosterrà la nascita di un nuovo “ duce” nel Mediterraneo. Al contrario, credo che resterà tra le fila di chi lotta per la pace, la democrazia e la libertà. L’Europa può esistere solo finché fa suoi i valori su cui è costruita.

Traduzione di Giulia Ansaldo

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2 risposte a NEMO ::: CAN DUNDAR (ANKARA, 1961), UNO DEI PIU’ NOTI GIORNALISTI TURCHI::: LETTERA ALL’EUROPA::: SU ERDOGAN— REP. 05-02-’18, pag 23

  1. Donatella scrive:

    Sono perfettamente d’accordo con questo articolo: è vergognoso che si faccia finta di niente e che si riceva questo ” duce” come qualsiasi altro capo di stato. Purtroppo siamo già da anni immersi in una mentalità per cui tutto è lasciato passare come acqua fresca: Mussolini in fondo ha fatto cose buone, il lavoro non è più un diritto, anche se è sancito nella Costituzione,chi non è di razza bianca sporca il sacro suolo della patria, l’Italia fa la guerra nei paesi da cui giungono gli emigranti e fa finta di aiutarli in casa loro ( soldi che finiscono nelle mani di governi corrotti o addirittura di chi organizza i barconi che puntualmente affondano), le organizzazioni che salvavano i naufraghi sono state indiscriminatamente criminalizzate. Di questo passo siamo pronti per l’uomo forte di turno, che ci salverà dalle invasioni barbariche.

  2. Donatella scrive:

    E’ anche successo che la prefettura di Macerata abbia proibito qualsiasi manifestazione che riguardi i gravissimi episodi avvenuti nella cittadina marchigiana. Purtroppo mi pare che anche l’ANPI e la CGIL abbiano aderito all’ordine prefettizio, pur a malincuore. Senza volere enfatizzare, credo che la parola ” Resistenza” dovrebbe avere anche un risvolto concreto: non è lecito mettere Anpi e sindacati sullo stesso piano di Forza Nuova e Casa Pound, però ci si deve anche ribellare, in forme pacifiche, a queste forme di fascismo istituzionale. Mi è venuto in mente il consiglio di Piero Fassino, segretario del maggiore partito della Sinistra quando, dopo l’uccisione di Carlo Giuliani a Genova e la manifestazione indetta per il giorno dopo, consigliava di non andare per motivi di sicurezza. A Genova il giorno dopo c’era una folla immensa e forse, se ci fosse stata la sinistra ufficiale, certe violenze contro gente inerme non ci sarebbe stata.

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