TIZIANA MIGLIORE, I MIROGLIFICI, L’ALFABETO DI UN GENIO, REP. 09-03-2018 –pag 43

 

I Miroglifici. Figura e scrittura in Jean Miro’  –et/al. EDIZIONI—prefazione di Paolo Fabbri

Con CD-ROM

di Tiziana Migliore

 

I Miroglifici. Con CD-ROM

DISTRIBUITO DA FELTRINELLI E, FORSE, ALTRI ONLINE

 

Tiziana Migliore

TIZIANA MIGLIORE is researcher at Ca’ Foscari University of Venice, Department of Philosophy and Cultural Heritage, where she teaches Semiotics of Perception

(RICERCATRICE PRESSO L’UNIVERSITA’   CA’ FOSCARI DI VENEZIA, DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA E BENI CULTURALI, DOVE INSEGNA ” SEMIOTICA DELLA PERCEZIONE ” )

 

 

repubblica, 09-03-2018, pag. 43

 

 

L’alfabeto di un genio

Il contadino che coltivava i “miroglifici”

TIZIANA MIGLIORE

Quando abbiamo cominciato a simbolizzarci, a marcare le relazioni con il mondo? Dalla scrittura alfabetica, con cui inizia la Storia; quel che viene prima è preistoria. Miró, per tutta la vita, ha dimostrato il contrario. Il potere ipnotico, forse impareggiabile, che questo artista esercita non è più un mistero: con Miró risaliamo indietro di millenni fino all’invenzione dei segni, agli esperimenti fatti per saldare in forme motivate precetti e concetti, al modo delle origini: fiutando, testando, cimentandosi con materie, mezzi, strumenti. È noto il risultato di quegli sforzi, l’alfabeto fonetico, appunto, spogliato di tratti visivi e reso arbitrario; ma i passi per giungervi, specchio dell’evoluzione cognitiva, dalla figurazione all’astrazione, sono una parte di noi ibernata, dimenticata. Miró ci riavvicina all’“infanzia del mondo” (Michel Leiris). Non se n’è accorto André Breton, che l’ha scambiata per un’arte “infantile”, non gradendo la ritrosia di Miró e la sua ricerca di un “al di qua” della cultura anziché di un “al di là” surrealista. Miró disfa le associazioni ordinarie fra espressioni e contenuti, i rinvii automatici di somiglianza con la realtà e, in piena avanguardia, dopo la fine della mimesi, ripensa il dar senso attraverso segni. Nascono i miroglifici, come li ha chiamati Queneau, segni di un linguaggio universale per figure, visibile e dicibile. Per Jacques Dupin (biografo di Miro’) “l’atto di Miró è di così vasta portata da valere come una nuova creazione, un’avventura a cui non siamo ancora preparati”.

Nel 1975, a Barcellona, l’artista consegna alla Fondazione istituita 15.000 disegni: un patrimonio unico di schizzi, bozzetti, prove colore, prove di dettaglio, remake. Il disegno è il programma d’uso di ogni opera e il programma di base per creare i miroglifici, che non seguono la biografia dell’artista, ma un ciclo biologico: nascita, crescita, assestamento, destino. “Lavoro come un giardiniere. Il mio vocabolario di forme non l’ho scoperto tutto in una volta; si è formato quasi a mia insaputa.

Le cose seguono il loro corso naturale. Crescono, maturano.

Bisogna innestare. Bisogna irrigare”.

Mas Miró, la fattoria di Joan Miró

 

La casa di famiglia di Mont-Roig ispira tre versioni,

The Farm, 1921-1922
Gift of Mary Hemingway
1987.18.1

National Gallery of Art, Washington

La fattoria (1921-22),  Terra arata (1923-24)

paesaggio catalano mirò wikipedia

e Paesaggio catalano ( Il cacciatore)(1923-24), in cui gradualmente le figure si geometrizzano. Dal 1940, nei disegni, Miró ne evidenzia alcune, che diventano stabili, e ne scarta altre. Emergono una grammatica – regole generali – una sintassi – usi locali – e una scrittura, tipografica e calligrafica, che insonorizza il lettering: volume, timbro, ritmo.

Mirò - Costellazione Amorosa

Costellazione amorosa

mirò

Passage de l'oiseau divin

Passage de l’oiseau divin

 

La serie delle Costellazioni (1939-’41) è un firmamento di miroglifici, da Varengeville, in Normandia, dove l’artista si era rifugiato per l’avanzata dei tedeschi.

Il bozzetto dello spettacolo L’ OEil- Oiseau (1968) fornisce lo schema di queste configurazioni tese fra la terra e il cielo. Sono 13, di cui 7 organiche – l’occhio, il cuore, il piede, la mano, il seno, i genitali maschili, i genitali femminili – e 4 cosmiche – il sole, la luna, l’uccello e la stella. Termine “neutro”, né organico né cosmico, è la scala dell’evasione, che collega i due poli; termine “complesso”, organico e cosmico, è la spirale.

Negli anni Settanta il segno diventa gesto e la pittura simula la coltivazione della terra. Miró interviene su supporti di vario materiale, enormi e collocati a pavimento. Li calpesta, spruzzandovi o colandovi colore, li fora o brucia. Al pennello sostituisce piedi, mani, dita con cui traccia ancora le stesse figure, nere e ridotte al minimo.

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2 risposte a TIZIANA MIGLIORE, I MIROGLIFICI, L’ALFABETO DI UN GENIO, REP. 09-03-2018 –pag 43

  1. Donatella scrive:

    Faccio fatica a capire davvero la ricerca di Tiziana Migliore. Mi piacciono molto i disegni di Mirò che emanano vita e allegria ( magari perché non li capisco).

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