A DONATELLA D’IMPORZANO NON E’ PIACIUTO IL FILM :: ” A CASA TUTTI BENE “, ULTIMO DI GABRIELE MUCCINO—E A VOI?

 

 

 

DALLA RUBRICA DI DONATELLA D’IMPORZANO ::: C’ENTRA TANTISSIMO!

 

 

Dalle stelle della Francia ( almeno per il luccichio della sua presunta grandeur) al lumicino di un film italiano, che ho visto in questi giorni: si tratta di ” A casa tutti bene” di Gabriele Muccino”, l’ultimo lavoro del regista. Campione di incassi, mi ha fatto l’impressione del ” déjà vu”, una ripetizione stanca di una situazione che abbiamo visto in molti film, sia italiani che stranieri.

Una famiglia allargata si ritrova in occasione delle nozze d’oro , per festeggiare la coppia che è arrivata a quel traguardo. Il posto è l’isola dove hanno scelto di vivere i due maturi coniugi, ben interpretati da Ivano Marescotti e da Stefania Sandrelli. Forse la cosa più bella del film è la località, un’isola non precisata dell’arcipelago campano, con viste mozzafiato che fanno da sfondo alle vicende degli interpreti: come da copione ormai consolidato, una causa imprevista costringe i vari personaggi ad una convivenza forzata, che farà scoppiare le vecchie rivalità, gli odi covati da sempre, la liberazione infine da una convivenza impossibile, se pure molto breve. I motivi sono quelli che abbiamo già visti, meglio espressi, con più ironia e profondità, in film come ” Ferie d’agosto” e ” Parenti serpenti”. Le liti, i rancori si susseguono, ma non riusciamo a partecipare sinceramente con nessuno: né con le mogli tradite, né con i giovani che devono fare le proprie esperienze, e neppure con il parente povero, che chiede un aiuto che gli viene negato. L’unico personaggio significativo , a mio parere, è il cugino colpito precocemente da Alzhaimer, dolente e consapevole della sua smemoratezza, interpretato da un Massimo Ghini al massimo della sua espressività. A nostro parere si tratta di un film modesto, che ripete situazioni e umori già visti in molti altri film. Sono uscita dal cinema con la sensazione che avrei potuto anche non vederlo, con in testa quella frase che si diceva un tempo a casa mia in dialetto: “Ci saremo divertiti?”. Insomma qualcosa che ci lascia perplessi sulla necessità di certe espressioni filmiche e non solo. Forse non c’era tutta quell’urgenza di farlo.

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