CARLO SMURAGLIA: 1. UN LIBRO ” CON LA COSTITUZIONE NEL CUORE “, CONVERSAZIONI CON FRANCESCO CAMPOBELLO SU STORIA, MEMORIA E POLITICA- EDIZIONI GRUPPO ABELE (/LINKIESTA DEL 18 APRILE 2018 /) — — 2. UN ARTICOLO SU IL MANIFESTO DEL 21 APRILE 2018:: ” IL NOSTRO INCANTEVOLE 25 APRILE “

 

Il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia

CARLO SMURAGLIA, nasce ad Ancona nel 1923

 

 

 

LINKIESTA — 18 APRILE 2018—

http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2018/04/18/con-la-costituzione-nel-cuore-carlo-smuraglia/26822/

 

Con la Costituzione nel cuore – Carlo Smuraglia

 

La locandina della presentazione

 

 

di Elisabetta Favale
«La Resistenza, dunque, produsse la Costituzione»
È uscito ieri 18 aprile in tutte le librerie, per la collana Le Palafitte delle Edizioni Gruppo Abele, Con la Costituzione nel cuore. Conversazioni su storia, memoria e politica, di Carlo Smuraglia con Francesco Campobello.

Resistenza e Costituzione

«Non è il mondo che ci aspettavamo ma continuiamo a combattere perché diventi il mondo che avevamo sognato» scrive Carlo Smuraglia nelle ultime battute del libro-intervista scritto con Francesco Campobello. Un racconto emozionante che ripercorre la sua storia personale, dalla militanza nella Resistenza fino al suo lavoro di avvocato e l’esperienza nel Consiglio superiore della magistratura. Nel dialogo con il giovane ricercatore emergono tutti gli elementi che portarono la Resistenza a diventare il substrato fertile su cui l’Assemblea Costituente costruì la Costituzione, antifascista e, per usare le parole dell’autore, «documento destinato a garantire la democrazia anche nei momenti più difficili: il faro che deve guidare il nostro cammino, nella vita pubblica e in quella privata». Carlo Smuraglia ci racconta un tassello di storia fondamentale per la nostra giovane Repubblica, per poi proiettarsi nel presente e nel futuro analizzando l’escalation dei nuovi fascismi in un’Europa sempre più razzista. Lo fa con gli occhi del professore universitario, punto di riferimento nel settore dei diritti e della salute dei lavoratori; gli occhi dell’uomo delle istituzioni, protagonista nelle assemblee locali, nel Consiglio superiore della magistratura, in Parlamento e, infine, dell’ANPI.

Contro tutti i fascismi

Una lunga storia di formazione e speranza, che inizia idealmente l’8 settembre del 1943 con l’Armistizio: «Si trattava di accettare la situazione come si presentava e finire con la Repubblica di Salò, oppure scegliere la libertà, ma a un prezzo non conosciuto, che cominciava con una sorta di clandestinità e sarebbe poi proseguito con un impegno nelle file partigiane». Dalle fila partigiane a quelle militari, per poi approdare all’Università e al mondo delle istituzioni,capitolo dopo capitolo Carlo Smuraglia, insieme a Francesco Campobello, si interroga sull’applicazione dei dettati costituzionali nell’Italia del presente: a settant’anni dalla sua promulgazione serve ancora un patriottismo costituzionale, con una Costituzione che va portata nel cuore, prima che in tasca. A concludere il volume, il racconto dell’esperienza come presidente di ANPI, di cui Smuraglia è stato presidente fino al 2017, e l’impegno costante contro vecchie e nuove forme di fascismo.

Gli autori

Carlo Smuraglia, avvocato e professore di diritto del lavoro, ha attraversato l’intera storia della Repubblica con ruoli di primo piano nella politica e nelle istituzioni. Dal 2011 al 2017 è stato alla guida dell’ANPI di cui è tuttora presidente emerito.

Francesco Campobello, assegnista di ricerca in Storia del diritto nel Dipartimento di Giurisprudenza di Torino, collabora con il Centro Gobetti. Attualmente cura il riordino dell’Archivio di Bianca Guidetti Serra.

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IL MANIFESTO DEL 21 APRILE

https://ilmanifesto.it/il-nostro-incantevole-25-aprile/

 

 

L’ULTIMA

Il nostro incantevole 25 aprile

Liberazione. “Non abbiamo combattuto solo per la libertà, ma per la democrazia e la solidarietà. È questo che ricordiamo”. Un libro di Carlo Smuraglia, partigiano ed ex presidente dell’Anpi

 

 

Milano, la piazza del 25 aprile 2017

Nel mio vissuto la fine della guerra e la consacrazione della vittoria non coincidono esattamente con il 25 aprile. Quel giorno del 1945 io ero, con la divisione Cremona, in Veneto, dove stavamo liberando paesi e villaggi, con i tedeschi in fuga. In uno di quei giorni, nel corso di una battaglia fu ucciso il capitano più amato da tutto il nostro plotone. I tedeschi, ritirandosi, cercavano di distruggere il più possibile e noi cercavamo di salvare le infrastrutture (ponti, ferrovie, strade) e i beni (scuole, chiese, opere architettoniche, opere d’arte). Fu prezioso l’aiuto dei partigiani che, dov’erano attivi, svolsero, oltre alla guerriglia anche la funzione di limitazione dei danni cercando di incalzare i tedeschi per non dar loro il tempo di distruggere tutto o di fare delle stragi. Se non erro, a Venezia siamo arrivati il 28-29 aprile.

La fine del mese di aprile del 1945 fu per me un insieme di giorni meravigliosi in cui entravamo nei paesi e nelle città, e la gente ci applaudiva e ci riconosceva come liberatori; ogni volta era una festa incredibile. Ricordo quei giorni tra i più belli che abbia vissuto perché c’era un grande entusiasmo. La gente considerava il nostro arrivo come la fine dell’incubo della guerra, dell’occupazione dei tedeschi, dell’arroganza dei fascisti della repubblica sociale. Ovviamente, in questi paesi c’erano anche i fascisti, ma non in piazza. La maggior parte della popolazione ci gettava fiori, le donne ci abbracciavano e cercavano di aiutarci in tutti i modi. Ricordo un villaggio in cui, convinti che nell’esercito americano si mangiasse tutto in scatola, ci portarono farina per fare la pasta e i ravioli. Erano felici e, se potevano, ci fermavano per dividere quel poco che avevano. Noi ricambiavamo con sigarette americane o inglesi che erano ancora una merce molto rara.

Presto, com’è naturale, non ci saranno più i partigiani e, in genere, i combattenti per la libertà. Ma la cosa è irrilevante per il carattere della festa. Per molti anni l’Italia è stata soprattutto una Repubblica del dolore e del ricordo dei caduti, mentre sempre più la Repubblica deve fondarsi sulla memoria storica. Memoria intesa non solo come ricordo doloroso ma come conoscenza, di cui sono testimonianza i monumenti, le lapidi, le feste nazionali. Ecco, io immagino che, partigiani o non partigiani, il 25 aprile deve mantenere questa fisionomia.

Noi dobbiamo la nostra vita democratica alla Resistenza. La nostra Costituzione è nata dalla Resistenza. Il 25 aprile, festa della Liberazione, ha tutti questi significati dentro di sé e deve rimanere tale. Non sarebbe esatto dire che chi ha combattuto per la libertà combatteva solo per questo: nei partigiani era chiaro che l’obiettivo era duplice e riguardava, insieme, libertà e democrazia. Ben pochi giovani sarebbero stati disposti a prendere le armi e cacciare i fascisti solo per tornare allo Statuto Albertino (quello in cui il sovrano concedeva, di sua iniziativa, i diritti al popolo). Ogni tanto, nelle scuole, mi chiedono cosa facessimo noi partigiani quando non si combatteva. È una domanda ingenua che presuppone un’immagine della Resistenza come di una guerra, mentre essa fu, più esattamente, una guerriglia. C’erano giorni in cui i territori erano pieni di tedeschi o di fascisti e non era il caso di uscire allo scoperto, altri in cui si preparava o si effettuava un agguato o un’azione particolare. Nei lunghi periodi di inattività eravamo impegnati anche in grandi discussioni, in cui si parlava del futuro, di come lo si immaginava. L’idea del futuro, anche per istinto, non era certo il ritorno a prima del fascismo ma l’avvento di qualche cosa di completamente diverso che chiamavamo genericamente democrazia, cioè un Paese senza dittatura, senza imposizioni, senza violenza.

La storia, se è vera storia, è una sola anche quando, inizialmente, non è condivisa. In ogni Paese ci sono avvenimenti fondamentali che nel tempo, per riconoscimento legislativo o per altre ragioni, diventano patrimonio e memoria comuni. Il 25 aprile, la liberazione dal fascismo, è per noi uno di questi avvenimenti.

Allora non ha nessun senso dire che da un certo momento in là deve esserci una pacificazione. Ma quale pacificazione? C’è stato chi ha combattuto per mantenere una feroce dittatura e chi, invece, ha combattuto per la libertà e la democrazia. Una differenza fondamentale che non si può colmare con una presunta «pacificazione», dal momento che quella lotta si è conclusa con la vittoria di una parte, quella che amava la libertà. Non conserviamo rancori, ma non siamo disposti a violentare la realtà storica e a restituire spazio alle idee che abbiamo combattuto. È un’assurdità pensare che sia venuta meno la differenza tra partigiani e fascisti della repubblica di Salò. La storia ci dice che c’è stata la Resistenza e che essa, alla fine, come ho detto, ha vinto. Questo riconosce la legge, dichiarando il 25 aprile festa nazionale, festa della Liberazione. Punto e basta. Ciò non significa, in alcun modo, coltivare odio verso i nemici di ieri. Io non ho mai nutrito, neppure durante la guerra, sentimenti di odio nel senso letterale del termine. A maggior ragione non credo che possa esserci odio oggi. Accade che ci sia chi rifiuta valutazioni che appartengono ormai alla storia comune del nostro Paese. Secondo me sbaglia. Tutto qui.

Il tempo non deve uccidere la memoria e la storia. Invece c’è sempre il rischio dell’oblio, di dimenticare la storia, cancellando ciò che è avvenuto, ciò che si è acquisito. Questo è il peggio che può fare un Paese che si vuole considerare civile. Ricordare è fondamentale, non per mantenere una guerra che non c’è più, ma per dire qual è la verità storica. Una verità di cui occorre prendere atto tutti e di cui ha preso atto lo Stato italiano dandosi una Costituzione antifascista. Ci sono altre giornate che uniscono nel ricordo, ma sempre sulla base della verità storica.

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2 risposte a CARLO SMURAGLIA: 1. UN LIBRO ” CON LA COSTITUZIONE NEL CUORE “, CONVERSAZIONI CON FRANCESCO CAMPOBELLO SU STORIA, MEMORIA E POLITICA- EDIZIONI GRUPPO ABELE (/LINKIESTA DEL 18 APRILE 2018 /) — — 2. UN ARTICOLO SU IL MANIFESTO DEL 21 APRILE 2018:: ” IL NOSTRO INCANTEVOLE 25 APRILE “

  1. Donatella scrive:

    Bello questo intervento di Smuraglia, che fa piazza pulita delle auspicate pacificazioni, che non possono esserci tra chi ha combattuto per la libertà e uno stato democratico e chi ha combattuto per il fascismo e il nazismo.

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