IL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 MAGGIO 2018 :::: Governo M5s-Lega, Salvini all’Ue: “Sui migranti inaccettabile interferenza”. Il programma si allunga a 39 pagine

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 MAGGIO 2018

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Governo M5s-Lega, Salvini all’Ue: “Sui migranti inaccettabile interferenza”. Il programma si allunga a 39 pagine

Governo M5s-Lega, Salvini all’Ue: “Sui migranti inaccettabile interferenza”. Il programma si allunga a 39 pagine

Il leader leghista contro il commissario europeo Avramopoulos. I tavoli di lavoro sul contratto proseguono. Per i Cinquestelle il disaccordo è sul 5 per cento dei temi: in particolare su come chiedere la modifica dei trattati europei e sui costi della politica

di  | 15 maggio 2018
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Trattative private sul programma di governo e prese di posizione pubbliche in puro stile leghista. È un Matteo Salvini bifronte quello impegnato da un lato a scrivere con il M5s i punti del contratto su cui potrebbe basarsi il mandato dell’esecutivo, dall’altro a rispondere all’Europa che chiede il rispetto della linea politica dell’Italia in tema di  immigrazione. Su quest’ultimo punto, è il Salvini di sempre, quello della ruspa, quello della campagna elettorale:

“Dall’Europa ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti” ha detto il segretario del Carroccio, replicando al commissario europeo alla migrazione Dimitris Avramopoulos. Intanto, a dispetto del pessimismo del capo della Lega espresso dopo le consultazioni al Quirinale, i tavoli tecnici delle due forze politiche proseguono il loro lavoro. L’obiettivo è chiudere entro giovedì. La notizia di oggi è che il programma si è allungato a 39 pagine e, secondo fonti del M5s citate dall’Ansa i punti di disaccordo si limiterebbero al 5 per cento del totale. Tra questi anche la revisione dei trattati europei (qui la differenza sta nelle modalità di chiedere modifiche) e il taglio dei costi della politica (come la riduzione degli stipendi dei parlamentari, chiesta dal M5s). Tra i punti inseriti l’abolizione della tassa di soggiorno nelle città turistiche.

Una trattativa che prosegue in una situazione che appare quasi sospesa, tra le retromarce di Salvini, il fantasma di nuove elezioni, il convitato di pietra Silvio Berlusconi e le votazioni degli attivisti di entrambi i movimenti previste entro il fine settimana.

Le parole del segretario leghista arrivano peraltro all’indomani delle consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui sia il leader del centrodestra che Luigi Di Maio hanno chiesto altri giorni per definire il contratto del governo e la squadra.

In questo senso, i retroscena parlano di una differenza di vedute tra il Quirinale e Salvini in particolare sull’accoglienza ma anche sui conti. La dichiarazione di oggi sui migranti ne è la conferma, con Salvini che parla di respingimenti e non di continuità con quanto fatto dai precedenti esecutivi a matrice Pd. Un indurimento dei toni che è coinciso da una parte con il colloquio al Colle, come detto, e dall’altra con il recupero del linguaggio pubblico del concetto della coalizione, con tanto di ringraziamenti espliciti a Berlusconi e Meloni e dichiarazione di fedeltà al centrodestra soprattutto sui temi della giustizia.

Un cambio di atteggiamento a cui fa da contraltare l’impegno di Luigi Di Maio: “Il tavolo mi pare stia andando molto bene, mi dicono i miei – risponde entrando alla Camera – Io sono ottimista di natura”. E a chi ha alluso alla faccia scura di Salvini dopo le consultazioni ha commentato con un sorriso smagliante: “Io che faccia ho?”.

La differenza di registro tra M5s e Lega si registra anche ai livelli inferiori dei tavoli di lavoro sul contratto. I Cinquestelle continuano a esprimere ottimismo, i leghisti proseguono coi toni polemici. Il capogruppo grillino al Senato Danilo Toninelli, per esempio, racconta: “Abbiamo affrontato tanti temi. Sì, anche il debito pubblico. Sta andando bene”. Il responsabile economico della Lega Claudio Borghi Aquilini, invece, puntualizza che “le rivoluzioni non si fanno gratis.

trattati europei vanno rivisti. Deve essere chiaro a tutti che i cittadini si aspettano da noi un cambiamento vero e noi abbiamo il mandato preciso di attuare questa volontà. Prima devono venire le cose da fare e solo poi regole assurde scritte molti anni fa per un mondo che era del tutto diverso. Se l’ostacolo alla messa in sicurezza di una scuola, o all’aiuto per chi è rimasto senza reddito e senza pensione, è un trattato europeo, vuol dire che questo trattato è sbagliato e va cambiato. Dobbiamo essere pronti a parlare con una voce sola per dire a quell’Unione Europea, ogni anno da noi pagata molti miliardi, che per noi vengono prima gli italiani. L’epoca dei governi come il Monti-Fornero che facevano politiche mai votate da nessuno, distruttive per l’economia e quindi inutilmente crudeli verso cittadini deve essere chiusa per sempre. Solo se siamo consapevoli di ciò andremo lontano”.

Il deputato M5s Stefano Buffagni, uno dei tecnici al lavoro e uno dei collaboratori più stretti di Di Maio, cerca di riportare ordine: “Il problema sono i temi, si sta discutendo – dice uscendo da Montecitorio – Ci sono dei punti nevralgici e sono convinto che si possa trovare una soluzione”. Il parlamentare ammette che “ci sono ancora punti da rivedere, evidentemente è meglio avere patti chiari e amicizia lunga piuttosto che fare a tutti i costi un governo che non riesce a fare il cambiamento”. “Il problema del presidente del Consiglio esiste ma non è la priorità”. Su facebook chiede pazienza agli elettori e soprattutto ai giornali: “Sono l’unico a pensare che servirebbe un po’ più di equilibrio nel commentare questa trattativa ed un po’ più di amor proprio per l’Italia? – si chiede – Se lo fanno in Germania è segno di maturità politica; se lo facciamo in Italia è una presa in giro”. “Se in Germania e Olanda ci vogliono 6-7 mesi per scrivere il contratto – conclude è perché le forze politiche sono responsabili e sanno che per fare le cose per bene serve tempo; se in Italia dopo una settimana di trattative ancora non c’è l’accordo è segno di incapacità“.

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