SABINA MINARDI, ESPRESSO, 24 MAGGIO 2016— INTERVISTA DI MICHELE DE MIERI A PETROS MARKARIS (79 ANNI), INVENTORE DEL COMMISARIO CHARITOS…

 

ESPRESSO.REPUBBLICA / CULTURA —24 MAGGIO 2016

http://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2016/05/24/news/l-europa-ha-detto-addio-alla-sua-cultura-1.267091

l-assassinio-di-un-immortale

 

INTERVISTA

Petros Markaris: “L’Europa ha detto addio alla sua cultura”

Fondata su valori comuni e sullo straordinario patrimonio di idee classiche, l’Europa è ora schiava del denaro, dice Petros Markaris, lo scrittore famoso per i gialli del commissario Charistos. Mentre la Grecia va incontro a nuove misure di austerità

DI SABINA MINARDI

Petros Markaris: L'Europa ha detto addio alla sua cultura

Petros Markaris

L’inizio è la fine: «Non abbiamo ancora fatto nostro l’insegnamento dei classici. Né la Grecia né il resto d’Europa». Lo scandisce nervoso, lo scrittore Petros Markaris: rammarico che è al tempo stesso polemica verso un’Unione europea che ha abdicato ai suoi valori fondanti, schiava dell’economia.

Autore teatrale e sceneggiatore (con il regista Theo Angelopoulos specialmente), Markaris è il papà del commissario Kostas Charitos, il “fratello greco di Maigret”, il “Montalbano d’Atene”, protagonista di gialli di successo, adattati dalla tv in una serie poliziesca. Caustico da sempre, come nelle descrizioni di un’Atene caotica e afflitta dalla corruzione, a 79 anni, è una delle voci più dure sulla crisi del suo Paese.
«Se vuoi davvero capire cosa sta succedendo in Grecia oggi, Markaris è il tuo uomo», ha detto lo scrittore Lakis Fourouklas. E mentre La nave di Teseo pubblica il suo ultimo libro, “L’assassinio di un immortale” (traduzione di Andrea Di Gregorio), una nuova rete di delitti e di misteri “dalle rotte dei migranti alle indagini del commissario Charitos”. Lo scrittore, già ospite all’ultimo Salone del libro di Torino, arriva a Cagliari il prossimo 5 giugno in occasione di Leggendo Metropolitano .

Titolo dell’incontro, con Michele De Mieri: “Dalla cultura alla cultura della crisi”.

Lei vive ad Atene dal 1965. Ha visto la povertà di quegli anni. Ha seguito l’ingresso del suo Paese nella Comunità economica europea. La crescita. Le origini della crisi attuale. Qual è la situazione, oggi?
«È molto delicata. Ci sono due aspetti da considerare. La vecchia crisi è diventata nuova: ci ritroviamo al punto di partenza, e non si vede l’uscita. E il tema dei rifugiati: che è grave non solo per l’enorme numero delle persone coinvolte, ma perché colpisce un Paese già in crisi».

E che ora chiede all’Europa altro denaro. Cosa ne pensa?
«Ho seri dubbi che le misure previste sin qui dal governo greco e dall’Europa siano concretamente realizzabili. In più, è subentrata una grande rassegnazione nella gente: all’inizio della crisi sono stato testimone di proteste quasi quotidiane contro il governo, contro l’Europa. Oggi nei servizi pubblici non funziona niente, ma non ci sono reazioni. Le misure introdotte hanno raggiunto un livello tale che la gente non reagisce più. L’economia era sostenuta dalle piccole e medie imprese: se queste imprese sono andate distrutte, io mi chiedo da dove potrà venire la soluzione. Il governo impone ancora tasse e contributi. Ma questa gente non ha più niente da dare».

C’è un pacchetto di riforme da realizzare.
«Il grande errore è stato quello di non dire sin dall’inizio: o fate le riforme o non ci sono soldi. E le misure proposte dal governo greco sono state solo tasse, che hanno distrutto la classe media. Se la Grecia ha un grande debito è colpa sua: nessun altro è responsabile. Ma non c’è aiuto che basti se non le si dà una prospettiva di crescita. E al momento questa prospettiva non c’è. Il Paese e la gente sono schiacciati. Se tu chiedi qual è la situazione a una persona comune, chiunque ti dirà che non c’è speranza, che niente cambierà mai. Nella Grecia degli anni Cinquanta e Sessanta, il Paese era persino più povero di oggi, ma la gente sapeva che il futuro sarebbe stato migliore. Oggi manca la speranza. Ed è terribile».

Lo scorso anno sul tavolo c’è stata la possibilità che la Grecia uscisse dall’Europa. E ora la prospettiva di essere esclusi dall’area di Schengen torna, in collegamento alla questione del controllo delle frontiere. Che effetto le fa l’idea di un’Europa senza la Grecia?

«Non l’ho mai creduto veramente possibile. Anzi, ho sempre pensato che nessuno avrebbe avuto un vero vantaggio dalla Grexit. Stiamo assistendo a un disastro di gente disperata che fugge dalla guerra. Ma quando si chiudono le frontiere è come dire che deve restare o in Grecia o in Italia. Inaccettabile».

Atene ha detto in questi giorni che in Grecia ci sono oltre 50 mila migranti. Per effetto degli accordi con la Turchia, sono appena cominciati i rimpatri. Cosa prova di fronte a questa crisi umanitaria?
«Osservo la grande solidarietà con la quale i Greci stanno accogliendo le persone. Penso che dovremmo ricordarci sempre che sono rifugiati e non immigrati comuni, che vanno via dalla loro terra per trovare lavoro. Sono da aiutare in ogni modo, perché persone costrette a lasciare il loro Paese».

L’idea di Europa è nata in Grecia e qui oggi si infrange. Pensa anche lei che l’Europa sia al capolinea?
«Penso che il futuro dell’Europa sia in grave pericolo. Non so dire se sia proprio arrivata alla fine ma temo molto che dopo il problema dei migranti l’Europa diventi un continente diverso. Sono molto pessimista».

Markaris, lei è cresciuto tra la minoranza armena. Conosce la nostalgia e la solitudine di chi va via dalla propria terra. Perché nessuno vuole gli stranieri?
«Non si vuole lo straniero quando viene da realtà diverse e ha un diverso stile di vita. Ma c’è un altro aspetto da considerare: quando è nata l’Unione europea la cosa che univa era la cultura. Oggi l’Europa è diventata una grande banca: ci siamo scordati della cultura, della politica, e l’unica cosa che conta è l’economia. Ma a un certo punto tutto questo si trasformerà in un boomerang. Noi ne stiamo già pagando il prezzo».

Ovunque si innalzano muri. Eppure la civiltà occidentale è basata sui valori mediterranei…
«Mi può dire quali sono? Io non li vedo in giro».

Il rispetto per la diversità. La solidarietà, la tolleranza. Valori classici. Sono tutti annientati?
«Li vedo in circolazione tra la gente solidale di qui, a dispetto delle condizioni difficili di vita. I Greci sono generosi, ma io mi chiedo quale sarà la reazione quando d’estate nessun turista andrà nelle isole degli sbarchi: quelle sono terre dove si lavora per quattro mesi e si vive di quei soldi. Quando questo denaro mancherà daranno la colpa agli immigrati? Cambieranno atteggiamento? È la mia grande paura ed è difficile avere una posizione, perché le ragioni stanno da entrambe le parti».

Nel suo ultimo libro, nel raccontare la storia di un prete che aiuta i migranti, parla di razzismo. Una malattia crescente, denuncia.
«Il razzismo sta diventando la malattia europea, non solo greca. La crescita della destra ne è la prova. Non è un fenomeno che riguarda solo la Grecia, purtroppo».

Dei valori classici resta ben poco, dunque. A Torino ha parlato dei “crediti della Grecia”. Quale lezione arriva dal mondo classico a quello contemporaneo?
«Dai classici non abbiamo ancora imparato nulla».

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *